Cultura

Vincenzo di Pietro, un nuovo romanzo: Senza te

di Erica Gazzoldi

 

Un aereo gioco di scatole cinesi: vite, romanzi e canzoni che si scoperchiano uno dopo l’altro, seguendo un filo di realtà apparente.

Questo è Senza te, di Vincenzo Di Pietro (Milano, 2011, Leone Editore). Come i suoi precedenti romanzi (Una strada buia, Editrice Italica, 1992; Di notte, Edizioni Tracce, 1993; Zona di guerra, IRIDE – Rubbettino, 2004; Non c’è più tempo, Edizione del Giano, 2006; Una condanna, Arduino Sacco, 2010), è ambientato nella Pescara odierna. In Una condanna, Vincenzo aveva promesso di mutare teatro per le proprie storie. Ma è stata più forte l’attrazione per questo “spazio salvifico”, come definisce la sua città d’origine: famosa per l’architettura incolore, ma cara allo scrittore per il suo fiume, le viuzze tra i palazzi storici, il mare e i monti che sembrano sfiorarsi, per effetto prospettico.
Ciò che emerge di Pescara, in Senza te, sono soprattutto la vita universitaria e la movida giovanile, in cui si tuffano le protagoniste, Ines e Marta. Coinquiline, amiche del cuore e non solo. La loro vicenda amorosa è però turbata dalla confusione di Ines, che traduce in linguaggio matematico intraducibili sentimenti (“Inferire x significa concludere che x è vero. Tu sei x, Valerio, e se io inferisco, tu sei vero”, pag. 29). Lo fa con un pizzico d’invidia per le canzoni che costellano il romanzo: “…senti com’è facile per un’artista dirti le cose che sente…” (pag. 72). Anche per Valerio Righi, giovane scrittore, è facile dire le cose che sente. Lo fa sulla carta, sulle pagine di un libro che s’intitola –anche questo- Senza te. E l’incontro con Valerio precipita Ines in un gorgo di fantasmi, in cui non si capisce più cosa sia illusione, chi abbia rubato la vita a chi. Ogni tanto, aleggia l’ombra di Goldrake, spettro di sicurezze protettive svanite con l’infanzia. Inutile è anche il boa di piume rosa, cui Ines si aggrappa idealmente –senza mai riuscire a indossarlo- quando vuole recuperare la propria vanità spensierata. La sua vita, materica e corposa come il Melo in fiore di Piet Mondrian, resta fra “due parentesi tonde divergenti” (pag. 31) su “un fondo beige come la solitudine dell’anima” (ibid.). Ines rimane “(la ragazza) venuta con la pioggia” (pag. 13), come essa effimera e indefinibile.
Senza te è un romanzo metropolitano che si fa metafora di se stesso, della scrittura che ruba la vita o ne è rubata. Il suo linguaggio colloquiale e surreale riproduce questo vortice di “realtà fantastica”, corposa e trasognata, trascinando sui passi di Ines il lettore che ha l’ingenuità di tentarli.

Sito personale dell’autore: www.vincenzodipietro.it

Su Inchiostro (ottobre 2011, pag. 8), uscirà Scrittori emergenti, dedicato all’autore di Senza te

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