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Steve McCurry Icons: attraverso lo sguardo

di Valentina Fraire e Lisa Martini; foto di Antonio Emmanuello

“Il fermo immagine blocca nel tempo un gesto, un’azione. E ti consente di tornare a guardarla più volte. E magari ti offre un’emozione, o ti fa riflettere” – Steve McCurry

Dal 3 febbraio al 3 giugno 2018, Pavia ha l’onore di ospitare la mostra del fotoreporter statunitense Steve McCurry. Sono più di 100 i ritratti esposti nelle Scuderie del Castello Visconteo: immagini forti, foto evocative che richiamano periodi difficili che l’umanità ha dovuto affrontare. Guerre, terremoti, attentati sono solo alcune delle problematiche affrontate dal fotoreporter.

In realtà, però, la mostra si articola soprattutto in una serie di volti, visi segnati dalle esperienze, da sguardi profondi attraverso i quali traspare una storia. Racconti di vita che McCurry vuole tramandarci, in un continuum tra il mondo passato e quello attuale, tra la realtà dei Paesi occidentali e di quelli più poveri. Si parla di miseria, di astinenza ma anche di eccesso, di cultura, di colori, di contrasti.

Il fotoreporter, incidendo le sue parole tra le foto esposte, afferma:

Mi affascina scoprire e documentare le componenti comuni della natura umana che emergono nelle più disparate situazioni e condizioni di vita”.

In particolare, egli scrive in riferimento alla foto della ragazza afgana, diventata famosa dopo essere stata pubblicata dalla rivista National Geographic Magazine nel 1985:

“Ho capito che era un ritratto importante per la profondità del suo sguardo, che raccontava tutta la tristezza della condizione del popolo afgano costretto a vivere nelle tende di questi campi profughi”.

Questa celebre immagine, dopo essere diventata una sorta di simbolo dei conflitti afgani degli anni ottanta, ha attirato la curiosità dei più, invitando McCurry, in collaborazione con il National Geographic, a ricercare la dodicenne raffigurata per scoprire se, a distanza di diciassette anni, fosse ancora viva. Nel 2002 Sharbat Gula è stata ritrovata e nuovamente fotografata. Il suo volto, oggi, mostra i segni dell’età, delle difficoltà che ha incontrato durante la vita, della sofferenza di un popolo, ma anche della forza e della resilienza possedute.
All’interno della mostra nelle Scuderie del Castello Visconteo, grazie ad un video di circa 40 minuti, potrete guardare le varie fasi della ricerca, del ritrovamento e dell’avvicinamento della giovane donna afgana.

steve mccurry icons

Cosa vuol dire visitare la mostra fotografica di Steve McCurry?
Afghanistan, Tibet, Yemen, Birmania, India sono solo alcuni dei territori tracciati dalla macchina fotografica di McCurry. Passeggiare tra le sue opere ci permette di entrare idealisticamente in queste terre: passo dopo passo, il visitatore affonda in una miriade di culture raccontate attraverso l’obiettivo. Vestiti dai colori accesi che coprono il volto di donne, esseri umani che si incrociano creando un’ecosistema in cui spirito e natura sono finalmente sullo stesso piano. L’uno è in funzione dell’altra, e viceversa. È questo che viene riportato nelle foto: la realtà, di quei posti, la vera realtà di come gira il mondo. Il compito che il fotografo si impone è quello di documentare la vita, non solo dei “vincitori” ma anche dei “vinti”: uno slancio vitale nei confronti di quelle culture che hanno poca voce, troppo lontane dalla nostra vita quotidiana e che molto spesso vengono lasciate a loro stesse, nella loro impossibilità di capire il quadro generale.

steve mccurry

Osservare ogni immagine, immedesimarsi negli sguardi, rimanere impressionati dalle diversità: tutto questo in un’ora circa di esposizione, alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia fino al 3 giugno 2018.

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