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Recensione/Io non sono

di Erica Gazzoldi

La trama dell’Otello shakespeariano è nota. Iago, alfiere del generale Otello, è frustrato nelle proprie ambizioni. Per vendicarsi, suscita una rete di gelosie e sospetti infondati che si conclude sanguinosamente. E se Iago vivesse oggi, nel pavese? E gli altri personaggi lo processassero, alla ricerca d’un verdetto unanime?

Io non sono (aprile 2012) è stato girato da Luca Ramella e Luca Littarru, con mezzi amatoriali. Gli attori sono tutti non professionisti: Laura Bianchessi, Andrea Bonelli, Mauro Cattaneo, Marco Lupezza, Luca Ramella, Elisa Sarchi, Alessandro Bronzini. Il set vede luoghi di questi dintorni: il tribunale di Pavia, la biblioteca comunale di S. Martino Siccomario, una zona boscosa nella stessa località, uno studio di psicologia in città. Il teatro che compare periodicamente è lo Spazio Isv di In Scena Veritas (fraz. Rotta di Travacò Siccomario).
Ramella lavora tra cinema e teatro e, finora, ha girato film amatoriali. Littarru è regista, attore e fotografo, specializzato in cortometraggi e docufilm, soprattutto sulle tematiche del corpo e del “tramonto dell’Occidente”. Di Io non sono, oltre che la co-regia, ha curato fotografia e montaggio. Ramella è anche direttore artistico della pellicola, nonché attore protagonista. Nella sceneggiatura, brani shakespeariani sono misti ai dialoghi di Laura Bianchessi. Il film è stato prodotto da Odradek e Cosmopoli, con licenza Creative Commons. La colonna sonora è stata composta da Ciro Amore, con l’eccezione del brano Délirante Planète di David Loshtana: “delirante pianeta”, un titolo a dir poco eloquente.
Il delirio comincia con una fuga nei boschi. Inizio dinamicissimo, con riprese a camera a mano e inquadratura in soggettiva, per catapultare lo spettatore nei panni di Iago. Poi, il processo. Il reo è un certo Ivan Agos: fragile e affetto (parrebbe) da amnesie. Lo difende l’avv. Oti, convinto della sua innocenza. Per provarla, fa sottoporre Ivan alla perizia psichiatrica della dott.ssa Emil. La metaletterarietà della vicenda è sottolineata non solo dai nomi, che ricalcano quelli dei personaggi shakespeariani, ma anche dal messaggio lasciato sui cadaveri delle vittime: una citazione dalla Tempesta. Le opere di William Shakespeare parlano fra loro. Muto testimone, il libro che rimane al centro del tavolo attorno a cui i giurati si radunano.
L’andamento del processo è intercalato da flashback: nello studio di Oti o in un teatro dove l’Otello si svolge. La natura scenica di quest’ultimo spazio è quasi esibita. I personaggi indossano vistose maschere da carnevale veneziano. Tutti, tranne Iago/Ivan, sulla cui identità verte il film. La nudità del suo volto è più temibile dei mascheramenti. Perché questi ultimi sono innocenti attrezzi di scena, sempre chiari nella propria funzione. E possono anche portare a sorprese rivelatrici. Il viso scoperto, invece, è fluido e indecifrabile. Esso fa di Iago Amleto, un camaleonte in bilico tra follia e lucidità, che trascina i personaggi in un vortice di dubbi. Il tutto per culminare nella sua dichiarazione di “nichilismo identitario”: <<Io non sono quello che sono!>>
Trailer YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=3WzY_CQLp6A&feature=youtu.be

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