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Venerdì Profano #15 – Italia sì, Italia no, Italicum boh

[photo credits: Agf]

Il referendum costituzionale appare così alle porte che sembra non arriverà mai.

Ma se la data definitiva appare come un mistero, a tutti sembrava – a sentir parlare i più illustri difensori del progetto di revisione della Carta – che la riforma Boschi-Renzi-Verdini, parallelamente alla legge elettorale, l’Italicum, siano e fossero (sempre stati) una necessità.

Tanto che «in settant’anni nessuno ha fatto meglio di noi» (Matteo Renzi, 1-7-2016) e «a chi mi chiede se stiamo andando troppo veloce rispondo, non per cattiveria, [che] questa riforma la stiamo aspettando da settant’anni» (Matteo Renzi, 17-9-2015). Grazie al combinato Italicum-riforma «ci sarà un sistema nel quale il nostro paese potrà finalmente essere un punto di riferimento per la stabilità politica, che è precondizione per l’innovazione economica» (Matteo Renzi, 4-5-2015).

Insomma, «non si può tornare indietro; disfare quello che è stato faticosamente costruito, elaborato, discusso in questi mesi: guai se si ripiomba in un “ricominciamo da capo”» (Giorgio Napolitano, 17-12-2015): «se ci rivediamo tra cinque anni con la legge elettorale provata e sperimentata, vedrete che quella legge elettorale sarà copiata da mezza Europa» (Matteo Renzi 23-3-2015). «Il governo ha mantenuto l’impegno preso con i cittadini: fare dell’Italia un paese dove il giorno dopo le elezioni si sappia chi ha vinto. E la legge elettorale è un simbolo che non si limita a predicare le riforme, ma le fa sul serio: abbiamo promesso e abbiamo mantenuto!» (Maria Elena Boschi, 4-5-2016).

Sia chiaro: «non ho intenzione di modificare l’Italicum. Non lo farò né ora né dopo il referendum costituzionale, […] se lo mettano in testa!» (Matteo Renzi, 14-6-2016), perché «l’Italicum non si discute: […] è una legge che è fondamentale dal punto di vista del rapporto tra politici e persone» (Matteo Renzi, 27-5-2016).

In settimana, tuttavia, abbiamo scoperto che, in fondo, se proprio proprio, «noi siamo pronti a cambiare l’Italicum, se serve. […] L’Italicum non piace? E che problema c’è, discutiamola, approfondiamola, ma facciamo una legge elettorale migliore di questa, non ne accetteremmo mai una peggiore» (Matteo Renzi, 10-9-2016).

Alla luce di tali dichiarazioni, politologi, sociologi, scienziati e astrologi nazionali si sono riuniti, fornendo alcune differenti spiegazioni, che potrebbero dissipare la matassa di dilemmi e incertezze sollevati da tali dichiarazioni:

1. Renzi si è sbagliato – anche se questa alternativa pare del tutto, matematicamente, impossibile. Tuttavia, potrebbe aver letto male il testo dell’Italicum inviatogli tramite sms sul proprio telefonino: pare possa capitare anche ai politici più onesti;

2. È sì vero che all’interno del governo sono «pronti a cambiare l’Italicum se serve», ma è anche vero che andrebbe sostituito con «una legge elettorale migliore di questa»; tuttavia, essendo l’Italicum «la legge più bella del mondo» (Matteo Renzi, 4-5-2015), questa non verrà modificata immediatamente, ma si procederà alla prima invasione aliena possibile;

3. È tutto parte della strategia renziana in vista del voto. Perché «il referendum è questo: se lo vinciamo, l’Italia diventerà un Paese più semplice e più stabile. Se lo perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla poltrona» (Matteo Renzi, 21-5-2016); anzi, «non soltanto vado a casa, ma considero la mia esperienza politica terminata» (Matteo Renzi, 12-1-2016). Tuttavia, sia chiaro, «se vince il no, non arriva l’invasione delle cavallette, non è la fine del mondo. Tutto resta com’è» (Matteo Renzi, 2-9-2016) e «comunque vada il referendum, si va a votare nel 2018» (Matteo Renzi, 22 agosto 2016), perché, lasciateglielo dire, «non parlo più del mio futuro» (Matteo Renzi, 6-9-2016). Né tanto meno di dimissioni.

4. Mancando di una data, di una qual certa coerenza delle informazioni, di serietà, della possibilità di entrare nel merito delle riforme, non vi viene il dubbio che l’attesa per il referendum costituzionale sia essa stessa il referendum costituzionale?

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