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Rivoluzione FIGC: si, no, forse…

L’ultima volta che l’Italia non si è qualificata ai mondiali di calcio era il lontano 1958, anno in cui la competizione si svolse, ironia della sorte, in Svezia. Al termine della partita di San Siro si è toccato il punto più basso della storia della nazionale italiana che, dopo le cocenti eliminazioni al primo turno a Sudafrica 2010 e Brasile 2014, non è riuscita nemmeno a superare il girone di qualificazione per Russia 2018.

Passato il picco di rabbia e incredulità immediatamente successivo alla partita, è finalmente il momento buono per dare una svolta al nostro calcio, attuando una rivoluzione ai vertici della FIGC per dare spinta alle riforme tanto auspicate da anni. In un qualsiasi Paese normale, dieci minuti dopo il termine della gara, i responsabili del progetto della nazionale si sarebbero fatti da parte. Non trovandoci in un Paese normale è invece iniziato il solito scaricabarile all’italiana.

azzurri[La delusione degli azzurri a fine partita]

Gian Piero Ventura, che ha dimostrato minime capacità di lettura tattica, non ha avuto la dignità di dimettersi. Del resto, che colpe ha lui se i giocatori più in forma restano in panchina e la squadra non riesce a segnare una rete in più di tre ore di gioco contro una nazionale di seconda fascia? Ha persino avuto la sfacciataggine di affermare di essere stato uno dei migliori allenatori della nazionale degli ultimi anni. Ovviamente non era ammissibile che potesse restare in panchina. È stato quindi esonerato (riceverà comunque lo stipendio fino alla fine del contratto) dal presidente della FIGC Tavecchio.

Carlo Tavecchio, che ha dimostrato di essere molto abile nel fare gaffes razziste, misogine, omofobe e xenofobe, riuscendo raramente a fare discorsi di senso compiuto, è convinto che le colpe gravino soltanto sui giocatori e su Ventura. Del resto non è stato lui a scendere in campo. Peccato che la nomina dell’allenatore che ha fallito miseramente sia sua, sebbene cerchi di nascondersi dichiarando che l’abbia scelto Marcello Lippi. In realtà l’ex CT gli ha semplicemente dato un parere personale.

Anche Tavecchio non voleva tirarsi indietro, nonostante tutta Italia lo chiedesse, compreso il presidente del CONI Giovanni Malagò che di solito non si espone particolarmente su temi del genere. Alla fine le dimissioni sono arrivate in una tragicomica conferenza stampa (da vedere), in cui il dirigente brianzolo ha tentato di passare per la vittima della situazione. Non si è fatto da parte infatti per i disastrosi risultati sportivi, ma per “motivazioni politiche avverse” sorte all’interno del consiglio federale, che “l’avrebbe fatto fuori”.

tavecchio[Tavecchio delira in conferenza stampa]

Caduto Tavecchio, vengono meno anche tutte le persone da lui scelte. Si sono creati quindi dei vuoti nelle poltrone dirigenziali della FIGC, che aspettano di essere riempiti da individui – si spera – capaci e innovativi.

Il neo presidente avrà infatti l’obbligo di far risorgere una nazionale dalla storia gloriosa, capace di unire tutti gli italiani come poche volte accade. Ciò passa primariamente attraverso la scelta di un allenatore vincente, non di una scommessa. Si prosegue con l’attuazione di riforme che permettano al nostro calcio di aumentare la qualità dei giocatori: meno squadre professionistiche e squadre B, per favorire la crescita dei giovani.

Il tempo di organizzarsi c’è, visto che le qualificazioni per gli europei 2020 inizieranno non prima di settembre. Vedremo in questi mesi se il colpo subito è servito a svegliarci o se i soliti imbrigli politici prevarranno ancora una volta, prendendo la pala e iniziando a scavare dopo aver toccato il fondo.

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