Attualità

Sergio Cofferati a Pavia

di Francesco Napoletano

Sergio Cofferati, eurodeputato,  tiene una lezione dal titolo “La crisi, l’Europa, il lavoro. Nuove sfide e nuove tutele” del ciclo” Farsi un’idea della crisi” organizzato dall’Università di Pavia, Coordinamento per il diritto allo Studio-Udu e Rete29aprile, il giorno 4 maggio presso l’Aula Grande di Scienze Politiche.

Indica come inizio il 2008, anno in cui le banche specializzate passarono alle banche d’affari, che a loro volta passarono ai piccoli risparmiatori, il rischio di insolvenza: questo fattore non era oscuro agli economisti né alla commissione europea, ma non si riuscì a fronteggiare il fenomeno perché alcuni stati dell’Unione Europea non credettero nelle misure indicate dai manuali.

Anche gli USA erano a conoscenza dell’imminente crisi, ma non fecero nulla di concreto: a supporto di ciò l’ex sindaco di Bologna cita il rapporto Angelides sulla bolla speculativa (Le agenzie di rating erano pagate dalle banche per ottenere i rating sulle Mortgage Backed Securities (MBS) e sulle Obbligazioni di Debito Collateralizzate (CDO, che impacchettavano le MBS). Così facendo, “le agenzie hanno indebolito i loro criteri e ognuna era in competizione per fornire il rating più favorevole per ottenere clienti e allargare la quota di mercato. Il risultato è stata una corsa verso il basso”).

Aggiunge poi che il paradosso fu l’inizio della creazione di un sistema di welfare negli USA con Obama, attraverso l’attuazione di un’assistenza sanitaria pubblica, e la messa in discussione contemporaneamente nel Vecchio Continente di tale sistema.

Cofferati afferma che nessun paese europeo è fuori dalla crisi, aggiungendo che la crisi Greca venne ignorata dall’Europa perché in Germania la cancelliera Merkel aveva come prima preoccupazione le elezioni in Westfalia, che il suo partito perse.

Dal punto di vista tecnico, un paese dovrebbe avere un rapporto fra crescita e occupazione superiore al 2%: ora siamo sotto a tale soglia e per questo aumenteranno disoccupazione e povertà; lo “stato di povertà” è uno stato di disagio, e al momento vi sono molti “lavori poveri”, ossia quelli il cui salario non permette il superamento della soglia di povertà e tali ruoli sono ricoperti in prevalenza da donne con un basso livello di istruzione.

Le mosse per fronteggiare questi fenomeni negativi sono, secondo l’ex segretario generale della CGIL, l’attuazione di mirate politiche Keynesiane, perché al momento non si sta pensando alla crescita degli stati bensì a salvarli, la creazione di Eurobond per salvare gli stati in difficoltà, da usare come fondo fisso e non da aumentare ad ogni nuova “scossa” economica, l’applicazione della Tobin Tax (tassa sulle transizioni finanziarie dello 0,05% sui trasferimenti superiori ai 200mila Euro) che consentirebbe di reinvestire su in “infrastrutturazione più diffusa”, cioè “sulla necessità di muoversi per stare meglio, per attrarre turismo”.

“La qualità si ottiene attraverso la conoscenza e la coesione sociale”, per questo è necessario usare a fondo le risorse che si hanno, serve sussidiarietà nel senso attribuitogli dalle scienze politiche e soprattutto va instaurata una difesa del modello sociale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *