Cultura

Un’ottima annata

di Andrea Viola

No, non c’entra nulla il bel film di Ridley Scott: il protagonista in questo caso è un 2012, ormai giunto al termine, da ricordare. Cinematograficamente, s’intende.

Come ogni anno questo è il periodo in cui si fa il resoconto di quelle pellicole che hanno lasciato il segno nei 365 giorni appena trascorsi: e con gli Oscar alle porte e la critica di tutto il mondo che dispensa giudizi e classifiche a più non posso, cerchiamo di capire insieme quali sono stati i veri protagonisti del 2012.

Gli USA si mostrano in gran forma, elevando nel firmamento hollywoodiano un trittico destinato a dominare i prossimi Oscar: lo spaghetti western tarantiniano Django Unchained sfida a colpi di violenza folle ed irriverente la lady di ferro di Hollywood Kathryn Bigelow con il suo Zero Dark Thirty e un Ben Affleck giunto alla sua terza regia con un prodotto, Argo, figlio di una maturità e sensibilità di scrittura e direzione ormai acclamate. E accanto a conferme come Lilcoln di Spielberg e The Master di Paul Thomas Anderson, spunta una nutrita schiera di produzioni più alternative e indipendenti: l’esplosivo Beasts of the Southern Wild, un po’ favola magica, un po’ viaggio di crescita alla Mark Twain ben si affianca a Silver Linings Playbook che ha già fatto incetta di riconoscimenti della critica e di nomination in giro per i festival. Senza dimenticare Wes Anderson che, col suo Moonrise Kingdome, ci delizia ancora una volta con il suo gusto per una perfetta estetica retrò color pastello.

Ma uscendo dal territorio statunitense, ad attenderci c’è la Francia, autentica culla del cinema che prosegue inarrestabile una crescita esponenziale che, soprattutto negli ultimi anni, ha prodotto titoli dal successo globale: quest’anno Leos Carax firma un Holy Motors permeato da un delirante inno al culto del cinema mentre Audiard si sporca le mani con un film, Un Sapore di Ruggine e Ossa, fatto di periferie e tangenziali, sangue e acqua, amore e percosse.

Dall’Inghilterra arriva l’esordiente Scott Graham con Shell, film che apre il cuore e la mente di fronte agli sconfinati paesaggi scozzesi che hanno stregato anche la giuria del Torino Film Festival; e poi Tom Hooper, premio Oscar nel 2011 con Il Discorso del Re, firma un altro capolavoro che vede Anne Hathaway e Hugh Jackman protagonisti del musical Les Miserables, traduzione cinematografica dell’opera di Hugo.

Senza poi dimenticare alcuni outsider rivelatisi piacevoli sorprese di questo 2012 (C’era una volta in Anatolia e Oltre le Colline), anche l’Italia conferma un trend cinematografico in crescita, grazie a titoli come Cesare deve morire dei fratelli Taviani che continua a tenere alta la bandiera del cinema italiano all’estero, piuttosto che il ritorno alla cinepresa di Bertolucci con l’intimo e introspettivo Io e Te o, ancora, Silvio Soldini che, con il suo Il Comandante e la Cicogna, si è guadagnato un posto tutto suo nel paradiso del cinema italiano.

Potremmo riempire ancora pagine su pagine, ma ci fermiamo qui, chiudendo con l’amore terminale dolce e straziante di Amour, l’ultima opera di Haneke; forse l’unica che ha saputo mettere d’accordo chiunque, incantando ad ogni sua singola proiezione. Che sia lui il vero protagonista dell’anno appena trascorso?

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