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Tra Cinema e Fumetto c’è un pianeta selvaggio

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Sono partito per AlessandriAlain-Goraguer-–-La-Planète-Sauvagea convinto di assistere a un dibattito (con susseguente proiezione) su cinema e fumetto e il modo in cui uno possa vicendevolmente influenzare l’altro. Il programma del festival riportava chiaramente: “Ore 16:00 Sala Ferrero – Tra cinema e fumetto”. Sono rimasto (piacevolmente) sorpreso nel constatare che il “tra” non era riferito alla posizione del dibattito ma alla posizione estetica del capolavoro di René Laloux e Roland Topor La Planète Sauvage. Il film, del 1973, è un vero e proprio punto d’incontro tra il disegno e in particolare l’arte surrealista (si scrive Roland Topor, si legge Salvador Dalì) e la narrazione cinematografica. Ma il largo anticipo con il quale sono arrivato in teatro e il prevedibile ritardo a concludere della conferenza precedente mi ha comunque permesso di ritagliare un po’ di tempo per una chiacchierata a tema con il prof Giuseppe Galeani, docente di scuola secondaria di lettere moderne e antiche e grande esperto (lui si definisce solo appassionato) di fumetti e cinema.

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Giuseppe Galeani presenta il film “La Planéte Sauvage” al Teatro Comunale di Alessandria

Se mettiamo assieme cinema e fumetto la prima cosa che ci viene in mente è il cinema d’animazione. Sono immagini in sequenza che narrano una storia, secondo la definizione di Will Eisner. Quando il direttivo del festival Adelio Ferrero mi ha chiesto un intervento su cinema e fumetto ho deciso di proporre La Planète Sauvage di René Laloux su disegni Roland Topor, il quale ha anche molto a che fare con il tema del festival, cioè la ribellione.” Il film vinse nel 73 a Cannes il Gran Premio della Giuria e si trattò all’epoca di un’anomalia dato che fu uno dei primi film d’animazione a vincere un premio che non appartenesse alla propria categoria specifica.

Gli chiedo poi se secondo lui esista uno sceneggiatore di fumetti particolarmente influenzato dal cinema e viceversa un regista particolarmente influenzato dal fumetto “Sicuramente da Laloux e Topor si è fatta molta strada. Mi viene in mente Hayao Miyazaki. Lui in effetti nathumb_carrusel-Hayao-Miyazakisce come sceneggiatore e disegnatore di fumetti e adesso è universalmente riconosciuto come un maestro del cinema. In lui la distanza tra i due media non si avverte più. Se pensiamo invece dal lato cinema ad esempio, oltre agli attuali blockbuster di supereroi, alcuni di loro onestamente bellissimi, a registi come Nolan e il suo Batman o uno dei miei preferiti Robert Rodriguez e il suo Sin City (2005) di Frank Miller  ci troviamo di fronte ad altri casi nei quali cinema e fumetto, partendo dal primo accorciano di molto il divario che li separa.”

A questo punto è inevitabile la mia classica domanda sullo stat193226519-ced1aac8-47a8-4b23-8b7f-6282918bb780o esistenziale dei cinecomic e infatti non è mancata: “Non credo per i cinecomic si possa parlare di un genere ma più che altro di una moda” afferma Galeani “che ormai sta invadendo anche troppo il cinema perché fa trasparire sempre meno l’importanza del fumetto alla base.”

A fine intervista entro in sala per godermi la proiezione de La Planète Sauvage. In effetti anni di formazione realista disneyana non ti preparano all’inquietante storia del genere umano in lotta contro i Draag. Tratto dal romanzo di fantascienza di Stefan Wul Homo Domesticus, il film narra la storia del genere umano in un futuro (o in un passato, chi può dirlo?) remoto sottomesso a una specie aliena avanzatissima, i Draag, e riPlanète-Sauvage-3dotto allo status di animale domestico di quest’ultimi. L’opera si colloca nel filone della fantascienza antispecista, del quale fanno parte grandi classici del genere come Il Pianeta delle Scimmie di Pierre Boulle. Non voglio dire molto sulla trama che si rivela sorprendente ben prima del finale ma posso dire che la ribellione, tema portante delle vicende del protagonista, è qui anche un meta-tema. Come giustamente ha detto Galeani durante la presentazione del film “la stessa scelta di utilizzare la tecnica dello stop-motion è di per sé un atto di ribellione verso l’animazione classica”. Certamente io rimango ancorato alla rassicurante tradizione americana e, Galeani non me ne voglia, rimango anche un ingordo consumatore di cinecomic commerciali ma indubbiamente il senso di spaesamento all’uscita della sala era tanto e la fascinazione ancora maggiore. Del resto col film di René Laloux siamo su altro pianeta.

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