Cultura

Spartito / Giuseppe Verdi, Rigoletto

di Federica Anna Amini

“Spartito” è la nuova rubrica di Inchiostro dedicata alla musica lirica, in cui potrete, ad ogni appuntamento, conoscere la storia di una famosa opera e qualche curiosità.

Per questo primo articolo ho selezionato un famoso lavoro di Giuseppe Verdi: Rigoletto. Si tratta di un vero e proprio melodramma in cui i sentimenti guidano le azioni, ma il finale è determinato solo dal destino. L’opera (basata sul dramma Le Roi s’amuse di V.Hugo) ebbe un immediato successo sia per le tematiche e l’abilità narrativa, sia per l’espressiva creatività del Verdi. Rigoletto venne rappresentato per la prima volta al Gran Teatro La Fenice di Venezia nel 1851, su libretto di Francesco Maria Piave. La vicenda è ambientata nella Mantova del XVI secolo dove il gobbo Rigoletto lavora come buffone di corte per il Duca di Mantova. Il Duca è un festaiolo ed un uomo di liberi costumi (basti pensare a quando canta”questa o quella per me pari son” rivolgendosi alle donne presenti a corte). Proprio durante un ricevimento il Conte di Monterone lo accusa di averne disonorato la figlia, mentre Rigoletto, senza ragionar troppo, beffeggia il Conte, che replica lanciando una maledizione. Il povero gobbo è terrorizzato perché ha una figlia, Gilda, a cui è legatissimo e custodisce segretamente in casa. La situazione è destinata a precipitare: la bella fanciulla, erroneamente creduta amante di Rigoletto viene rapita da un gruppo di cortigiani e condotta dal Duca – i due si erano visti in altre circostanze, ma nessuno sapeva ancora chi fosse l’altro. Rigoletto disperato chiede che gli sia restituita Gilda, ma la maledizione si compie e la giovane è sedotta dal Duca. Il padre decide allora di vendicarsi, organizzando con il sicario Sparafucile un piano: il Duca sarebbe stato attratto in una locanda, ucciso ed il corpo consegnato in un sacco. Tuttavia la sorella di Sparafucile (che era anche amante del Duca), convince il fratello ad uccidere la persona che sarebbe entrata nella locanda prima della mezzanotte. Gilda, drammaticamente innamorata del Duca, sente queste parole e sceglie di sacrificarsi per lui. Entrando, viene colpita e chiusa nel sacco che Rigoletto avrebbe gettato nel fiume. Quando, l’uomo si accorgerà di trasportare il corpo morente della figlia, riuscirà a sentirne le ultime malinconiche parole. Una conclusione toccante per un’opera densa di sentimento, attraversata dal destino della maledizione che colpisce e divora Rigoletto e la sua Gilda. Tra le più belle rappresentazioni ricordo quella dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta dal maestro Zubin Metha con Placido Domingo nel ruolo di Rigoletto. Lo spettatore viene proiettato dentro la corte di Mantova per viverne tutte le emozioni grazie alla lodevole regia di Marco Bellocchio. CURIOSITA’: tra le arie più celebri che vengono qui intonate si ricorda “la donna è mobile”, talmente orecchiabile che Verdi (un po’ geloso forse) obbligò il tenore a non intonarla in pubblico fino alla prima rappresentazione.

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