Scienza

Severgnini e il caso Twitter

 

di Erica Gazzoldi
Amato/odiato per il suo umorismo, è sicuramente dotato di fiuto per le novità telematiche, nonché il giornalista italiano più seguito su Twitter. Beppe Severgnini è stato invitato a tenere una conferenza al Collegio Ghislieri, il 31 marzo 2012. Essa ha concluso la seconda giornata d’incontri fra i rappresentanti della Rete Italiana degli Allievi delle Scuole e degli Istituti di Studi Superiori Universitari. Per questo, si è pensato a un noto ex-allievo dell’ateneo pavese. Severgnini, attualmente, scrive per Il Corriere della Sera; è il presidente dell’Associazione ex-alunni dell’Università di Pavia. Negli anni ’80, è stato corrispondente a Londra per Il Giornale di Indro Montanelli. Negli anni ’90, si trovava a Washington per La Voce. Ha ricordato Montanelli proprio come un potenziale “twitterista perfetto”: dalla penna concisa e incisiva.
La sua conferenza si intitolava: “I giovani e la comunicazione: il caso Twitter”. Si ricollegava così a un fenomeno di costume che riguarda molti studenti universitari (e non solo). Il suddetto social network è quello dalla crescita più esplosiva. Non è “il fratello minore di Facebook”, ma un servizio gratuito di microblogging dall’impostazione diaristica (“What are you doing?” è la domanda all’accesso). Il limite massimo di 140 caratteri per “tweet” (messaggio) obbliga a una brevità intelligente. Tantopiù che il profilo Twitter è pubblico: non ci sono “cerchie”, né “richieste d’amicizia”. Se Facebook è una stanza accogliente, Twitter è una finestra aperta. Meno empatico, ma più acuminato. I contatti non sono “amici” (termine improprio), ma più veridici “followers”. Per movimenti come “la primavera araba”, Twitter è stato l’equivalente della radio nell’URSS: mezzo di comunicazione etereo e irrintracciabile, a uso degli oppositori politici. Una vera rivoluzione telematica, diversa da mode e fuochi di paglia come Second Life. Fenomeni simili furono la conseguenza dell’estensione di Internet: nato a scopi militari, fra il 1994 e il 1995 divenne strumento di massa, grazie all’invenzione dei browser. Severgnini lo scoprì a Washington e fu subito ricettivo alla novità. Nel 1998, comparvero i blog; lui aprì Italians, ammiccamento alla propria “doppia cultura”, italiana e anglosassone.
Non mancano preoccupazioni circa l’alienazione e l’evasione sterile che i social network possono indurre. Twitter si presterebbe poco a entrambi, perché diretto, franco e particolarmente indicato a trasmettere dati di realtà. Non a caso, è popolarissimo fra i giornalisti. L’importante è che non divenga un “diario in tempo reale”, stressante e ridondante, né che sia gestito da terzi: il “faccia a faccia” coi “followers” è fondamentale. La sincerità non deve scadere nell’impulsività: twittare è come parlare a una folla. Esercizio cui Internet abitua sempre più i giovani. Si raccomanda un sapiente effetto sorpresa: arguzia, novità, approfondimento. Né manchi il divertimento: Twitter è sobrio, ma non austero. L’uccellino fra nubi azzurre saluta allegramente i nugoli di informazioni e pensieri: non verranno mai conservati in un archivio, ma, a loro modo, sono storia.

 

Di seguito potete vedere le foto della conferenza.

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