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SERIE A, E, I, O, U, Y

LA VERITÀ NON È NÈ BIANCA NÈ NERA, la serie A, invece, è ancora una volta bianconera. Tevez primo violino, Buffon alla tromba (battuta D’Amico) e Pirlo pianista ed instancabile direttore d’orchestra. Allegri, novello paguro bernardo, ha “rubato” la conchiglia del mollusco (non per il carattere) Antonio Conte: campionato nella norma, come un giallo a Lichsteiner o un tuffo di Vidal alla Gregg Louganis. Sarà invece più difficile non diventare Agnelli sacrificali nella savana della Champions; perché, d’altronde Adriano Gallianisi sa, la zebra non è animale predatore. E Allegri nemmeno. Ma nonostante questo ci si aspetta una prova importante, non al livello del naso di Chiellini, ma comunque di rilievo.

ROMA CAPITALE D’ITALIA, NON D’EUROPA. Due premesse. 1) è importante non travisare la realtà: il Colosseo non è un vecchio edificio vicino allo storico monumento conosciuto come “la casa di Scajola”. 2) è altrettanto fondamentale non sottovalutarsi: per esempio, nell’inchiesta romana, non ci sono solo mafiosi, ma anche fascisti, stragisti e Gianni “Catilina” Alemanno. La Roma, impeccabile in patria quasi quanto un’orazione ciceroniana, non pare avere molto diritto di cittadinanza in Europa, manco fosse il cavallo di Nerone eletto al Senato. Un ennesimo Natale al freddo, -3, e un altro punteggio oltre il concetto di tennistico all’Olimpico: 1-7. Ma la squadra di Garcia può comunque trascorrere un buon capodanno. In un campionato di vacche magre, la lupa continua ad allattare cuccioli che, se oggi miagolano, un giorno potrebbero davvero iniziare a ringhiare. E a mordere.

MILANO DA BERE, PER DIMENTICARE. Inzaghi è un vampiro della vittoria, ma ha solo rape da spremere; mentre Galliani, come ogni anno, ricorda che gli “acquisti di gennaio sono gli infortunati che ritornano”. Lucido, ma solo per la pelata. Intanto Thohir si è perfettamente adattato al clima italiano: “Che aspetti, manda via anche tu il tuo allenatore!” Mazzari va, Mancini torna, l’Inter resta uguale. Risultato: il monte salari aumenta, ma il piazzamento in classifica no. Milano d’alta cucina, piena di chef dell’aria fritta.
Carlo Ancelotti
TUTTI, TANTI, TERZI E DANTESCHI. Nell’oscura “selva selvaggia e aspra e forte” del terzo posto ci si entra con la lanterna: Genova punta al terzo posto. Con Milano, Napoli, forse Firenze e una parte di Roma. Lussuriosi ammucchiati per arrivare ai gironi di Champions, ma nessun Caronte top-player per molte di queste squadre, che già sembrano condannate all’astinenza da coppa (quella che conta perché conti i “pezzi verdi” delle entrate). Eccitante, ma solo a metà: un porno senz’audio.
OROSCOPO 2015. Juventus in bilico tra amore e affari: riuscirà la dirigenza a convincere i vari Vidal, Pogba & Co. a restare? O peserà più la bilancia dei pagamenti? E la Roma invece? È l’anno giusto, ma attenzione: il potenziale è oceanico, ma si potrebbe comunque restare bloccati come pesci in un acquario. Alla ricerca di loro stessi anche le milanesi, leoni in gabbia, mentre una dimensione europea lodevole per Fiorentina (Pepito mi manchi!) e, surprise surprise, Toro. Ma al vertice del vecchio continente (e non solo) c’è sempre lui: Carletto. Una volta gli cantavano “un maiale non può allenare”. Già, forse perché in realtà le sue erano perle ai porci.

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