Letteratura

UtopINK – che fine hai fatto Babbo Natale?

di Claudio Cesarano

Caro Babbo Natale,
che fine hai fatto? Non lo dico con rabbia o sospetto, come le mogli che aspettano i mariti tabagisti improvvisati. Ma col dispiacere di non essere stato smentito. Insomma – restando in tema di metafore imbarazzanti – più come la moglie che SA e lascia che il marito vada “a calcetto”. Ci voleva tanto a fare una fugace apparizione? Una semplice strombazzata di slitta e via? Ci si prova a venirti incontro ma non rendi certo il lavoro semplice: ogni canzone che preannuncia il tuo ritorno in città dà indicazioni vaghe. C’è un punto d’incontro? E un orario? Va bene, non ho un camino, ma credo che ormai sia una cosa superata: con quanto consuma e quanto inquina (e lo so che sei uno di quei tipi green) avrai previsto un’alternativa. E sai che non ti chiederò regali arretrati. Non ti ho mai mandato nessuna lista, perché, andiamo, non ci ho mai creduto che vai a portare pacchi e pacchetti in giro: i miei regali sono sempre venuti dalla mia famiglia. Ho sempre pensato andassi in giro a fare gli auguri e a controllare che tutto filasse liscio: poi la gente ha deciso che portavi dei regali perché, effettivamente, l’idea di un vecchietto che va in giro di notte a controllare le case non è affatto rassicurante (le ditte che installano allarmi ringraziano,però). Per un anno che mi ha tolto molto, davvero troppo, mi sarebbe bastato rivederti, anche un attimo, questo Natale. Invece non mi sei apparso davanti nemmeno una volta mentre guardavo le decorazioni per strada o nel ragazzino che trascinava con entusiasmo pacchi più grandi di lui o nella speranza, poi infranta, di essere sorpreso da una buona parola inattesa o una gioia immotivata. Niente, quest’anno proprio niente. Forse non mi sono impegnato abbastanza per farti sapere che eri il benvenuto. In fondo non sono riuscito a sentire nemmeno la compilation natalizia per intero. Se vuoi torna pure più in là, quando le cose andranno meglio per me e tu avrai tempo: puoi anche non portare la divisa rossa che allo sponsor non diciamo niente (parentesi: ma adesso che c’è anche la Coca Cola Zero ogni tanto devi vestirti pure di nero?). Ti offro latte e biscotti e facciamo due chiacchiere su come gira il mondo ora che tutti sono molto più disincantati e mi spieghi come fare a non diventare un triste adulto. Basta che ritorni. Altrimenti farò come tutti e ti manderò la mia lista minacciosa.

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