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Torino 33: Colpa di Comunismo (Elisabetta Sgarbi, Italia, 2015)

Sarò franco. Colpa di Comunismo è un pessimo film diretto egregiamente. Promuovo a pieni voti Elisabetta Sgarbi regista, dal curriculum cinematografico e culturale molto denso (è anche direttore editoriale della casa editrice Bompiani), ma nutro forti dubbi sull’intento narrativo finale del film stesso.

La Sgarbi ha detto alla presentazione che la sua idea era «fare un film sul mondo dell’editoria», ma si è persa poi in un giro di parole il cui senso è sembrato questo: i fondi erano disponibili solo per un film di tale argomento.

Non vogliamo credere alle sue parole? Crediamo a quello che è il film: un documentario, perché parte da una storia vera e ha come protagoniste tre “vere” badanti rumene, che diventa ricostruzione alla Forum Uomini e Donne quando tenta di dirigere e impostare persone che non sono attrici (o non sembrano attrici), legandole ad un copione fatto e finito – l’impressione è che siano state addirittura instradate appena prima di girare.

Il risultato è un assurdo canovaccio che parte da esperienze localizzate per parlare di qualcosa più grande (il comunismo del titolo), ma fallisce in questo (e qui c’è da imparare molto da Eugène Green).

Un appello caloroso: date carta bianca ad Elisabetta Sgarbi. Sicuramente parlare di qualcosa di più personale avrebbe giovato molto alla regista, che tenta di frapporre qua e là immagini d’interessante natura estetica, ma annacquate in un calderone di “cose” non meglio definibili risultano un premiabile sforzo e nulla di più.

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