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Stadio Fortunati, fonte di gaudio per le avversarie. Pavia-Taranto 0-2

di Fabio Muzzio

Oramai con il Pavia è solo questione di tempo. E con la squadra di Dionigi ne abbiamo avuto la conferma.

Anche il Taranto esce in trionfo dal Fortunati e prosegue la sua rincorsa alla Ternana, a propria volta fermata dal Foligno, l’avversaria diretta del Pavia per evitare quell’ultimo posto che significa la retrocessione immediata.

Siamo arrivati alla sconfitta interna consecutiva numero otto, mai fatto così male. I punti rimangono nove, risultato mai ottenuto negli anni peggiori nei quali le vittorie valevano due punti. Rimane solo la domanda: quando si riuscirà a tornare a muovere la classifica?

Risulta sempre più imbarazzante commentare le gesta di una squadra che ha come unica colpa quella di non essere all’altezza del compito assegnato. L’abbiamo capito da tempo: di più non può dare, perché è palesemente inadeguata per la categoria. E la partita con i tarantini era già data per persa, o almeno così abbiamo interpretato il fatto che la Società non abbia acquistato alcun rinforzo la scorsa settimana.

A parlare di rinforzi mi viene in mente il rinforzino del Conte Mascetti: due etti di gorgonzola e qualche oliva. Più o meno è quello visto fino a ora. Non ce ne vogliano i diretti interessati, ma avanziamo qualche dubbio sul fatto che il Pavia di dicembre fosse più debole di quello proposto a gennaio.

I pugliesi, che hanno riempito un po’ lo stadio e glissiamo sui rischi per l’ordine pubblico, di tessera o non tessera del tifoso pure il Web è ricolmo, hanno beneficiato di tre punti facili e maturati con il canovaccio che è diventato consuetudine nelle prestazioni azzurre: Pavia illusoriamente in partita per 60 minuti, minuti nei quali viene lasciato sfogare; poi, appena il ritmo cala da una parte, si alza dall’altra e in men che non si dica Facchin deve raccogliere in sequenza ravvicinata due palloni in fondo alla rete.

Falco, fermato da un risentimento al ginocchio, si accomoda in tribuna e non gioca contro la squadra della sua città: immaginiamo il dispiacere del fantasista azzurro. In panchina ci sono quattro difensori, un centrocampista e una punta: tra fuori rosa, infortunati e squalificati Sangiorgio ha le alternative quasi a zero, seppur il recupero del sempre positivo capitan Carotti rappresenti una notizia tanto ottima quanto ininfluente per l’esito finale.

A questo punto che ci rimane da dire? Il buon cronista deve scrivere che il primo gol lo ha segnato Coly di testa, un centrale che avrebbe comprato quando giocava nel Rodengo Saiano in C2 (e ci aveva segnato in Coppa Italia), mentre il secondo lo ha firmato, sempre di zucca, Di Deo.

Di buono rimane l’atteggiamento dei tarantini che non infieriscono sui pavesi e rallentano il ritmo, evitando una probabile e umiliante goleada. Il 2-0, almeno, pesa di meno sul groppone.

Domenica si va a Carpi ad affrontare la ricongiunta coppia di attacco Eusepi-Ferretti, la stessa che ha schierato il Pavia nel girone di ritorno la scorsa stagione: gli emiliani, che ci hanno girato Cesca, ora sono terzi e noi ultimi. Forse avevamo un grande attacco e non lo sapevamo?

Non chiedetemi di più, siate indulgenti.

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