Riotta, il “garbage” del giornalismo italiano
Ieri mattina, poco prima della tavola rotonda dei giornali universitari organizzata, tra gli altri, da Inchiostro, si è tenuta una conferenza di Gianni Riotta dal titolo “Verità e realtà tra new e old media”. Per chi non lo sapesse, Gianni Riotta è l’ex direttore del TG1 ora passato al Sole 24 ore.
Dopo un’avvincente e a tratti commovente “lectio magistralis” sull’arte di raccontare la notizia, il noto giornalista ha voluto fornire alcuni splendidi esempi di cosa vuol dire parlare bene e razzolare male.
Pubblico le battute finali dell’intervento, la domanda di Marco Canestrari, redattore di Inchiostro, e la successiva risposta del giornalista (nel video in cima al post questa parte inizia al minuto 47).
Gianni Riotta. […] In qualunque mezzo vi trovate, strofinate il pelo del gatto all’incontrario. Quando io stavo al Manifesto, rompevo i coglioni ai lettori del Manifesto, perché volevo che gli si muovesse il cervello. Provate a mobilitare il cervello del vostro lettore o ascoltatore o lettore di internet, non ad assecondarlo nel suo pregiudizio. Si guadagna di meno, però.
[applausi]
Marco Canestrari. […] Sono assolutamente d’accordo con l’ultima affermazione del dott. Riotta, e per questo motivo non lo capisco. Se è vero che bisogna lisciare il pelo del gatto al contrario, ci sono notizie che vanno date anche se la maggior parte dell’opinione pubblica non le vuole ascoltare. All’inizio dell’incontro ha fatto l’esempio della foto di Berlusconi con Obama. […] Qui abbiamo problemi molto più gravi. Si è parlato molto, in questi giorni, della creazione del Popolo della Libertà a partire da Forza Italia, passando per la Cdl. Non è stato detto da nessuna parte che una sentenza di primo grado del Tribunale di Palermo afferma che Forza Italia è un partito nato per venire incontro a delle richieste precise di Cosa Nostra. [applausi] Non è stato detto. In una conferenza di questa mattina si parlava dell’ultima intervista a Paolo Borsellino. Quell’intervista andava fatta vedere in questi giorni, per forza; è una cosa incredibile, surreale. In quell’intervista non erano ancora emerse le verità del processo a dell’Utri, ma già si sapeva tutto. Non riesco a capire come possiamo uscirne se non cominciamo davvero a fare quello che Lei ha detto due minuti fa. [applausi] Lisciare il pelo al contrario, secondo me, vuol dire anche perdere il posto.
La reazione di Riotta è stata strana: si è messo a ridere.
G.R. Che ‘tte devo di’? Ma li leggi i giornali?
M.C. Sì, appunto.
G.R. E allora che ‘tte devo di’?
A questo punto il grande giornalista apre una digressione, non richiesta, rivolto al collega John Lloyd (che durante l’incontro aveva parlato del conflitto di interessi).
G.R. Io sono una persona molto concreta. Mi levo il cappello davanti a quello che dice John Lloyd sul conflitto d’interessi, però, John, la grande maggioranza degli italiani che vota per il centro-destra si chiede tutti i giorni […]: come mai, se il conflitto d’interessi è una cosa così importante (bada, per me non è importante, è importantissima), e la stampa di sinistra lo sventola tutti i giorni, avendo la sinistra governato per sette anni e avendo pronto in Parlamento un testo molto buono sul conflitto di interessi, non lo ha votato? Fino a che non si risponde a questa domanda, è propaganda. C’è stato un momento in cui si poteva approvare quella legge […], ma non è stato fatto. Se non l’avete fatto, evidentemente non è un problema, su cui Berlusconi ha buon gioco a dire: “old stuff” (roba vecchia, ndr).
Ora il giornalista si rivolge al nostro redattore.
G.R. Veniamo alle notizie, amico mio. Io sono stato direttore del TG1 per due anni e mezzo. Ho dato tutte le notizie che c’erano da dare. Tutte. Se tu pensi che questo sia stato facile, ti auguro un giorno di andarci e di vedere se è facile. Non c’è una notizia che è stata in un modo subalterno al governante di turno. Ho preso persino il punto d’onore […] per aver trasmesso il video con Berlusconi e Schultz (al Parlamento Europeo, dove il nostro Presidente del Consiglio ha dato del kapò nazista al collega tedesco, ndr). L’ho fatto perché volevo chiarire il fatto che la testata avesse trasmesso tutto. Il resto sono chiacchiere, propaganda. E se è propaganda che a te piace, mi sta benissimo. Tutte le sentenze che sono venute dopo, pro o contro Silvio Berlusconi, mentre io ero direttore del TG1 sono andate in onda. Prima di me, non rispondo io. [accenno di applausi] Non c’è bisogno di applaudire. Questo è il dovere minimo di un giornalista. Sono pagato per questo. Però, se pensate che a 55 anni io venga a prendere garbage (spazzatura, ndr) al Festival del Giornalismo, vi sbagliate.
