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Sport locale, calcio, Lega Pro / Pavia-Carpi: l’Arma vera l’abbiamo noi

di Fabio Muzzio

 

Applausi scroscianti.

Ecco cosa è successo alla fine di Pavia-Carpi.

I seppur pochi tifosi al Fortunati hanno tributato omaggio agli azzurri: tutto meritato.

Può un pareggio casalingo a reti inviolate essere considerato un’impresa? Sì, da ieri la risposta non può essere altra.

La truppa del “Santo” Roselli imbriglia la terza forza del campionato e aggiunge un punto d’oro in classifica: le sei assenze della vigilia (Kovacsik, Meregalli e Scampini infortunati, Cesca, D’Orsi e Statella squalificati) facevano temere il peggio, ma è andata molto diversamente. Disciplina, squadra accorta e sapienza tattica: si può anche perdere, ma il Pavia è un osso duro anche con molte defezioni.

Il Carpi comunque mi è piaciuto: ottimi schemi, tocchi veloci e giocatori che si trovano a memoria. È un bel vedere. Forse sono un po’ ruvidi, ma arriveranno lontano. E il fatto che abbiano pure rischiato di perdere, quando La Camera a porta vuota con il piattone ha centrato la traversa, non può che far salire le quotazioni degli azzurri, tutti cuore e carattere. Rispetto alle considerazioni che ho sentito vado controcorrente: sono maggiori i nostri meriti che i demeriti del Carpi.

Esaltare un giocatore piuttosto che un altro non renderebbe giustizia, perché sono tutti da elogiare. Ci verrebbe però da fare una piccola eccezione per Redaelli, che si temeva fosse un pesce fuor d’acqua in Lega Pro1, mentre invece ha sfoderato una prestazione ben oltre a essere definita convincente.

Gli ospiti, che hanno una rosa davvero completa e fortissima, possono permettersi di lasciare Arma in panca e propongono Ferretti al centro dell’attacco: l’ex azzurro, che a chi scrive piacerà sempre per il tocco di palla e la visione del gioco, tiene vivo il reparto avanzato emiliano, che solo proprio a una sua invenzione di testa rischia di passare, quando libera Concas che per fortuna si divora l’occasione.

Proprio il cambio tra Ferretti e Arma spegne la brillantezza del reparto offensivo del Carpi, nel quale Kabine, lui sì, ha un po’ deluso. C’è da dire che nel finale Sperotto ha colpito un palo, ma il Pavia, i cui tre cambi sono stati Turi, Losi e Zanini, quindi molto più che linea verde, seppur soffrendo e un pizzico di mestiere da parte di La Camera, porta a casa il pareggio.

Da segnalare che nelle ultime cinque gare gli azzurri hanno incassato solo un gol, a dimostrazione di una solidità poco ipotizzabile dopo le prime uscite.

Non ci è piaciuto l’arbitro e nemmeno i suoi collaboratori: a una pignoleria al limite della sopportazione, a qualcuno ha ricordato il Lando Buzzanca de “L’arbitro”, film del 1974 anche con Joan Collins, sono sfuggite gomitate ed entrate che meritavano di essere punite.

Mandiamo comunque in archivio la settima gara, con la convinzione che la vera Arma ce l’abbiamo noi e si chiama Roselli.

Domenica a Como tornano disposizione Stetella, Cesca e D’Orsi: avanti così, magari con qualche alternativa in più.

 

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