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VENERDÌ PROFANO #17 – 17 Balle di Governo sul referendum costituzionale

Nonostante sia stata (finalmente) decisa la data per il referendum costituzionale nel Consiglio dei Ministri di lunedì (si voterà il 4 dicembre), la campagna elettorale è iniziata da ormai svariati mesi. Contraddistinta, in tutto o in parte, dalle innumerevoli bugie ed inesattezze dette da coloro i quali la riforma l’hanno scritta e poi approvata.

Ecco dunque un breve elenco delle principali balle costituzionali di Governo, ormai sempre più spacciate come assolute verità, indiscutibili dogmi di fede, incrollabili, tautologiche nonché cristalline certezze.

1. Con la riforma costituzionale è stato abolito il Senato

Falso. Il Senato non è stato abolito, ma riformato, diventando un «Senato delle Autonomie». Abolito, insomma, un po’ come lo sono state le Provincie.

2. Il processo legislativo è stato semplificato.

Falso. Nella Costituzione del ’48 vi è uno e un sol modo per cui una (qualunque) legge possa diventare tale: Camera e Senato devono approvare il medesimo testo. Con la riforma Boschi-Renzi-Verdini avremo dodici differenti iter legislativi. È l’ufficio complicazioni affari semplici.

3. La navetta è stata abolita.

Falso. La “navetta” – ovvero il procedimento per il quale un testo, per divenir legge, deve essere approvato nella medesima forma da entrambi i rami del Parlamento, mentre in caso di modifica da parte di Camera o Senato deve tornare all’altra camera – non è stato affatto abolito: tutti i dodici iter legislativi previsti dalla riforma costituzionale prevedono, infatti, il passaggio dalla Camera al Senato, e/o viceversa, e in alcuni casi ben più di una volta. Sul ponte, della navetta, non sventola bandiera bianca.

4. Uno dei principali obbiettivi della riforma costituzionale è la semplificazione.

Falso. O, per lo meno, l’intenzione non coincide con la realtà. La Costituzione del ’48 era stata oggetto di limature e levigature da parte dei padri costituenti per essere semplice ed immediata, tanto che fu persino richiesto l’intervento di alcuni linguisti per far sì che essa fosse il più chiara possibile; quella dei nostri padri ricostituenti appare ben diversa. Nel nuovo articolo 70 della Boschi-Renzi-Verdini, ad esempio, si passa da 9 parole a 363, da 44 a 171 nell’articolo 71 e da 190 a 379 nel 72. Non una costituzione, più un regolamento condominiale.

5. I senatori saranno eletti dai cittadini.

Falso. O, meglio, non è chiaro. All’articolo 57 della nuova Carta si legge, infatti, che:

«il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentanti le istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere eletti dal Presidente della Repubblica. I Consigli regionali e i Consigli delle province di Trento e Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i loro componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei rispettivi territori»; tuttavia, continuando a legge, si precisa che «la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono eletti, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi». Dunque: 1) se «i Consigli regionali e i Consigli delle province di Trento e Bolzano eleggono» i senatori, questi non sono eletti dai cittadini; 2) i senatori sono eletti tra i sindaci e i membri dei consigli regionali «in conformità alle scelte espresse dagli elettori»

Ma se gli elettori li eleggono per fare o i Sindaci o i membri del Consiglio Regionale, a quale «conformità alle scelte espresse dagli elettori» si fa riferimento? Chi li elegge questi benedetti senatori? Mistero.

6. I senatori non saranno retribuiti.

Falso. Non è previsto uno stipendio, ma sono previsti dei rimborsi spesa per Sindaci e membri dei Consigli Regionali che andranno a ricoprire il ruolo di Senatori. Meglio non ricordare, a questo punto, che in sedici Consigli Regionali su venti presenziano indagati proprio per i rimborsi spesa.

7. Il bicameralismo perfetto esiste solo in Italia.

Falso. Esempi di bicameralismo perfetto si possono trovare in remoti, piccoli, trascurabili, arretrati ed inefficienti staterelli quali Svizzera, Francia e Stati Uniti d’America. E se ce lo chiedesse l’Europa di abolirlo, ce lo chiederebbe un bicameralismo perfetto: omeopatia.

8. Il nuovo assetto costituzionale ricalca il modello tedesco.

Falso. In Germania è previsto il vincolo di mandato per i membri del Bundesrat: i “Senatori” devono votare secondo le linee guida dettate dai propri Länder di appartenenza, in modo tale da creare un sistema di pesi e contrappesi tra il potere federale e quello centrale. In Italia non c’è vincolo di mandato (con buona pace dei 5-stelle), né la riforma Boschi-Renzi-Verdini va nella direzione di una maggiore autonomia federale. Riforma über alles.

