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Terrorismo: la comunicazione è metà della battaglia

L’altro ieri, martedì 8 novembre 2016, la Presidente Rai Monica Maggioni ha ufficialmente inaugurato l’inizio del nuovo anno accademico dei corsi di Laurea in Scienze della comunicazione.
Giornalista di successo, iscritta all’Ordine professionale dei Giornalisti, ha lavorato per il Tg1 , Rainews24 e Televideo; punto cardine della sua carriera è però il lavoro svolto come reporter inviata in luoghi di guerra, tra cui Israele e Iraq. Qui, terra dove la guerra tinge di rosso le strade delle città, è stata l’unica giornalista embedded, ovvero, è stata la sola ad avere la possibilità di vedere il drammatico scenario di guerra al fianco dei militari americani. La sua esperienza accumulata negli anni ha fatto si che l’incontro tenutosi nell’Aula Magna della sede centrale e introdotto dal Magnifico Rettore Fabio Rugge e la presidente dei due corsi di Laurea CIM e CPM Silvia Illari, fosse ancora più interessante e coinvolgente. Il titolo dell’iniziativa, “Terrorismo; la comunicazione è metà della battaglia”, ha unito due fra le più grandi “passioni” della giornalista: la certezza che si porta dentro fin da quando aveva sette anni, quella di voler diventare ed essere giornalista inviata di guerra e, la dedizione nei confronti del mondo della comunicazione.
Una donna che non ama i giri di parole e che sa quel che fa, questa è la prima impressione che si ha quando la si vede per la prima volta; sguardo deciso, linguaggio semplice e comprensibile a tutti, senza dover ricorrere all’utilizzo di “paroloni” per dover mostrare più di quanto essa non sia in realtà. Al pubblico di studenti (e non) si è mostrata così, chiara, coerente mostrando la sua ricchezza interiore ricavata dall’esperienza e dal continuo impegno che mette nel suo lavoro; parlando ha raccontato alcune sue esperienze dirette, ha spiegato il perché di alcune sue scelte, come ad esempio quella di non mostrare più per intero i video che arrivavano direttamente dagli jihadisti, in cui le peggiori crudeltà venivano esaltate da intelligenti scelte di montaggio del filmato, musiche di sottofondo e inquadrature tattiche collocate al punto giusto. La giornalista ha affermato infatti che questi montaggi, filmati siano dannosi per l’audience in quanto comunicare, attraverso appunto le nuove tecnologie, il male che si è capace di infliggere, fa ancora più paura rispetto alla sola azione. Agire e poi condividere con il resto del mondo il gesto appena compiuto, attraverso sistemi che la parte dell’Occidente riconosce come propri e tipici della società mediatica, ha un impatto maggiore nei cittadini. Il sistema jihadista, ha affermato la Maggioni, è uno dei più grandi successi di comunicazione temporanea: rispetto alla classica propaganda, questo nuovo modo di “farsi pubblicità” è più efficace in quanto i terroristi traggono ispirazione dai film d’azione, dai videogiochi, video trovati sul web, avvicinandosi così al nostro modo di vedere il mondo, servendosi della nostra immaginazione per mostrarci i nostri peggiori incubi.
La giornalista, alla fine dell’incontro, non si è tirata indietro di fronte alle domande, anzi ha articolato bene le sue risposte lasciando che i partecipanti, che hanno reso l’aula affollatissima, uscissero soddisfatti e con qualche spunto di riflessione.
Per concludere, alla fine dell’incontro una ragazza tra la folla le ha chiesto: «Ma lei, ha mai avuto paura?». A quel punto la giornalista, sorridendo, ha alzato lo sguardo dal microfono, ha guardato ognuno dei suoi ascoltatori e ha risposto: «Mi dico sempre che coloro che non hanno paura o sono pazzi o sono eroi e, dato che non sono né uno né l’altro, non mi vergogno di dire che sì, ho avuto paura, però, attenzione a questo, non ho mai avuto nemmeno il pensiero di dire “Ma chi me l’ha fatto fare?”».

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