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Sorsi di sapienza

L’alcol è fonte d’ispirazione e di rimedio, dai tempi più remoti gli uomini cercano consolazione nel fondo del bicchiere.

Numerosi artisti, scrittori come Charles Bukowski affetti da un rapporto morboso con l’alcol ne hanno riportato le gioie e le disgrazie, facendo emergere gli alcolici come status-symbol di coloro che vivono una vita randagia in bilico tra genio e sregolatezza.

“Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa” – Charles Bukowski.

L’alcol diviene il dettaglio che definisce la classe e la mondanità in personaggi cinematografici, come James Bond e il suo prediletto “Vodka Martini, agitato non mescolato”. Tuttavia non si può non considerare l’aspetto dannoso del bere, che allo stesso tempo probabilmente è ulteriore motivo d’attrazione e conferisce maggior fascino all’alcol quale piacere proibito.

È per queste ragioni che ho deciso di dedicare un articolo all’alcol, non per criticarlo quale sostanza dannosa bensì per rendergli omaggio. Non sono un sovvertivo né tanto meno inneggio all’autodistruzione, voglio semplicemente porre i confini tra il “bere ignorante” e “la cultura del bere”. Vorrei incominciare una rapida esposizione della storia dell’alcol partendo dalle origini.

La parola “alcol” deriva dall’Arabo الغول (al-ġul, spirito); o da الكحل (al-kul, polvere di stibnite ottenuta per sublimazione), questo termine si riferisce a tutte le bevande contenenti etanolo. Quasi come se fosse un paradosso i primi utilizzi dell’alcol da parte dell’uomo furono per ragioni mediche, infatti veniva utilizzato come analgesico, era impiegato per motivi di igiene essendo un antisettico oppure fungeva da integratore alimentare (per l’apporto di zucchero); ma era anche fonte d’ispirazione artistica o considerato afrodisiaco.

L’altro motivo “molto significativo” che mi ha portato a scrivere questo articolo è l’eterno dubbio che sorge nel momento in cui bisogna ordinare un drink, tale dubbio prende forma nell’interrogativo “ eh mò che prendo???”, d’altronde osservando le liste delle bevande nei wine bar o nei pub dove compaiono nomi articolati di vari cocktail è comprensibile sentirsi incapaci di scegliere, e si finisce con l’ordinare il comunissimo Vodka-Lemon e quindi andare sul sicuro. Ecco perché, in seguito ad una lunga ed interessante discussione con il mio amico e barman di fiducia Nicola Pastore, ho elaborato una lista dei cocktail più diffusi e più discussi, un po’ per dare una risposta a questo “eterno dubbio”.

“A quei tempi tutti noi bevevamo troppo. Più eravamo in sintonia con i tempi più bevevamo, e nessuno di noi apportava qualcosa di nuovo” –  The Great Gatsby, Francis Scott Fitzgerald

Long Island è un’isola federata allo stato di New York in cui è stato ambientato il romanzo “Il Grande Gatsby” capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, ed è inoltre il luogo in cui durante il proibizionismo, secondo una leggenda, fu inventato il Long Island Iced Tea cioè un cocktail alcolico che grazie all’ aggiunta di Coca Cola assumeva le sembianze di un tè freddo, in modo tale da essere camuffato.long-island-iced-tea

PREPARAZIONE  DEL LONG ISLAND ICED TEA

  1.  1,5 cl vodka
  2. 1,5 cl rum bianco
  3. 1,5 cl triple sec
  4. 1,5 cl tequila
  5. 1,5 cl gin
  6. 2,5 cl succo di limone fresco
  7. 3 cl sciroppo di zucchero
  8. 1 top di Cola

Da servire in un bicchiere tumbler di tipo alto, riempito di cubetti di ghiaccio e in aggiunta uno spicchio di lime o limone come guarnizione.

Il Cosmopolitan fa parte della famiglia dei “Cape Codder” è il cocktail femminile per eccellenza. Tale denominazione trova origine nel 1996 in seguito ad un servizio fotografico su Madonna avvenuto al Rainbow Room, dove la star fu fotografata con un bicchiere di Cosmopolitan in mano. Il cocktail divenne famoso grazie alla serie televisiva “Sexcosmopolitan-cocktail and the City” essendo il drink preferito da Carrie Bradshaw una delle protagoniste.

PREPARAZIONE DEL COSMOPOLITAN

  1. 4 cl di vodka al limone
  2. 1,5 cl di triple sec
  3. 1,5 cl di succo di lime
  4. 3 cl di succo di cranberry

Gli ingredienti vanno tutti versati nello shaker con ghiaccio, successivamente viene servito in una doppia coppa cocktail guarnita con una fettina di lime.

La storia del Gin and Tonic risale al settecento durante la conquista delle Indie da parte del regno unito. Nella Compagnia Inglese delle Indie Orientali, per prevenire la malaria veniva somministrato ai soldati acqua tonica contenente il chinino, una sostanza antimalarica. Però l’origine del cocktail avvenne grazie a un ufficiale che propose di somministrare una bevanda a base di acqua tonica, zucchero, gin e lime, con lo scopo di rendere il “medicinale” più appetibile.

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PREPARAZIONE DEL GIN AND TONIC

  1. 4/10 di gin
  2. 6/10 di acqua tonica
  3. 1 fettina di limone
  4. cubetti di ghiaccio

 

 

“Un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti.” – Ernest Hemingway

Hemingway ne avrà scolati di bicchieri con questo scaltro pretesto. Tra i cocktails da lui prediletti c’è il Daiquiri. Le origini di questo drink sono quasi una leggenda, secondo la quale nel 1898 durante la guerra tra Stati Uniti e Spagna, dopo l’affondamento della nave Main nel porto dell’ Havana, un marine approdò in un piccolo villaggio nei pressi di Santiago de Cuba, di nome Daiquiri. Il marine per placare la sete entrò in una bettola dove rifiutandosi di bere rum liscio, lo allungò con succo di lime e poi lo corresse con un po’ di zucchero, nacque così il Daiquiri.Daiquiri

PREPARAZIONE  DEL DAIQUIRI

  1. 4,5 cl di rum bianco
  2. 2 cl di succo di limone fresco
  3. 0,5 cl di sciroppo di zucchero

Il cocktail viene preparato nello shaker e poi servito in una coppetta da cocktail, priva di decorazioni.

La cultura del bere significa venire a contatto con la storia delle varie bevande conoscendo anche le vaste e sofisticate tecniche di preparazione, che racchiudono una ricca varietà di miti e simboli popolari. La cultura del bere, come ogni forma di cultura, illumina la mente di chi si appresta a conoscerla fornendo informazioni e sapere utili, soprattutto, per contrastare il “bere ignorante” dettato dall’ incoscienza che può inesorabilmente portare ad una spiacevole fine. Detto questo, le bevande alcoliche non devono essere identificate come la patologia della gioventù in quanto il bere stesso è conoscenza, però attenzione bere troppo aiuta a perderla!

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