Star Wars: The Last Jedi – Recensione SENZA spoiler
Star Wars: The Last Jedi è il film che dovete andare a vedere il prima possibile, rinunciando a qualsiasi impegno preso in precedenza: mai come in questo ottavo capitolo della saga, gli spoiler rischiano di essere tanti e dannosi. Non potete permettervi di tardare ulteriormente, vi spiego perché.
Rian Johnson, il coraggioso regista succeduto a J.J. Abrams – contestato architetto di questa nuova trilogia – ci fa entrare contemporaneamente in una sala cinematografica e in un labirinto di specchi, dove nulla andrà come ce lo aspettiamo, dove sbatteremo contro le nostre stesse teorie. D’altronde, già nel trailer, è Luke ad affermare «This is not going to go the way you think», e dobbiamo prenderlo in parola, sederci comodi e vedere fino a che punto Rian Johnson oserà.
Oserà tantissimo, dalla caratterizzazione dei personaggi, pesantemente riscritti rispetto ai precedenti episodi della saga, fino alle scelte registiche che escono dai soliti piani e campi cui ci ha abituato la “scuola” di George Lucas. In questo, Episodio VIII va a prendersi libertà finora accordate solo a Rogue One, diretto da Gareth Edwards – presente, peraltro, in veste di ribelle al seguito di Leia Organa -, trovando però un’inaspettata continuità con le visioni dei predecessori, evolvendo lo sguardo sia fotografico che narrativo. Il concetto di equilibrio, così forte nella trama di questa pellicola, si rispecchia nelle sceneggiatura, ritmata e quasi scientificamente studiata per atterrire, emozionare, scomporre e ricomporre il cuore di una audience che da due anni attende di capire se la nuova trilogia sarà un fallimento o un successo. Siamo al punto in cui è difficile dire come andrà a finire, perché Johnson ha deciso di lasciarci con un’infinità di domande in più, mostrando grande personalità, soprattutto scegliendo di non soddisfare tutti i classici desideri dei fan, incalliti e non, che da uno Star Wars si aspettano certe scene canoniche, perché, si sa, Guerre Stellari è mitologia moderna, con le sue regole, i suoi personaggi, i suoi tempi.
L’epica secondo Johnson, invece, parte dai tipi fissi dell’antica Grecia, si mischia con istanze mistico-religiose e approda nel mondo creato da George Lucas senza rimanerne schiavo: l’eroe è scomparso, ma tornerà? Le sorti della galassia sono nelle mani di pochi personaggi, ma finirà come pensiamo? Fin dove può arrivare la Forza? Grandi domande, certamente, domande alle quali Johnson risponde a modo suo, ingannandoci scena dopo scena, colpo dopo colpo, dandoci però l’impressione, finalmente, di vivere nuovamente nella “galassia lontana lontana”, in cui magia e realtà si fondono, risate e commozione si danno il cambio a ritmo frenetico, tirandoci in una corsa emotiva fuori dal normale, un percorso studiato per filo e per segno, molto più che nel precedente episodio, pieno di spunti ma anche di tante delusioni.
The Force Awakens aveva grossi meriti soprattutto per la scelta dei personaggi, ma peccava nello sviluppo della storia, per le ingiustificabili analogie con la trama di A New Hope; Episodio VIII prende il meglio del predecessore e lo porta in uno script finalmente all’altezza, spesso azzardato, quasi pacchiano alle volte, ma stranamente funzionante. Il comic relief, per esempio, affidato soprattutto a BB-8, Poe Dameron, e al bel rapporto tra Chewbacca e i porg, piccoli volatili marini simili a pinguini, è, ancora una volta, azzeccato, malgrado i porg, classica idea regalo per bambini Disney-branded, siano un po’ (troppo) ovunque. Ma Gli Ultimi Jedi è un film così, bello, esagerato e, nonostante questo, sempre in piedi e a testa alta, anche grazie a un cast, vecchio e nuovo, sempre più calato nella parte, in sintonia coi personaggi che interpreta e, nella versione italiana, aiutato da un doppiaggio migliore dell’ultima volta. Forse qualcosa è mancato a livello sonoro, perché i rumori non sono al livello, per esempio, di un Blade Runner 2049, e la colonna sonora di John Williams, seppur migliorata, tradisce un’impostazione iniziale che fa guardare (sentire) con nostalgia alle colonne sonore che hanno fatto del loro compositore un vero mito.
Bello, dicevo. La parola non è scelta a caso, l’occhio di Johnson ha un gusto eccellente sia sul piano cromatico che paesaggistico: tra i colori, il rosso è quello dominante, sia per caratterizzare il lato oscuro, che per dare alla location di Crait un qualcosa di diverso rispetto al nevoso Hoth, mitico teatro di una delle battaglie più amate dai fan e così influente da essere, almeno in parte, riprodotta in questo ottavo episodio (sembra chiara la direttiva Disney tesa a una nostalgica e remunerativa ripresa del già visto). Il verde e il blu, colori tanto cari alla saga, tornano nell’isola di Ahch-To, impervia, basaltica, brulicante di vita, popolata da esseri che non amano stare in vista e che scopriamo poco a poco, in particolare mentre seguiamo la giornata tipo di Luke Skywalker, protagonista di una sequenza “documentaristica” inaspettata e a tratti divertente, capace di esaltare tutti i punti di forza della rocciosa dimora dell’eroe. Gli sguardi di Johnson e di Steve Yedlin, collaboratori dai tempi di Looper (2012), sono sia innovativi che conservatori, danno prova di grande passione per la saga e ci portano a viaggiare mente e corpo, a lasciarci trasportare; forse è proprio l’attitudine al viaggio, il piacere della scoperta, ad aver spinto il regista americano ben oltre i confini del “consentito”, ma la sua capacità di coinvolgere il pubblico ci porta sulla sua stessa linea d’onda. Serviranno parecchie visioni per comprendere appieno la reale grandezza di quest’opera, per smettere i panni del fan e interrogarsi sulla convenienza di certe scelte ma, se la prima visione convince, è difficile che il giudizio cambi di molto.
Ora non ci resta che convivere con l’attesa, sopravvivere fino al 2019, goderci l’antologico Solo – previsto per il prossimo maggio – e sperare che il primo teaser di Episodio IX arrivi in fretta. Sarà dura, ma nel frattempo possiamo ragionare su tante cose, sognare ancora un po’ e rendere onore a Rian Johnson, il regista che ha salvato Star Wars (non a caso la Disney gli ha affidato il comando sulla prossima trilogia, e non è poco).
A J.J. Abrams va dunque nuovamente l’arduo compito di dirigere un episodio, il nono, che dovrà giocarsi nuove carte (le poche che Johnson ha lasciato sul tavolo) e riuscire a dare qualche risposta a un pubblico uscito dai cinema con grandi sorrisi e una grande domanda: chi sono e chi saranno questi ultimi jedi?
Vi lasciamo un weekend di tempo per andare a vedere il film e porvi le vostre domande, prossimamente, se vorrete, potrete commentare con noi la pellicola e mettere in gioco tutte le vostre teorie, anche le più assurde. Ci vediamo sulla pagina Facebook di “Birdmen”, a presto.