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“Trenord wishes you a pleasant journey!”

Proprio come quando si invita qualcuno in casa propria, lo si fa entrare, gli si dà il benvenuto, lo si fa accomodare, anche “mamma” Trenord (essendo il treno un po’ come la seconda casa dei pendolari) si preoccupa di fare i convenevoli ai propri ospiti così, quando li accoglie nella sua “umile” dimora, si premura di salutarli e augurare loro il miglior viaggio possibile.

«Trenord wishes you a pleasant journey!».

Ma che pleasant! Nella maggior parte dei casi quando la voce metallica pronuncia queste parole il treno è già in ritardo di qualche minuto e il viaggio fin dall’inizio non sembra più così pleasant. Tutto sommato, però, cosa saranno mai cinque minuti di ritardo che verranno sicuramente recuperati in men che non si dica? C’è ancora una speranza, il viaggio si può ancora salvare.Il pendolare si tranquillizza così, dopo qualche fermata, rassicurato dal tabellone degli orari che scongiura ogni pericolo di eccessivo ritardo imminente, sprofonda nel sedile e “schiaccia” un pisolino.

Dopo qualche istante, però, desideroso di godere del meraviglioso paesaggio che il pleasant journey di sicuro gli starà offrendo, apre gli occhi ed è la disperazione: davanti a lui lo stesso tabellone che gli aveva conciliato il sonno. Ancora fermi nella stessa stazione?? Mancano solo venti minuti alla coincidenza con l’altro treno, lo perderà di sicuro a meno che qualcuno non provi a chiedere una grazia a Santa Trenord: intercedi per noi! I quindici minuti più lunghi della sua vita: consulta il cellulare con impazienza, una, nessuna, centomila volte, mordicchia le unghie (da quando si è convertito al Pendolaresimo le ha perse praticamente tutte), si guarda intorno alla ricerca dello sguardo nervoso di qualche altro sventurato, ma niente. Sembra che oggi la gente non abbia fretta, beati loro.

Un signore anziano sonnecchia sbuffando, una bambina posseduta grida e recita filastrocche in una lingua occulta, un indiano estrae asparagi dallo zaino e ne fa un mazzetto…un attimo, asparagi?! Ancora una volta l’impressione è quella di ritrovarsi in un universo parallelo dove il pendolare, che ne è un abitante a tutti gli effetti, si sente comunque un essere umano circondato da marziani o forse è il contrario. Arriva il controllore, finalmente un suo simile! Mentre la carrozza si svuota con gente che fugge da tutte le parti per evitare la contravvenzione, il pendolare, chiaramente abbonato fedelissimo della “io viaggio”, a stento trattiene la gioia: il bravo capotreno ora sistemerà tutto.

«Il treno subirà un ulteriore ritardo di dieci minuti, ci scusiamo per il disagio»

Le sue parole sono una doccia gelata per il pendolare che, persa ogni speranza di prendere la coincidenza per casa, si spalma di nuovo sul sedile (tra l’altro davvero bellina quella macchia marrone non meglio identificata!), tanto vale godersi quel poco di pleasant che rimane di questo viaggio della speranza. Si infila le cuffiette, accende l’MP3, ma si ricorda di non averlo caricato la sera prima: che amarezza. Allora non resta altro da fare che leggere quel libro iniziato da settimane di cui in realtà ha letto solo il primo capitolo, sarà la volta buona. Peccato che tutto lo Sleepover Club abbia deciso di riunirsi proprio nello stesso scompartimento per la rimpatriata delle elementari: quale luogo migliore? Tra Sara che sta con Andrea ma ama Marco, Elisa che esce con Luca, ma sono solo amici e la trasgressiva del gruppo che racconta di quanto era fatta al compleanno del suo amico gay di cui è in realtà segretamente innamorata…beh, diciamo che il gusto per la lettura e la concentrazione necessaria, si perdono facilmente.

Così nel tentativo di smaltire l’indigestione di gossip, il pendolare inganna il tempo giocherellando con l’Ipad che tanto è al 5% e non durerà ancora molto e, osservando la gente che passa nel corridoio. Il classico tizio strano che cammina alla velocità della luce mentre blatera ad alta voce in inglese qualcosa contro gli italiani, il ragazzo che lascia i bigliettini sui sedili chiedendo qualche monetina e quello che, invece, la monetina la chiede passando con un pitbull al guinzaglio; la signora che capisce di aver sbagliato treno ormai al capolinea e interpella chiunque per chiedere informazioni… Il pendolare in quei pochi minuti, che sembrano ore, sperimenta di tutto. Ancora una volta decide di contemplare il paesaggio: “dà un’aria così assorta e struggente”, pensa affranto, una perfetta rappresentazione del suo stato attuale. Alza lo sguardo e sorpresa, finalmente a destinazione! Tra una distrazione e l’altra, per colpa del pleasant, si è dimenticato di contare le fermate! Ora è giunto il momento della verità: riuscirà a salire o no sul benedetto regionale?

Il pendolare scende dal treno di corsa scavalcando una bicicletta e un passeggino, borse, aspirapolveri e valigie varie e si inginocchia davanti al tabellone per implorare pietà. Proprio come la leggenda metropolitana dei semafori rossi, quella che se ne becchi uno poi li becchi tutti (e non è solo una leggenda), lo stesso principio vale per i ritardi dei treni. Il regionale non è ancora partito! L’ultima corsa e il pendolare maratoneta si infila al volo prima che si chiudano le porte. Tira un sospiro di sollievo e si prepara a ripartire mentre sente improvvisamente una voce metallica.

«Welcome on board…. Trenord wishes you»

Alla faccia del pleasant!

Claudia Agrestino

Sono iscritta a Studi dell'Africa e dell'Asia all'Università di Pavia. Amo viaggiare e scrivere di Africa, Medioriente, musica. Il mio mantra: "Dove finiscono le storie che nessuno racconta?"

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