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#ShortForm – 4 • Dal racconto al mito. “Merlin”

#ShortForm • La rubrica, curata da Nicolò Villani, sulla serialità televisiva. 4ª puntata. “Merlin”, di Julian Jones, Jake Michie, Johnny Capps e Julian Murphy. Clicca qui per scoprire tutti gli articoli.


Tirando brevemente le somme di quella che abbiamo definito in questa rubrica “archeologia narrativa”, sappiamo che identifica tutti quei prodotti seriali che fanno del formato a episodi la loro principale leva diegetica: ogni episodio lascia spazi più o meno ampi tra il precedente e il successivo, molte volte non quantificabili; l’elasticità temporale e la compattezza spaziale permettono alle linee narrative orizzontali di muoversi silenziosamente attraverso gli iati del racconto, prediligendo la verticalità dei singoli episodi; i prodotti costruiti su questo formato fanno del non detto il motivo cardine del narrare e lasciano posto alla discorsività sociale attraverso i vuoti.

Osservando attentamente le caratteristiche sopra elencate, si può notare una continuità con un tipo di narrazione antico praticamente quanto l’umanità: il mito.

Nella narrazione mitica (molto spesso narrazione seriale ante litteram), trasformatasi poi in narrazione epica, i rischi di incoerenza vengono scongiurati attraverso l’enorme quantità di vuoti narrativi che permettono di ricamare più e più versioni delle diverse vicende. Mai come nel mito e nell’epica i concetti di archeologia come ricostruzione del non detto e di elasticità temporale potenzialmente eterna sono portati alle loro estreme conseguenze.

Merlin 2

Nella serialità contemporanea un prodotto in particolare esplicita appieno questa vicinanza tra formato episodico e mitologia: Merlin  (BBC, 2008 – 2012).

Prodotta dalla BBC dal 2008, Merlin  si propone come una rivisitazione in chiave contemporanea del mondo epico del Ciclo Bretone, rileggendo i famosi personaggi di Artù (Bradley James), Morgana (Katie McGrath) e, soprattutto, Merlino (Colin Morgan), che da anziano saggio e potente viene presentato come un giovane adolescente ancora inconsapevole della portata dei suoi poteri.

A un primo sguardo l’effetto è decisamente straniante: Artù e Merlino sono coetanei, non si sopportano a vicenda e il giovane mago non può permettersi di usare i suoi poteri perché la magia è bandita da Camelot. Come può tutto questo mantenere solidamente la sua connessione con i riferimenti originali?

La risposta, anche questa volta, sta nella gestione del formato narrativo. All’inizio della serie  vengono date per scontate moltissime premesse e diversi antefatti, che durante la durata dello show  vengono mano a mano esplicitati; la serie stessa inizia come una sorta di grande premessa a tutto il ciclo Bretone e la mancanza di informazioni nei primi episodi aiuta a rendere meno difficile accettare l’apparente incoerenza dei fatti mostrati. Un esempio su tutti: è ben noto che Morgana è uno degli avversari peggiori di Artù e Merlino nell’epica tradizionale, eppure all’inizio della prima stagione, oltre ad essere la protetta del re, è uno dei personaggi più positivi e altruisti; tra l’informazione attuale mostrata sullo schermo e la conoscenza pregressa degli spettatori si apre un divario enorme: questo viene accettato per il vuoto di informazioni precedenti e l’aspettativa di tutte le stagioni a venire, a patto che sia possibile ricostruire tra un episodio e l’altro l’evoluzione al male che ci si aspetta da Morgana. Risulta ormai facile immaginare come questa lenta e costante evoluzione del personaggio – lo stesso accade con tutti gli altri protagonisti – avvenga in silenzio, negli interstizi tra gli episodi, lasciando allo spettatore il tempo di valutare i gradi di crescita attraverso le azioni puntuali che i personaggi compiono nel risolvere i problemi di ogni singolo episodio.

Merlin 3Il mondo da cui prende piede Merlin è un mondo narrativo in un certo senso finalizzato, con una gran quantità di materiale cui attingere, apparentemente indeclinabile; allo stesso tempo è un mondo fatto di enormi voragini, con pochi background, il che dà posto alla libera interpretazione. La capacità degli autori è stata quella di rendere la narrazione omogenea al modello mitico, attingendo al materiale narrativo in modo da costruire un mondo solido in cui i personaggi potessero diventare ciò per cui erano finalizzati.

La narrazione seriale a episodi, con Merlin, diventa (o ritorna ad essere) quindi esplicitamente una narrazione mitica, andando ad integrare l’epica tradizionale, incastrandosi al meglio all’interno degli spazi lasciati dalla tradizione, senza però, saggiamente, saturare il racconto possibile.

La serie si è chiusa nel 2012, portando a compimento quanto si è preposta e allo stesso tempo lasciando una grande apertura a possibili seguiti; la BBC notoriamente sa fare del cliffhanger  di fine serie un’arma efficace per non interrompere la discorsività sociale su un prodotto, quindi non è escluso che si torni in futuro a sentir parlare di Merlino, Artù e gli abitanti di Camelot.


ANTEPRIMA


#ShortForm  si avvicina alla conclusione della sua prima run, ma prima di fare i conti con quanto è emerso dall’analisi dei prodotti seriali presi in considerazione, dal mese prossimo per due mesi, le puntate 5 e 6 saranno dedicate a Doctor Who, in vista dell’uscita della nuova e rivoluzionaria stagione. Nell’attesa, trovate qui il teaser  della nuova stagione: The Universe is calling!


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