Sea Prayer di Khaled Hosseini
<<Perché questa notte riesco solo a pensare a quanto è profondo il mare, a quanto è vasto e indifferente. E a come sono impotente io, incapace di proteggerti.>>
È al mare che Marwan ed i suoi genitori affidano la propria vita, scalzati dalla propria natia Homs a causa della guerra, quel mare che con la sua sconfinata vastità non permette di intravedere confini e associa l’ignoto alla speranza. Ed è la storia di Marwan e della sua famiglia siriana che Khaled Hosseini racconta nel suo quarto ed ultimo libro, “Preghiera del mare” edito da “Società editrice milanese”. Un libro che per la sua libertà, spontaneità e illusoria leggerezza risulta complesso da ascrivere ad un univoco genere letterario: si tratta di una vera e propria “preghiera laica”, una “storia di paura e di speranza”, una lettera di un padre al proprio figlio, un “grande atto d’amore”.
Con l’apparente semplicità di una fiaba per bambini, intessuta di frasi brevi e periodi basilari, le parole disegnano immagini e diventano immagini esse stesse, fiancheggiate interamente dalle illustrazioni di Dan Williams, a colmare il vuoto che i vocaboli soli inesorabilmente suscitano. Un racconto che di favoloso detiene ben poco e la cui essenza dimora nella più cruda e tragica realtà: Hosseini si richiama alla drammatica vicenda di Alan Kurdi, bambino siriano vittima a soli tre anni del Mediterraneo durante la traversata verso l’Europa.
Lo scenario spazio-temporale di cui Alan, Marwan e i suoi genitori e, come loro, migliaia di altri profughi afghani, somali, iracheni, eritrei, siriani emergono in qualità di protagonisti risulta tripartito: vi è un tempo passato, associato alla cittadina siriana di Homs, teatro dell’infanzia del narratore interno e del felice trascorso della famiglia; vi è un tempo presente, tempo di incertezza, di pericolo, di timore, tempo del mare, che è compagno silenzioso e onnipresente e tramite per l’Europa, suolo soltanto sognato e vaneggiato, landa di morte, terra di un tempo futuro che non sarà.
Traspare in tal modo una delle tematiche socio-politiche più allarmanti dell’odierno scenario mondiale insieme ad uno dei contenuti maggiormente strazianti e dolorosi della vita umana: la morte. Messaggi che non necessitano di complessità o di elaborate argomentazioni, ma che si impongono con una potenza irruente e lancinante proprio per l’immediatezza e scarnezza con cui risultano elaborati, capaci di colpire le orecchie, attirare l’attenzione, penetrare i cuori e stimolare la sensibilità di chiunque riesca a guardare al di là dell’orizzonte, “a non fermarsi dove il mare e il cielo si toccano”, come riflette Roberto Saviano, curatore della prefazione all’opera, perché <<se vedessero>>, se vedessimo, <<anche solo la metà di quello che porti con te sarebbero certamente più gentili.>>