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Valentino: un rosso, “made in Oltrepò”

Valentino Clemente Ludovico Garavani, conosciuto comunemente come Valentino, nasce l’11 maggio 1932 a Voghera, in provincia di Pavia. Sin dalla più tenera età, la sua mente mostrava i segni di una spiccata creatività, senza lasciare nulla al caso. Dopo la scuola dell’obbligo, Valentino scelse di iscriversi a un istituto di figurismo a Milano: la sua carriera cominciò proprio da quegli anni formativi che lo portarono a diventare il portavoce del made in Italy nel campo della moda.

Dopo aver consegnato abiti, da lui griffati, a personaggi di rilievo internazionale, come Jackie Kennedy e Liz Taylor, nel 1957 apre a Roma il suo primo atelier. A differenza di molti adolescenti dell’epoca, Valentino ebbe la fortuna del sostegno economico paterno per quanto riguardava l’avvio della propria attività imprenditoriale, la cui sede si trovava in via Condotti, ancora oggi, simbolo dell’alta moda nella Capitale. Inizia nel mentre la fervida collaborazione con Giancarlo Giammetti: le due menti manageriali permisero al marchio di spiccare un volo che ancora non conosce declino.

Nel 1962, a Firenze, durante una sfilata a Palazzo Pitti, viene ufficialmente apprezzato come uno degli stilisti più meritevoli dell’epoca. Una successiva conferma arriva da Vogue, la rivista specializzata in stile ed eleganza, lo contatta per un’intervista e, dopo quella, ne seguiranno molte altre.

Dopo aver tessuto le lodi al “padrone” di casa, però, bisogna ricordare che non meno rilevante è il ruolo che ricoprono i dipendenti dell’azienda. Osservati dall’esterno, mentre sono all’opera, si nota come siano soliti a procedere con minuzia e dedizione tanto da essere paragonati ai monaci di uno scriptorium benedettino. Questi artisti creano veri tesori con la stessa cura che riserverebbero ai propri figli. Oltre alle due collezioni annuali di haute couture, la maison produce anche capi e accessori su richiesta.

L’ elemento innovativo che ha contraddistinto la collezione presentata lo scorso gennaio riguarda l’aver affidato il nome della signora committente al prodotto creato per lei. Il direttore creativo, Pierpaolo Piccioli, si dichiara orgoglioso di portare avanti con onore una produzione con le tecniche della tradizione, relegando pertanto alla tecnologia un posto in secondo piano. Dal 1968 il suo brand è identificabile con la lettera V“, iniziale del nome con cui tutti lo conosciamo.

Nel 1990 fonda L.I.F.E., un’associazione a scopo benefico che, come suggerisce il suo acronimo, chiede alle persone, coinvolte o meno, di: lottare, informare, formare ed educare al fine di combattere quella che era considerata la malattia più temuta dell’appena conclusosi decennio, l’ AIDS.

Se alcuni ricordano la sua temerarietà nell’attraversare Roma durante le Brigate Rosse, a bordo di un’auto dall’allora colore proibito, lo stesso uomo, anni dopo,venne definito dal Parlamento Europeo “Uomo di Moda e di Pace“. Ancora una volta, il couturier vogherese si è saputo distinguere, proponendo un modello riportante il vocabolo tanto anelato da chiunque, scritto in quattordici lingue diverse. Pace, per l’appunto.

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