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San Patrizio: amicizia e allegria che diventano internazionali

di Giada Laganà

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(fotografia di Fabio Iozzelli)

E’ la sera del  16 marzo 2009. Qui, nella terra d’Irlanda, chissà quanti bambini come d’ usanza, si apprestano a lasciare un bicchiere di latte sul davanzale della finestra, in attesa del passaggio  del folletto ciabattino, il lepricano, in gaelico “ Leith broghan”. Domani, egli avrà un gran daffare: il suo ruolo è quello di aprire la magnifica parata di San Patrizio, oltre che di reggere una pentola d’oro alla base dell’arcobaleno. Chissà se il 17 marzo, una striscia colorata riempirà questo cielo d’Irlanda, sotto gli occhi di non si sa quante migliaia di persone, irlandesi e non, ognuno dei quali con indosso un capo d’abbigliamento verde, oppure con un mazzolino di trifogli all’occhiello o nel taschino. Verde: il colore simbolo dell’Irlanda e di questo giorno.
Alle 12:00 nella capitale del paese si aprono ufficialmente i festeggiamenti: la tradizionale parata si snoda lungo le vie della città inondando ogni cosa, ogni luogo, ogni strada con la sua musica, con la sua potente allegria. E’ un tripudio di colori e di sorrisi di fronte al quale non si può che rimanere esterrefatti e pronti a lasciarsi contagiare dallo spirito festoso che coinvolge tutti. Persone che mai, prima di allora, si sono viste si sorridono felici, uomini e donne si abbracciano appassionati sussurrandosi < Happy San Patrick’s day > ed anche chi apparentemente può sembrare un po’ sperduto, lasciato solo ed arrivato da così lontano, può ritrovare il sorriso in brevissimo tempo … Un sorriso che potrebbe non abbandonare mai più, un sorriso dal significato differente dai soliti … Un sorriso che potrebbe cambiarti la vita. Perché il giorno di San Patrizio non conosce tristezza e non conosce lacrime.
Lo “ Shamrock” è facile da ritrovare ovunque: sui muri, nei negozi, nei pub, sulle persone. E’ una qualità di trifoglio caratterizzato in estate dalla fioritura di innumerevoli fiorellini bianchi. La prima volta che il trifoglio fu citato per iscritto fu nel 1571, sebbene l’uso leggendario che ne fece San Patrizio preceda tale data di millenni. Secondo la tradizione, infatti, il santo  usò il trifoglio per illustrare il concetto di trinità ai Celti. Oggi è difficile dichiarare vere o meno tali leggende, ma bisogna ricordare che questa  era importante già per i Druidi, prima dell’arrivo di S. Patrizio. Si credeva che avesse proprietà curative e l’associazione al numero 3 aveva un importante significato nella numerologia antica, per la quale il 3 era un numero sacro con poteri mistici. Inoltre il trifoglio poteva avere proprietà profetiche poiché,a detta di molti, le foglie rivolte verso l’alto erano simbolo di maltempo in arrivo. Infine i Druidi ritenevano che potesse allontanare gli spiriti maligni. Il legame tra S. Patrizio e il trifoglio crebbe durante la repressione dei Cattolici irlandesi e la confisca delle loro terre. La prima volta che il trifoglio fu messo in mano a S. Patrizio fu su una moneta coniata dai Cattolici Confederati di Kilkenny, nel 1645. I Confederati erano i Realisti che volevano barattare la loro lealtà con la libertà di praticare il Cattolicesimo e assicurarsi la resa delle loro terre confiscate. La prima volta che questa pianta viene citata come emblema risale al 1681, nel diario di Thomas Dinely, che viaggiò in Irlanda sotto il regno di Carlo II. Dinely associava l’indossare il trifoglio alle classi sociali più basse. A portarlo erano infatti gli stessi contadini il cui comportamento durante i pellegrinaggi tanto colpiva i vescovi. Quando Jonathan Swift osservò uomini e donne irlandesi a Londra il 17 marzo 1713, notò che indossavano croci, non trifogli. Questo perché a Londra si trovavano in visita persone benestanti e/o aristocratiche. Qualsiasi siano le antiche tradizioni riguardanti il trifoglio, dalla storia più recente risulta che la pianta continua ad essere una potente icona: fu simbolo della ribellione e dell’indipendenza dalla Corona Britannica durante il regno di Vittoria (1837-1901) ed il suo significato era così potente che indossarlo sull’uniforme militare era considerato un crimine mortale. Tale oppressione servì solo a infondere un peso culturale sempre maggiore, tanto che “the wearing of the green” è diventato motivo di orgoglio nazionale.
