Pavia

UTOPINK – CARO BABBO TI STIMO

di Simone Lo Giudice

Sconfessiamo il luogo comune. “Sarà un Natale sobrio per molti” ho sentito dire. Io penso a questa festività come all’epilogo di un film lungo 365 fotogrammi: chi è ricco dentro a gennaio lo sarà fino a dicembre, chi scialacqua finanze d’estate lo farà tranquillamente anche in inverno. La ricchezza e la povertà del proprio Natale derivano dalle relazioni consuntive di ciascun mese. Si parla di sobrietà come se fosse un problema o comunque una mancanza di qualcosa. Una serata con gli amici, il sorriso di una persona cara, un esame in meno sul proprio libretto. Il Natale, inteso come voglia di fare bene e di condividere le proprie gioie con gli altri, non nasce per caso. Per questo “Caro Babbo ti stimo”: un vecchietto barbuto, simbolo della gioia consumistica, di cui in molti si ricordano una trentina di giorni l’anno. Ti chiedo di avere fiducia. In fondo questa crisi (economica sì, ma anche spirituale) ci ha fatto riscoprire per forza la famiglia e quei valori che nessuno potrà mai comprare con una strisciata di bancomat. Io ci sono arrivato prima di altri perché non ho una famiglia numerosa (sono un figliaccio unico con parenti lontani e comunque indifferenti). Il Natale è qualcosa che ci si porta dentro sempre: non è un pensiero invernale, ma anche un Babbo che surfa in mezzo al mare. La gioia di stare insieme, la voglia di capire gli altri, una mano da tendere senza fare domande. Ti chiedo solo di avere fiducia. Il consumismo dei sentimenti dovrà esaurirsi, prima o poi.

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