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Trenord Mon amour

Con l’articolo della scorsa settimana ho inaugurato la mia rubrica dedicata a tutti i pendolari che ogni giorno devono affrontare le avventure, o meglio sventure, a cui la “vita da treno” li sottopone.

Cercherò di raccontare ogni settimana qualcosa di diverso, esperienze di viaggio di tutti i tipi, prendendo spunto dalle mirabolanti avventure dei miei colleghi pendolari, ma proverò a collegarmi anche a temi più importanti nella speranza di non annoiarvi.

Giusto per iniziare, come si potrà intuire già dal titolo di questo articolo, oggi parlerò dell’artefice di tutti i nostri guai, di colei che tutto può, il “tu sai chi” del pendolare: TRENORD.

Per i “babbani” della situazione, Trenord è la compagnia che gestisce la rete ferroviaria lombarda; negli anni ha cambiato più volte nome (nel tentativo di mascherare le sue inenarrabili nefandezze) e oggi coordina ben 48 linee regionali, 10 suburbane, 3 aereoportuali in collegamento con Milano Malpensa e, nel “post-Expo”, prevede l’aggiunta di nuove corse distribuite sulle varie linee (speriamo!). Da quando Trenord fu concepita e poi data alla luce, nel lontano 2009, sotto la sigla TLN (Trenitalia LeNord), si è estesa arrivando addirittura a prendere in gestione alcune linee in collaborazione con le reti tedesca e austriaca.

Ne ha passate tante, la nostra Trenord: ha sborsato un bel po’ di soldini; ha cambiato tratte, nomi e dirigenti, ma alla fine è arrivata fino a qui e, che ci piaccia o meno, oltre a dare lavoro a non poche persone, è in grado di portarci ovunque. Magari non sempre quando e dove vorremmo, però ammettiamolo, senza di lei non andremmo molto lontano.

Come tutte le questioni controverse, anche questa scatena una bufera di pro e contro. Se da una parte infatti non si può negare l’importanza del servizio svolto che ogni giorno permette a ognuno di noi di recarsi sul posto di lavoro o di studio, dall’altra non si può fingere che tutto funzioni perfettamente nascondendosi dietro al perbenismo o all’indifferenza che da troppo ci contraddistinguono. Certo, non si tratterà di un tema di portata mondiale ed essenziale per le nostre vite ma, visto che di qualcosa dovrò pur parlare, almeno cercherò di farlo nel modo più esauriente possibile.

Dunque, se è vero che il treno ci porta dove vogliamo e più o meno quando vogliamo, è altrettanto vero che questo avviene spesso lasciando una scia di vittime lungo la strada. Perché per ogni pendolare che riesce a prendere il treno, ce ne sono altri dieci per i quali il capolinea diventa un lontanissimo miraggio.

Immaginiamo la situazione tipo: venerdì pomeriggio; lo studente medio è stranamente entusiasta, dopotutto la settimana è finita e le lezioni sono terminate in anticipo; forse riuscirà a tornare a casa prima del previsto e a dedicare un po’ di tempo alla sua” vita sociale”.

Immaginiamo anche la sua reazione nello scoprire che tutti i treni della sua linea sono stati soppressi e il prossimo arriverà tra più di un’ora… DISASTRO! Progetti di una vita mandati per aria, solo odio e furore nei suoi occhi.

Eh sì, alla nostra cara e vecchia Trenord piace giocare scherzetti di questo tipo ogni tanto e cio’ spiega ragionevolmente il rapporto conflittuale tra il pendolare e il suo habitat naturale.

Certamente non è possibile prevedere tutti i contrattempi che potrebbero insorgere, giorno per giorno; non è possibile prevedere che un ragazzo di 18 anni deciderà (purtroppo) di togliersi la vita e, soprattutto, di farlo gettandosi sotto a un treno e che, per permettere al traffico ferroviario di riprendere la circolazione, ci vorranno più di cinque ore e una decina di treni soppressi. Tuttavia è possibile premunirsi affinchè anche in queste circostanze si possa assicurare un servizio discreto a tutti gli altri utenti.

Purtroppo in questi casi spesso si finisce per essere giudicati cinici e materialisti, però è innegabile il fatto che in fattore di organizzazione…non ci siamo proprio.

Prendiamo in considerazione anche un caso diverso, meno drastico: perché la mattina alle 7,20 nonostante parta dal deposito, il treno arriva comunque in ritardo? (mi riferisco alla linea Milano – Pavia che conosco meglio). E non di poco, anche 30-40 minuti. Mistero. Fatto sta che poi le reazioni a bordo scoppiano quando uno meno se lo aspetta: pendolari che inveiscono contro i controllori perché esigono il biglietto “nonostante siate sempre in ritardo!” e controllori che inveiscono contro i pendolari perché ” siamo stanchi di voi che non pagate i biglietti!”…

Anche riguardo questo tema si potrebbero aprire grandi discussioni come la classica: “È giusto comprare il biglietto se poi non viene garantito un servizio efficiente ai clienti??”eccetera eccetera eccetera… Ma non mi dilunghero’ su questo, non siamo qui per fare polemiche; lascio a voi il giudizio. Non si tratta di schierarsi da una parte o dall’altra, ma di definire il contradditorio rapporto che ci lega alla nostra ” odiata-amata” Trenord.

Odiata, in un certo senso, perché sembra sempre voler complottare contro di noi, proprio quando ci alziamo con il piede sbagliato e abbiamo mille cose a cui pensare – “ci mancavano solo il treno in ritardo, il cambio di binario e la coincidenza persa!” – e magari ci piazzano anche un bello sciopero che non guasta mai.

Amata, nonostante tutto, perché in qualche modo simboleggia un momento importante e unico della nostra vita che tra tutte le varie esperienze includerà anche gli infiniti viaggi in treno durante i quali si sarà fatto di tutto, dal preparare gli esami, al recuperare ore di sonno, al conoscere persone a caso accomunate dallo stesso duro destino perché si sa, nei momenti di difficoltà tutti diventano amici…E allora probabilmente tutti noi pendolari in un futuro più o meno prossimo ci ricorderemo delle nostre Odissee e , sentendoci come degli Ulisse che per “sete di conoscenza” hanno percorso centinaia di volte binari e gallerie, non potremo fare a meno di ringraziare anche Trenord per ciò che in questi anni, nostro malgrado ha fatto per noi.

Naaah, non credo.

Claudia Agrestino

Sono iscritta a Studi dell'Africa e dell'Asia all'Università di Pavia. Amo viaggiare e scrivere di Africa, Medioriente, musica. Il mio mantra: "Dove finiscono le storie che nessuno racconta?"

Un pensiero su “Trenord Mon amour

  • patrizia

    Bellissimo articolo..piacevole da leggere!
    Brava Claudia. .e buon viaggio! !!

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