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#ShortForm – Special • L’ironico gusto dell’inaspettato. “Selfie”

#ShortForm • La rubrica, curata da Nicolò Villani, sulla serialità televisiva. Puntata speciale. “Selfie”, di Emily Kapnek. Clicca qui per scoprire tutti gli articoli.


Tutti conosciamo i caratteri tipici delle serie comedy: trame semplici, pochi personaggi facilmente riconoscibili e tendenzialmente piatti, un punto di partenza chiaro e, quando richiesto, un punto d’arrivo, se possibile fortemente prevedibile; il tutto ammantato in un’aura di forte connessione all’attualità, senza mai sbilanciarsi nella critica di qualsivoglia genere.

Selfie 5

Ad un primo sguardo superficiale, Selfie (ABC, 2014) rispetta pienamente i canoni della sitcom più tradizionale: la protagonista Eliza Dooley (interpretata da una splendida Karen Gillan) è una giovane donna ossessionata dal successo sui social network, che vive con noncuranza qualsiasi tipo di relazione umana “reale”; dopo una situazione disastrosamente imbarazzante resa virale sul web, si affida all’aiuto di Henry Higgins (John Cho), genio del marketing, per riabilitare la propria immagine.

Molto prevedibilmente i primi episodi della serie vedono Henry tentare faticosamente di cambiare l’atteggiamento di Eliza, mostrando come tra i due possa facilmente nascere un qualche legame sentimentale.

Se la serie restasse nei binari dei suoi canoni, saremmo facilmente in grado di prevedere lo svolgersi della trama orizzontale senza il bisogno di guardare tutti gli episodi, saltando dal terzo al penultimo abbastanza serenamente. Ma gli autori – guidati dall’ideatrice della serie, Emily Kapnek – decidono episodio per episodio di essere sempre più imprevedibili: se è vero che Eliza cambia, il suo cambiamento non è lineare e molte volte porta a pensare se noi stessi saremmo in grado di fare al suo stesso modo (la coppia di episodi 9 e 10 è un’escalation di intensità emotiva e riflessione interiore); allo stesso tempo, Henry non è né il classico mentore né l’ancor più scontato “principe azzurro” a orologeria che ci si potrebbe aspettare…

È quasi impossibile non rivelare dettagli della trama, vista la breve durata della serie (un’unica stagione da tredici episodi), per cui sia sufficiente sapere che il running plot lascia spazio episodio per episodio a trame verticali autoconclusive, seppur mai superflue, con una squisita cura per i dettagli para-narrativi (la colonna sonora crea una punteggiatura emotiva molto interessante, con addirittura la partecipazione in prima persona dei Blues Traveler).

Tutto questo va unito alla qualità dei due protagonisti: Karen Gillan, nella serie, si riconferma in grado di dare sfumature impreviste ai suoi personaggi (da ricordare la sua performance in Doctor Who e l’imminente interpretazione di Nebula in Guardians of the Galaxy lo stesso anno di Selfie); allo stesso tempo, John Cho dimostra, seppur giovane, di essere un veterano dello schermo, capace di reggere e riempire da solo lo spazio scenico.

Selfie 4

Purtroppo la serie ha visto la cancellazione in corso di messa in onda; è forse scontato imputare la cosa all’eccessivo distacco dai canoni classici della sitcom o – all’epoca –  all’impreparazione del pubblico a certi temi d’attualità trattati nella serie; quello che ci resta è un’unica stagione, sorprendente nella sua autoconclusività, che rende Selfie una perla rara del genere da gustare tutta in una volta o da esplorare con la calma richiesta da chi non vuole abbandonare troppo presto Eliza Dooley e il suo colorato universo.


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