Concorsi

Superorganismo

Racconto di Astra Bertelli – quinto classificato al Concorso Letterario “Vita Futura” 2023

“Allora, che dice? Il nostro programma di innovazione è di suo gradimento?” Squittiva con voce acuta il Capo-laboratorio mentre i suoi operai lavoravano instancabilmente manovrando velocemente utensili, piccoli oggetti che a chiunque sarebbero parsi impossibili da trattare. L’Ispettore trasudava disappunto, e il suo interlocutore era sempre più agitato a causa di quello: “Sì, sì – bofonchiò un po’ risentito per l’incalzare delle domande dell’altro – tutto molto bello ma… Quando?” “Quando… Che cosa?” Il Capo- laboratorio spostò il peso in avanti, per avvicinarsi all’altro, che non perse tempo e rispose più chiaramente: “Quando avranno un effetto? La vita futura non può aspettare”. “Beh, consideri che il lavoro di questo hub va avanti dalla fine del regno della precedente monarca e, continuando indefessamente nella nostra ricerca, abbiamo già dato alla comunità quattro nuovi strumenti di raccolta e strumenti del cibo”. “E correntemente a che cosa lavorate?” Il capo laboratorio sentì lo stress che gli contraeva l’addome, ma cercò di controllarlo, per evitare che l’Ispettore lo percepisse. “A un modo per evitare che i nostri operai muoiano uccisi da quelle esalazioni letali che gli Altissimi ci spruzzano addosso per ridurre la nostra popolazione”. “E come intendete fare?” “Abbiamo raccolto il siero dei nostri migliori soldati, alcuni di questi sopravvissuti al veleno; intendiamo infonderlo nelle uova, prima che si schiudano”. “Speriamo che funzioni: in quanto credete di averlo pronto?”. Le zampe del Capo-laboratorio sussultarono vistosamente; le tempistiche erano l’unico argomento che sperava non venissero toccato: “Più o meno trecento cicli larvali”, disse sommessamente, mentre le antenne dell’Ispettore si rizzavano: “Lei lo sa che questo formicaio non può attenderla, vero? La vita futura ci aspetta, e lei ancora arranca!” “Ma lei in che termini parla di ‘vita futura’?” “Mi pare ovvio, quella che sta per arrivare! Quella in cui, fra meno di cento cicli larvali, la nostra razza sconfiggerà i vicini del formicaio a un dodicesimo di moto solare da qui! Prenderemo il controllo del bosco e domineremo anche sugli Altissimi, invadendo i loro formicai di pietra, rubando le loro provviste e banchettando alle loro spalle nella nostra tana: a questo serve che i laboratori per l’innovazione come il vostro lavorino”. “Ma non crede che sia un piano ottimistico? La conquista dell’intero bosco comporterà una guerra lunga ed estenuante anche con altri, come i Quattro-zampe e gli Alati. A loro non avete pensato?” “Rappresentano una minaccia molto minore per la nostra stabilità e per il nostro futuro: la Regina garantisce che si potranno stringere alleanze e collaborazioni fruttuose con loro. Quindi veda di muoversi con questo siero!” “Ma una volta che avremo il dominio, che faremo?” “Daremo origine a un nuovo Super Organismo: la nostra prole si diffonderà in ogni angolo del bosco, creerà avamposti, farà provviste: tutti saranno fedeli alla Regina, tutti obbediranno all’unisono come un unico corpo. L’organizzazione sarà la nostra arma vincente”. “Ma non avete paura che qualcuno ci tradisca? O che gli Altissimi, sentendosi minacciati, ci si rivolgano contro?” “E che problema c’è? I nostri dipartimenti di Difesa e Progettazione strategica stanno lavorando esattamente a soluzioni per problemi come questo! Stanno evolvendo nuovi veleni urticanti da eiettare dal nostro addome oppure nuove strategie per rubare il cibo e rendere invivibili le dimore a costoro”. “Io non credo che sarà possibile: hanno più volte dimostrato di essere più forti di noi… Non ricorda quanto successo con i nostri fratelli del bosco a quattro moti solari da qui? Sono stati spazzati via, come foglie secche al vento”. “Ma loro non avevano investito e progettato la Vita Futura! Lei si ostina a non capire, è un pessimista, un disfattista! Individui come lei non dovrebbero essere a capo di un laboratorio per l’innovazione”. Il Capo-laboratorio sussultò, fu percorso da scariche di paura in tutto il corpo. Vide le antenne dell’Ispettore muoversi velocemente nell’aria, poté cogliere solo qualche sprazzo della conversazione vibratile e ormonale: “Eliminare… Riprogrammare… Mente…”. All’improvviso, sentì le sue mascelle farsi più deboli, gli occhi si dilatarono, le antenne cominciarono a vorticare nel vuoto e le zampe si mossero contro la sua volontà. In men che non si dicesse, era piegato al cospetto della Regina: gravida, riempita di potere e cibo dalle sue ancelle, essa sedeva, immensa, nell’atrio del Palazzo. “Lei quindi – il suo tono era fermo, maestoso – è un disfattista, a quanto mi dicono. Non crede nel programma della vita

futura”. “Non fraintenda, maestà… – un’irresistibile spinta corrompente gli rendeva difficile persino pensare – … Io… Io credo che sia un piano che non ha preso in considerazione tutte le variabili”. “E su che basi afferma questo?” La pressione dei ferormoni regali sul suo cervello si fece fortissima, era impossibile non cedere: “Niente, signora regina, niente! Erano solo quisquilie, fandonie, ero stato traviato dai miei pensieri devianti. Ora sono pronto a servirla in tutto e per tutto, con tutto il mio corpo e le mie abilità”. Zampettò via come un lampo, tornò in laboratorio e cominciò a urlare ordini a destra e a manca, mentre i suoi operai aumentavano il tasso di lavoro fino allo stremo delle proprie forze. La Vita Futura non poteva attendere, aveva ragione l’Ispettore.

Passarono cinquanta cicli larvali: le armi di assalto al formicaio nemico erano pronte, i soldati erano programmati. Un’armata di più di un milione di formiche era pronta a invadere la piana e a porre per sempre la parola fine a qualsiasi possibile competitore. Mancava solo l’ordine della Regina.
Era un caldo giorno d’estate, quando l’inizio della Vita Futura stava definitivamente per compiersi. Un Altissimo passò, per caso, vicino al formicaio. Neanche si accorse del fermento, neanche vide che centinaia di migliaia di operaie si affannavano per procurare le ultime provviste per sostenere l’assalto. Buttò, senza pensarci, il mozzicone di sigaretta non del tutto spento proprio al centro della dimora delle formiche. Nel giro di una ventina di minuti, l’estrema secchezza del bosco dovuta alla mancanza di piogge aveva permesso alle fiamme di espandersi lungo tutto il formicaio. La Regina morì, come l’Ispettore e il Capo-laboratorio. Sfumò la vita futura, non ci furono più avversari da annientare e animali con cui collaborare. La furia distruttrice degli Altissimi, incurante e malevola, ancora una volta aveva colpito, senza nemmeno accorgersi di ciò che aveva fatto.

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