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Una serata con Stefano Benni

«Signori, siamo tutti momentaneamente vivi, per cui cogliete l’attimo (fatemi domande)»

Lunedì 10 ottobre 2016, il collegio Ghislieri di Pavia ha avuto il piacere di ospitare un grande scrittore italiano, Stefano Benni, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro La bottiglia magica, in libreria dal 6 ottobre.

Disponibile fin da subito a rispondere alle numerose e svariate domande poste dal pubblico presente in sala, lo scrittore apre la serata con alcune battute riferite al Collegio in cui è ospite, definendolo, con tono scherzoso, come una perfetta location per un racconto di fantasmi e vampiri. Il suo nuovo libro, sul quale non si dilunga, lasciando così al lettore il piacere di scoprire ogni singola pagina, mette in luce gli aspetti di ombra che si devono considerare quando si parla di immaginazione, termine che compare costantemente, sotto ogni sfaccettatura, nel corso della serata.

Stefano Benni invita alla lettura de La bottiglia magica bottigliaun pubblico in particolare di giovani tra i 10 e i 14 anni, nei quali l’immaginazione è fervida, caotica, disordinata: essi sono capaci di sorprendersi ad ogni pagina. Essi non si devono fermare alle grandi mode, citando ad esempio Harry Potter, «non ci si nutre di un solo cibo», ma devono scoprire altre realtà attraverso la lettura.

Il testo è un omaggio a due libri che rappresentano le contraddizioni dell’immaginazione: Pinocchio e Alice nel Paese delle meraviglie. Nel primo essa è miseria e povertà, è l’immaginazione del desiderio di non essere più poveri; nel secondo si narra dell’avventura di Alice nel preservare la sua unicità di bambina intelligente. Passando quindi attraverso il nonsense, entrambe le storia culminano con la salvezza, dopo innumerevoli combattimenti e continue persecuzioni, dell’integrità dei protagonisti in un mondo di soli adulti.

Tra i personaggi del suo libro troviamo un delfino comunista, un gatto cibernetico e un topo di biblioteca, oltre ai protagonisti Pin e Alina che rappresentano i Pinocchio e Alice dei giorni nostri. Il giovane Pin deve lasciare la terra di origine per cercare fortuna altrove e questo comporta la separazione dal padre, evento sul quale Benni si ferma a riflettere, collegandosi all’attuale tema dell’immigrazione. La ragazza invece vive nel college “Villa Apatia”, dove studia cose che non le interessano e diventa sempre più conformista, comportamento che lo scrittore definisce simile all’immigrazione in quanto porta all’abbandono dell’immaginazione dell’infanzia per arrivare all’equilibrio dell’età adulta.

Molte sono le domande che sorgono tra i partecipanti alla presentazione, tra queste la curiosità sulla scelta di associare il testo scritto a raffigurazioni, forma che era già comparsa in altre sue opere: Benni ritiene, a tal proposito, che il rapporto immagini-testo, ereditato da una giovanile passione per Salgari, debba sempre essere un’unione di due tecniche diverse e mai un semplice somma di queste. Per dare più carattere al testo e per sottolineare l’indipendenza dei due personaggi principali e la loro unicità, le illustrazioni di ognuno vengono realizzate da due disegnatori differenti, creando così un divario tra i due stili che si intreccerà nel momento dell’incontro delle storie dei due personaggi.

La bottiglia magica è inoltre caratterizzato da una mescolanza di registri, come parolacce, linguaggio del web, lingua latina ma anchelingua inglese. Stefano Benni vuole scrivere in modo complesso, non limitandosi all’italiano, ma utilizzando tutte le armi a sua disposizione: durante la presentazione del libro, paragona i diversi registri utilizzabili da uno scrittore con la totalità degli strumenti di un’orchestra. Afferma, concludendo, la sua convinzione nel voler suonare tutti quelli presenti anche rischiando di sbagliarne l’intonazione.

Alcuni studenti domandano a Benni se uno scrittore riesce a riconoscere un buon libro e quali sono le tecniche per farlo: la risposta è negativa. L’unico strumento a nostra disposizione potrebbe essere la durata del testo: se permane per molte generazioni vuol dire che non è un libro inutile, che ha un significato. Molto spesso accade che alcuni libri non vengano subito capiti e la loro fama risorga solo dopo la morte dello scrittore, come accadde a Moby Dick. Al giorno d’oggi, tanti testi hanno breve durata, scomparendo dopo pochi mesi, per cui quelli che sopravvivono più di 10-15 anni sul mercato librario dimostrano di avere un certo spessore.

In La bottiglia magica le cose che accadono ai personaggi sono spesso un riflesso della realtà, lo scrittore afferma a tal proposito di avere una visione ottimista sul mondo, sottolineando di credere che l’arte e il mantenimento dell’intelligenza siano armi formidabili anche se sono in competizione con le nuove tecnologie, le quali stanno dando un grande apporto, introducendo qualcosa di inevitabilmente nuovo. Benni è contro gli abusi del mondo digitale, la tecnologia non può sostituire l’intelligenza umana. Queste sono alcune delle grandi bugie che hanno promesso di salvare qualcosa, come l’economia che poi ha fallito, l’arte invece non ha mai garantito la salvezza. I media mentono usando troppo la parola “libertà”, è la promessa che non mantengono, è la bugia che continuano a dirci.

Molti nel corso della serata si incuriosiscono sul percorso che ha portato un appassionato di libri come Stefano Benni, ad arrivare al successo in campo letterario e non solo. Lo scrittore si racconta, iniziando dai tempi in cui suo nonno, amante del raccontare storie, gli trasmise questo piacere, fino all’incontro con una maestra che aprì una piccola biblioteca nel suo paese natale, dove tutto cominciò. Nel corso degli anni il suo modo di scrivere è cambiato, si è arricchito di nuovi strumenti, ha trovato la tonalità della malinconia. Costante, invece, è stato il suo stile antirealista, che gli ha permesso sempre di mischiare la realtà alla fantasia, cosa che ogni scrittore prova a fare quando compone le sue opere. Tutti i suoi libri, inoltre, hanno un finale aperto in modo che ogni lettore, con la sua soggettiva immaginazione, sia libero di scegliere il finale, evitando quindi un ipocrita “e vissero felici e contenti”.

Non mancano, in conclusione, i consigli che un uomo d’esperienza come Stefano Benni riserva ai più giovani presenti nell’Aula Magna del Collegio Ghislieri. Punto forte del suo messaggio è l’incentivo a non omologarsi, a cercare di essere unici, stile di vita sicuramente meno sicuro e più difficile rispetto alla leggerezza del conformarsi alle aspettative della massa ma, metodo sicuramente più valido per, citando, “salvare il sacro disordine che c’è in te”.

Agli scrittori in erba consiglia, infine, di diffidare dai numerosi e pubblicizzati corsi di scrittura creativa: la scrittura non si può insegnare, è un atto unico. Quello che si può fare è coltivare il talento di chi scrive e insegnare quali sono le difficoltà nel farlo, confrontandosi e dando consigli utili.

Valentina Fraire

Studentessa al primo anno di Scienze e tecniche psicologiche presso l'Università degli Studi di Pavia

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