Università

UniversErasmus

di Erica Gazzoldi

 

Il 28 settembre 2011, l’Università degli studi di Pavia ha aperto i suoi chiostri agli studenti giunti in Italia grazie al progetto “Erasmsus”. Il Cortile Sforzesco era popolato dai rappresentanti delle varie associazioni universitarie. Erano presenti gruppi politici quali il Coordinamento per il diritto allo studio – UDU, Ateneo Studenti e Azione Universitaria; c’erano le ugole del coro del Collegio Cairoli e gli attori del Gruppo Universitario Teatro; naturalmente, non potevano mancare spazi per gli organi di stampa. Pertanto, i redattori di Inchiostro si sono trovati a fianco dei “cari rivali” di sempre, Kronstadt e Jaromil. La prime ore non sono state delle più effervescenti; i rappresentanti di Jaromil hanno addolcito l’attesa con una pacata conversazione, mentre Kronstadt ha esibito il suo “gioco dell’oKa”, un satirico percorso a caselle dove, in luogo di oche, pozzi ed alberghi, si trovavano noti volti della politica e fatti di attualità. Quanto ai ragazzi di Inchiostro, hanno deciso di avvicinare gli studenti stranieri di propria iniziativa. Hanno incontrato una ragazza cinese, che non ha aderito al progetto “Erasmus”, bensì studia a Pavia da anni: “Il posto mi piace”. Esempio di un fenomeno già sottolineato nel recente passato, quello dei giovani cinesi che si laureano presso il nostro ateneo.

Studenti in “Erasmus” erano, invece, tre ragazzi cambogiani, intenzionati a rimanere per un anno. Una di loro studia Elettronica ed è giunta a Pavia per via di un interscambio tra la sua università e la nostra.

Una ragazza polacca è attratta dalla possibilità di seguire corsi in inglese. Più “avventuroso” è il “Why not?” di una studentessa francese.

Colpisce la massiccia presenza di giovani spagnoli: dato che non stupisce, vista la somiglianza fra la loro lingua madre e l’italiano, nonché la vicinanza geografica. La maggior parte di loro rimarrà a Pavia per un anno (o nove mesi, tempo di un anno accademico). Per qualcuno, la meta è stata scelta dal proprio ateneo, oppure era l’unica disponibile; altri hanno ricevuto un feedback positivo dai compagni di studi tornati dall’Italia, soprattutto circa la facoltà di Ingegneria. “Volevo venire in Italia” dice una delle molte studentesse spagnole “e mi è stata offerta solo Pavia”. “Ero interessata ad un’esperienza universitaria nel Nord Italia, ma senza particolari motivi” afferma un’altra.

Percorsi diversi, dunque, raramente guidati da motivazioni ferree; prevalgono lo spirito di novità, la voglia di cambiare aria ed ambientarsi in un Paese diverso, anche sull’onda di una tenue traccia. Tutto questo –abbiamo visto- conciliato con gli aspetti pratici, come la raggiungibilità o la disponibilità delle mete.

In un caso o nell’altro, lo spirito di questi odierni clerici vagantes riconferma la natura del sapere universitario, che trae la propria essenza –appunto- dall’universitas: contatto ed interscambio .

Un pensiero su “UniversErasmus

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