Sembra di vedere un copione già scritto, un eterno ciclo infinito che si ripete. Il giornalista, che dovrebbe per primo fare domande “scomode”, non risponde alle domande “scomode” che gli vengono poste.
D’altronde non ci vuole un genio per capire che, quando una discarica è piena, è inutile aggiungere garbage.
ciao ragazzi! son un ex dell’uni pv ora a Siena per la specialistica in giornalismo scientifico. C’ero anch’io alla conferenza dell’individuo di cui parlate e l’indignazione per il comportamento di mr. Riotta è tanta.
Da un personaggio del genere, nel tardo pomeriggio demolito sistematicamente alla conferenza con Travaglio al teatro “Pavone” che ci si può aspettare? Più che altro io mi aspettavo qualche cosa dal pubblico…io appena ho sentito la sua “risposta” ho tolto gli auricolari e me ne son andato.
Questa notizia tratta in pieno la tecnica giornalistica del “parlar d’altro”.
Il maestro indiscusso è Bruno Vespa, ma ora si avvicinano anche giornalisti (se così possiamo definirli) un pochetto più giovani.
Ora qui cosa si è detto e cosa no?
Beh in primis, si è fatto un bellissimo lavoro di taglia e cuci, si è voluto più e più volte sottolineare la parola “libertà” e nascondere nomi come “Craxi”, “Dell’Utri”, ecc… che senza dubbio hanno contribuito alla creazione di Forza Italia.
E poi si sono tolte le informazioni difficili, le nozioni che da pochi sarebbero state digerite, come Dell’Utri condannato in primo grado a nove anni al Tribunale di Palermo, per concorso esterno in associazione Mafiosa.
Ora qui giocherebbe nel ruolo di informato, il cittadino, che si dovrebbe chiedere: “Ma come? Nel ’94 il Cavaliere non era uno che diceva, W Mani Pulite, Tutti contro la Mafia?” E come può allora esistere una forza politica che ha come senatore un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa?
Ora il protagonista cambia, ed ecco che entra in gioco il giornalista-filtro, quello che trasmette le inebrianti parole del Cavaliere, gli applausi sordi di tanti cittadini evidentemente poco informati, senza rievocare vicende come quelle del tale poco raccomandabile Marcello, o del signor Mangano.
Ma siamo sicuri anche in questo caso che sono i giornalisti di sinistra ad intralciare il cammino del PDL, che sono i “coglioni” (parole del liberale Berlusconi), che hanno votato a sinistra, ad additare ingiustamente.
Il colpevole finale è il cittadino, condannato da Tribunale, Corte d’Appello e Cassazione, in un colpo solo. Sentenza: troppo (poco?) informato.
da ex giornalista, che da qualche anno ha in sereno disprezzo addirittura la professione (è sempre più difficile mantenere la calma), e forse financo da ex direttore di inchiostro quando inchiostro era assai poco impegnato sul fronte dell’informazione e della controinformazione (forse ce n’era meno bisogno, chissà, ora è difficile ricordare), posso aggiungere che Riotta non fa altro che accodarsi a uno dei peggiori malcostumi nazionali: quello di usare la propria notorietà per dire “provaci tu, se sei capace”. provocando quindi la reazione istintiva nell’uditorio: “ma se lo dice un grande giornalista come Riotta, forse allora è vero; dall’altra parte chi c’è, chi è questo Canestrari, questo non conta niente”. Nella Retorica di Aristotele, se non ricordo male, già si studiava l’attacco alla persona e l’uso dell’antonomasia come arma di persuasione. Al canto dei famosi, anche dei famosi per merito come Riotta, dovremo opporre il controcanto di chi non conta niente. Qui è evidente che non solo chi non conta vale lo stesso, ma che promette di valere ancora di più. La risposta, alla prossima occasione, potrebbe essere questa: “E allora noi, caro Riotta, la invitiamo a mettersi al nostro posto: cosa le piacerebbe vedere al suo telegiornale, cosa è più interessante per lei, sapere che Dell’Utri e il suo partito e il governo cui fa riferimento è da sempre in odore di mafia (cosa che da sè dovrebbe scatenare una rivoluzione) o conoscere cosa pensa Bonaiuti dell’opposizione?”.