Musica

Sanremo: petali e note

Sanremo 1951: nella splendida cittadina ligure ha avvio una rassegna di musica italiana che intende portare sorrisi e voglia di vivere, dopo i periodi storici tristemente noti che hanno riguardato il nostro Paese e non solo. L’economia si è ripresa ampiamente, le persmetaone tornano a credere in un futuro, vi è lavoro in abbondanza e, tra un impegno in famiglia ed uno in fabbrica, si fischietta una canzone, per casa o per strada. La musica sta per conoscere anni indimenticabili: di ogni genere, i ragazzi ne fanno una medicina. Anno dopo anno, successo dopo successo, tra gossip e scandali, cultura e controcultura, siam arrivati all’edizione attuale, appena conclusasi. Nelle settimana prima del Festival, l’Italia si vedeva divisa in due filoni di pensiero: chi sosteneva che organizzare una kermesse durante un periodo di crisi fosse solo uno spreco di soldi (e non si doveva seguire il programma, per non creare audience), e chi, invece, è consapevole che i fondi per le vittime delle catastrofi naturali ci siano a prescindere ed, anzi, non sembra siano arrivati tutti a destinazione.

Il Festival di Sanremo, che piaccia o no, compie oltre mezzo secolo ed ormai è un lato integrante della cultura nazional-popolare. Tra le canzoni che hanno partecipato quest’anno, il testo che colpisce più di ogni altro è quello presentato da Ermal mannoiaMeta, nuova proposta dello scorso anno, che stupisce sempre con il suo stile e con la sua voce. Il titolo, “Vietato Morire”, è già nudo e crudo ed il testo che segue non da meno. Parla della violenza domestica, delle lacrime taciute e di bambini che diventano adulti senza mai esser stati davvero bambini. “L’amore non colpisce in faccia mai”: già, è proprio vero, ma molti sembrano non capire. Ogni parola risuona nella mente, arriva al cuore e regala emozioni. In risposta a questo desiderio di rivendicazione, arriva il capolavoro di Fiorella Mannoia: un urlo alla libertà, alla speranza, alla voglia di godersi giorno per giorno. Un vero e proprio inno alla fiducia. E il vincitore? Francesco Gabbani, personaggio ancora poco conosciuto, che dimostra talento, ma, per orgaba, non possiamo ancora esprimerci in dettaglio. La canzone è già un tormentone tra i più giovani ed ironizza a chi fa della tecnologia un motivo dell’esistenza, dimenticandosi delle piccole gioie, lontano da monitor e tastiere. Cosa si può dire invece del ruolo dei social network? Come spesso accade, più negativo che positivo: luoghi comuni, insulti gratuiti ed affermazioni errate. E’ facile giudicare senza sapere. Nascondersi dietro ad una falsa moralità, per infangare un meraviglioso spettacolo, sfruttando la causa “terremoto”, lo trovo abbastanza umiliante. I fondi si attingono da altre fonti, non togliendo una parte importante del nostro patrimonio culturale. “Si può dare di più”, come intona uno dei testi che ha fatto storia, e Carlo e Maria l’han fatto nel migliore dei modi: han permesso di sognare a chi desidera farlo e regalato emozioni a chi, per cause di forza maggiore, ha smesso di provarle, ma non vedono l’ora di tornare a farlo!

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