Al termine della parata, della musica e dei sorrisi niente finisce: è il secondo inizio di una giornata che non si sa quando terminerà e negli occhi dei ragazzi, dei giovani e degli uomini si può cogliere l’aspettativa, che ti lega ad un momento carico di promesse. “Temple bar” è il fulcro di tutto questo, il punto nel quale tutti si riversano: intorno a te persone provenienti da tutto il mondo, le quali ballano, cantano, ti offrono da bere, ti abbracciano. Tu non le avevi mai viste, ma loro ci sono e vedono te: non ti guardano come un estraneo, non ti fanno sentire un peso, non hanno la solita fretta. Per un giorno all’anno esiste il tempo per fare tutto. Nei pub, nonostante la calca incredibile persone, l’allegria regna sovrana: fanno da sottofondo canzoni come quella che ricorda “Molly Malone” oppure “ Whisky in the jar”.
Cala la notte, ma non cala l’energia: ancora lì, ancora la stessa gente, ancora la stessa allegria. L’arcobaleno non c’è stato, ma ci sono le stelle. Quello stesso cielo ha visto sguardi rivolti verso di lui in segno di ringraziamento per qualcosa sbocciato. Ha visto sorrisi e sospiri interminabili. Ha visto consolidarsi amicizie che non verranno mai scordate. Quello è il cielo d’Irlanda. Quello è il cielo della notte di San Patrizio a Dublino nel 2009.
Niente può essere più significativo di un esperienza vissuta in prima persona e sono tre i ragazzi che hanno deciso di parlarne: Fabio, Stefano e Matteo. Hanno scelto proprio l’Irlanda in questo giorno di festa per immergersi dentro un’atmosfera chiassosa, di amicizia, di aggregazione internazionale. Stefano ama lo spirito di questo giorno in sé e per sé, perché in un ambiente così non vi si era mai inserito prima, anche se per un solo giorno all’anno. Matteo aveva la curiosità di vedere questa città di cui tanto gli era stato raccontato: < Chissà come poteva essere un pub nella notte di San Patrizio … Chissà come sarebbe stato passarci l’intera serata all’interno >. Fabio unisce all’allegria ed alla voglia di divertimento la passione per la musica folk e per questo paese con tutte le sue meraviglie. L’atmosfera descritta da questi tre ragazzi è un’atmosfera quasi surreale, magica, che comprende sentimenti quali l’amicizia, che può nascere in ogni angolo ed essere vera quasi quanto quella di lunga data. La serenità che possiede una valenza diversa in questo giorno e che viene percepita in modo differente.  Un’atmosfera che, comunque, a detta di Matteo, non è poi così discostata dalle serate che qui, il popolo irlandese vive ogni sera. La cosa che più ha toccato il cuore di queste persone? Per Fabio è stato l’inebriarsi dell’anima e dei sensi nello spirito di questo paese. Ritrovarsi perfettamente coinvolto e perfettamente parte di questo meccanismo magnifico che si instaura con il resto del mondo, qui e soltanto qui, assaporando tutto, dalla cosa più materiale, che può essere la Guinnes,  a quella più spirituale, il sorriso di persone mai viste. Per Stefano è stata la serata in sé, dopo tanto tempo passato a sognare qualcosa di diverso ecco vederlo catapultarsi nella vita come un fulmine. Finalmente il sapore di uno sguardo differente, finalmente tornare a guardare e a sentire in modo diverso ed assolutamente squisito. Per Matteo la cosa più speciale è stata ritrovarsi parte di una massa di persone anonima ma in fondo conosciuta e comune: una folla felice, una folla rasserenata che non può fare a meno di trasmetterti il buonumore.
Tre sguardi interni, tre sguardi importanti, attraverso i quali possiamo rivedere noi stessi, con i nostri desideri e la stessa voglia di vivere. Un ultimo sguardo all’acqua del fiume Liffey, che tanto ha ricevuto nella sua corrente e che tanto ha portato via. Amori, delusioni, lacrime ed oggetti … Tutti nati, nutriti e, si, anche terminati, ma con un lampo di felicità: perché San Patrizio insegna a credere in qualcosa e dona la forza per affrontare ogni avversità con un nuovo spirito. Nella storia l’ha fatto con il popolo irlandese. Nel piccolo lo fa ogni anno, alle persone che hanno creduto e che hanno provato.

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