9. Il processo legislativo in Italia è troppo lento.

Falso. L’Italia, innanzi tutto, è l’unico paese al mondo ad avere talmente tante leggi da non riuscirne a calcolare il numero esatto. Non è il processo legislativo di per se stesso a essere lento, la mancata approvazione delle leggi dipende dall’assenza di volontà nell’approvarle, o nella mancata coesione all’interno dei partiti riguardo determinate questioni.  L’Ufficio studi del Senato ha calcolato che, in media, una legge ordinaria viene approvata in 53 giorni, un decreto viene convertito in 46, una finanziaria – più complessa – in 98. Non molto, insomma. Se è vero che l’Italia ha atteso trent’anni per una (pasticciata) legge sulle unioni civili, è anche vero che per l’approvazione del Lodo Alfano sono bastati, dal concepimento nel Consiglio dei Ministri alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, solo 21 giorni. Ma in quel caso vi era un cittadino «più uguale degli altri».

10. Con la riforma costituzionale si risparmierà un miliardo di euro.

Falso. Secondo la Ragioneria Generale di Stato il risparmio ammonterà a 50 milioni. Senza contare che non è necessario modificare 47 articoli della Carta su 139 per ottenere un taglio alla spesa, basterebbe diminuire il numero dei parlamentari, oppure il loro stipendio. Ma non sia mai.

11. La riforma costituzionale avvicina i cittadini alle istituzioni.

Falso. Per proporre leggi di iniziativa popolare (che, peraltro, e non certo per colpa dell’assetto costituzionale, ma a ragione di scelte politiche ben precise, finiscono nei remoti cassetti parlamentari) non basteranno più 50mila firme, ma ne serviranno 150mila. Circa i referendum propositivi e di indirizzo, inoltre, l’articolo 71 comma 4 della nuova Carta rimanda addirittura a una legge costituzionale di futura definizione. Se l’Italia è vicina, il Canton Ticino è ancora più vicino.

12. La riforma garantisce la governabilità.

Falso, in quanto la mancanza di governabilità è un falso (storico) problema. Nella storia repubblicana, su 63 Governi solo due sono caduti per la mancata maggioranza al Senato: il problema sono le fratture all’interno delle maggioranze, spesso formate da accozzaglie inciuciste e trasformiste. Ma ciò non riguarda affatto il governo Renzi, a dire il vero. O il Verdini.

13. Abbiamo raccolto 600mila firme per indire un referendum e far decidere ai cittadini.

Falso. L’articolo 138 della Costituzione, infatti, prevede che «le leggi di revisione della Costituzione […] sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione» e «sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera (come è avvenuto, n.d.r.) o cinquecentomila elettori o cinque Consigli Regionali».

«Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti», cosa che non avvenuta. Il Governo ha raccolto le firme (a suon di comitati finanziati con fondi pubblici) in quanto, se (come è stato) ci fosse riuscito, avrebbe avuto, per legge, maggiori spazzi televisivi per esporre le proprie ragioni. O ulteriori balle.

14. I partigiani, quelli veri, voteranno Sì.

Falso. I partigiani, quelli veri, quelli dei circoli «ANPI si schiera[no] per il referendum popolare, per dire “no” alla legge di riforma del Senato ed alla legge elettorale. La decisione è stata presa nella riunione del Comitato Nazionale del 21 gennaio dove si è ampiamente ed approfonditamente discusso circa la riforma del Senato e la legge elettorale e sulla proposta di aderire ai Comitati referendari già costituiti». Fonte: www.anpi.it, post del 22 gennaio 2016. Avrebbero dovuto inviare un tweet?

15. La riforma ci farà guadagnare 0,6 punti percentuali di PIL in dieci anni.

Falso. O meglio, impossibile da determinare. Basti pensare che puntualmente le stime, annuali e trimestrali, fatte dal governo e firmate nel DEF (Documento di Econommia e Finanza) vengono regolarmente smentite. Inoltre, prevedere le fluttuazioni economiche di medio e lungo periodo è molto complesso: non so voi, io sto ancora aspettando le catastrofiche e apocalittiche conseguenze del Brexit. Ma, fosse vero, se si abolissero entrambe le camere, a quanto ammonterebbe il risparmio? L’unico taglio, certo, sarebbe quello alla democrazia.

16. Aspettiamo questa riforma da 70 anni.

Falso. Ciò significherebbe che ancora prima che entrasse in vigore – 1 gennaio 1948 -, già si andasse bramando un cambiamento della Carta. A priori.

17. Se la riforma costituzionale non passa non avremo investimenti esteri.

Falso. O meglio, ciò non dipende certo dall’assetto costituzionale. Per favorirlo servirebbe, ad esempio, una (seria) riforma della giustizia, una semplificazione delle procedure burocratiche, la ratifica della Convenzione Europea sulla Corruzione, una seria lotta all’evasione fiscale, un solido sistema bancario e industriale o una seria politica di abbattimento del debito pubblico. Oppure, chissà, il ponte sullo stretto di Messina.

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