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Rinnovabili: miraggio o realtà?

Viaggio virtuale tra i comuni italiani più virtuosi

di Irene Sterpi

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Come sarà il mondo nel 2035? Quali fonti di energia verranno privilegiate o, semplicemente, quali saranno quelle ancora sfruttabili da parte dell’uomo?

Come ogni anno, il World Energy Outlook 2010, curato dall’International Energy Agency (IEA), ha cercato di dare una risposta a queste domande, fornendo una proiezione dei trend di produzione, domanda, commercio e conseguenti investimenti nel settore energetico. In particolare, le proiezioni dell’IEA evidenziano un aumento dello sfruttamento delle energie rinnovabili per la produzione di energia elettrica.

Ma questi scenari, che per alcuni potrebbero essere difficilmente immaginabili, in certe realtà d’Italia sono già presenti da tempo.

Un esempio perfetto è il comune di Prato allo Stelvio, in Val Venosta, che si è addirittura aggiudicato la medaglia d’oro alla RES (Renewable Energy Competition) Champions League 2010. Si tratta di una competizione tra città della Comunità Europea che hanno adottato tecnologie rinnovabili e politiche energetiche locali particolarmente virtuose. Nel caso del piccolo comune italiano, sono state installate ben due centrali a biomassa, quattro idroelettriche, una pala eolica, pannelli e collettori solari. Il risultato? Oltre al riconoscimento internazionale, anche un notevole risparmio economico per gli abitanti: basta pensare che, per esempio, l’acqua calda costa solo 7 cent/kWh, contro gli 11 cent/kWh del resto della valle.

Se lo scopo è basarsi sempre più sulle fonti rinnovabili, allora si possono trovare altri 15 esempi da imitare in Italia: si tratta di comuni definiti 100% rinnovabili, secondo quanto si legge dal rapporto di Legambiente “Comuni Rinnovabili 2010”. Quest’anno al primo posto c’è Sluderno (BZ): con i suoi 1800 abitanti è riuscito a diversificare perfettamente il mix di fonti rinnovabili, garantendo la totale copertura del fabbisogno di energia elettrica locale. I protagonisti di questo successo sono, ancora una volta, i numerosi pannelli fotovoltaici e quattro impianti di microidroelettrico, senza contare i collettori solari e gli impianti a biomasse e biogas per il riscaldamento.

Dopo aver letto queste incoraggianti notizie, verrà spontaneo domandarsi quanti siano, in pratica, i comuni che hanno adottato politiche energetiche simili a quelle sopra descritte. Pochi, sul totale, tuttavia il loro numero, secondo una ricerca del CRIET (Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio) è in forte aumento: ad oggi, sono quasi 7000 i comuni che si sono dotati di almeno un impianto che produca energia da fonti rinnovabili.

Secondo l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) le realtà che investono maggiormente in questo settore (e nel fotovoltaico in particolare) sono di piccole dimensioni: infatti, dei 7000 comuni sopracitati, il 66% ha meno di 5000 abitanti. A tener testa alla classifica, secondo il rapporto “Comuni Rinnovabili 2010” di Legambiente, c’è Craco (Matera) per quanto riguarda la presenza di fotovoltaico, e Fiè allo Sciliar (Bolzano) per il solare termico.

Uno degli ostacoli che dovrà essere senz’altro superato, però, se davvero si vorrà una reale crescita di energia ottenuta da fonti pulite, è l’iter di autorizzazioni necessario, davvero ancora troppo lungo e macchinoso.

Fonti:

World Energy Outlook 2010 (www.worldenergyoutlook.org)

RES Champions League 2010 (www.res-league.eu)

Legambiente (www.legambiente.eu)

CRIET (www.criet.unimib.it)

ANCI (www.anci.it)

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