Università

I sogni nella valigia

“Alla prima giornata tiepida di marzo, mi sedetti sul davanzale della finestra della mia stanza al secondo piano. L’aria era dolce, gli studenti che passavano per la strada sottostante erano in maniche di camicia. Avevano un’aria sveglia e allegra. Andavano a lezioni ed esercitazioni, e avrei tanto voluto unirmi a loro, ma non ce la facevo. Mi ero scavato una buca troppo profonda.” (J.R. Moehringer)

Ogni anno le valigie degli studenti fuori sede vengono accuratamente riempite in giusta proporzione tra vestiti, qualche paio di scarpe e, immancabilmente, le scorte di cibo fornite dalle nonne. Ah! non dimentichiamoci i sogni a casa.

L’anno accademico 2014-2015 si apre con 250.500 matricole iscritte. E purtroppo lo scorso anno sono stati ben 115.000 gli studenti che hanno abbandonato il corso di studi. Le ragioni che portano gli studenti a lasciare le facoltà scelte sono svariate, probabilmente tra i motivi più frequenti compare la “crisi universitaria”.

Quel momento che ha colpito e colpirà la carriera di molti studenti, i cui sogni accuratamente riposti nella valigia o nello zaino per l’inizio dell’università, si sono trasformati in disillusione. È proprio questo il “maledettissimo” momento in cui gli obbiettivi prefissati diventano sempre più irraggiungibili, i risultati degli esami non sono quelli desiderati e soprattutto il futuro che si era immaginato di costruire diventa o un madornale errore di valutazione, oppure la tipica frase: “non fa per me”.

J.R. Moehringer, corrispondente del Los Angeles Times ed autore della sua biografia intitolata Il bar delle grandi speranze, ha studiato a Yale e si salvò dalla crisi universitaria anche grazie al ricordo delle parole di “Bud”, un pavido e alienato libraio, datore di lavoro e amico di J.R., a quel tempo solo un ragazzo di sedici anni.

“Devi fare tutto quello che ti spaventa JR. Tutto. Non parlo di cose che mettono a rischio la tua vita, ma tutto il resto. Pensa alla paura, decidi subito come affronterai la paura, perché la paura sarà il problema più importante della tua vita, te l’assicuro. La paura sarà il motore di ogni tuo successo, la radice di tutti i tuoi fallimenti, e il dilemma di tutte le storie che ti racconterai su te stesso. E qual è l’unica possibilità che hai di battere la paura? Seguirla. Andarle dietro. Non considerare la paura come il cattivo della storia. Pensala come la tua guida, il tuo pioniere, il tuo Natty Bumppo.”

La paura subentra solo se qualcosa che ci è molto caro è sotto minaccia, utilizziamola allora come bussola, per orientarci verso ciò che ci spaventa, andiamoci incontro perché ciò che ci fa paura è semplicemente ciò che vale la pena affrontare. Il timore più grande è forse quello di non riuscire? Di non essere all’altezza delle proprie ambizioni?

Camminando in giro per l’ateneo e parlando con i miei compagni di corso, ho ascoltato le loro storie, le loro diverse esperienze universitarie antecedenti, le loro pellicole di vita.

Ho percepito l’inadeguatezza che si prova nel frequentare un corso di studi che si rivela differente dalle proprie aspettative, avere difficoltà in un corso e di conseguenza essere ansiosi per l’esame, il timore di far spendere troppi soldi alle famiglie senza ottenere buoni risultati o addirittura la voglia di ricominciare a ventiquattro anni o ricominciare più in là, più tardi. E infine, la sensazione di sentirsi inutili.

La scelta universitaria è tra i momenti più decisivi fino al compimento dei vent’anni di età, sbagliare è sicuramente la materia in cui il trenta e lode è assicurato. Durante la tortuosa ma pur sempre unica ed irripetibile carriera universitaria, ci sarà sempre più di un motivo valido per mollare. Ma probabilmente le difficoltà che si presentano durante il nostro viaggio ed il modo in cui le superiamo (oppure no), determinano la nostra identità. I sogni dentro la valigia s’ impolverano rimanendo troppo tempo chiusi, magari prima o poi arriva il momento di realizzarli.

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