Attualità

Storia e futuro

di Irene Doda

Sfiducia nei partiti, debito pubblico, rapporto critico tra società civile e politica, sono espressioni che oggi si leggono frequentemente sui giornali. Ma che origine ha questa crisi economica, politica e sociale che sta attanagliando l’Italia?

Lo ha spiegato il 14 novembre, con una brillante sintesi, la professoressa Simona Colarizzi, della Sapienza di Roma (che ha tenuto la lezione inaugurale del corso magistrale interfacoltà in Storia d’Europa) ripercorrendo la storia italiana dal crollo della Prima Repubblica al 2011, in relazione al “vincolo europeo”. Dagli iniziali entusiasmi della golden age dell’integrazione europea, fino alla “Caporetto finanziaria” del 1981, in cui i partiti tradizionali si sono per la prima volta scontrati con la voragine dei conti pubblici. È da qui che è partita la slavina che ha travolto la società italiana, una crisi che ha dunque radici profonde. Da una parte la società civile, fatta di piccoli imprenditori e grandi industriali che premeva per il risanamento delle finanze, che avrebbe permesso l’ingresso in Europa, dall’altra il silenzio e l’impotenza della politica. Nel 1991 il debito pubblico doppiava la ricchezza nazionale, e Romiti, amministratore delegato della Fiat, si dissociava, asserendo che non avrebbe mai più trovato un compromesso con la classe politica. Nel 1992 saliva a Palazzo Chigi un governo di tecnici.

E vent’anni dopo, cosa davvero è cambiato? Niente, e tutto. Ma in peggio. La crisi si è aggravata, e la sfiducia nella classe politica si sente più che mai. Ma guardare la storia deve servire a riflettere, non a piangersi addosso. E il passato deve essere un punto di partenza, per riconsiderare gli errori e ricominciare.

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