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Recensione / World War Z

La prima domanda che sorge spontanea è: perché nel 2013, dopo l’uscita al cinema di film come Resident Evil Revelations, Rec 3 e Warm Bodies ancora si vuole insistere sul tema zombie? L’atmosfera è quella del genere cinematografico trito e ritrito che ricorda vagamente la sensazione di overdose di vampiri a seguito della saga di Twilight. Fortunatamente, World War Z si salva per un pelo. Niente esorcismi o battaglie all’ultimo sangue: nella pellicola di Marc Forster (Neverland – un sogno per la vita) l’unica possibilità di salvezza sarà la medicina, cosa che, per quanto possibile, rende la storia leggermente più realistica.

Ci troviamo a Philadelphia, quando Gerry Lane (Brad Pitt), ex funzionario delle Nazioni Unite, si ritrova immerso nel caos più assoluto insieme alla moglie e alle due figlie: l’Apocalisse è giunta. Un misterioso virus colpisce la popolazione contagiando le persone con rapidità impressionante: non c’è via di scampo né luce alla fine del tunnel. Chiunque venga infettato si trasforma in un mostro violento ed irrazionale, assetato di sangue e senza una briciola di pietà o coscienza. Uomini, donne, vecchi e bambini: nessuno è al sicuro. Miracolosamente Gerry Lane e la sua famiglia riescono a sfuggire a questi predatori impazziti abbastanza a lungo da essere raggiunti e portati in salvo a bordo di un’imbarcazione federale. Qui, Lane verrà ricattato: aiuterà l’esercito e le Nazioni Unite a trovare una cura contro questo terribile virus, o alla sua famiglia verrà negato rifugio e protezione. Messo con le spalle al muro, Gerry accetterà, partendo con il giovane virologo Fassbach alla ricerca di un antidoto in grado di annientare, o almeno di bloccare il virus. Lungo il viaggio, però, Fassbach resterà ucciso in uno sfortunato incidente e con lui morirà anche la speranza di arrestare l’epidemia. Tutto sembra perduto per sempre e anche la più pallida speranza di sopravvivere svanisce nel nulla. Eppure qualcosa non torna: Lane scopre che alcuni individui, apparentemente senza nessuna connessione tra loro, vengono volontariamente evitati dagli infettati, quasi risultassero ai loro occhi completamente invisibili, o non avessero niente di appetibile. Perché? Cosa li rende invulnerabili? Cosa li accomuna, nonostante differiscano in tutto, dal sesso, all’età, al colore della pelle? Quando la risposta arriverà, Lane dovrà lanciarsi in una corsa contro il tempo, sempre in bilico tra la vita e la morte, per salvare sé stesso, la propria famiglia e l’intera umanità.

Tratto dal romanzo World War Z. La guerra mondiale degli zombi di Max Brooks, la pellicola di Forster viaggia sul filo del rasoio tra il visto e rivisto e quel qualcosa di nuovo che mantiene lo spettatore con gli occhi incollati allo schermo. Il cast è buono e oltre a un Brad Pitt tutto sommato convincente, partecipano al film anche David Morse (nella parte davvero misera dell’ex agente della CIA internato in una base aerea statunitense nella Corea del Sud) e Pierfrancesco Favino (Le Cronache di Narnia – il principe Caspian, Saturno contro). Il genere è quello, dal quale non ci si deve aspettare nulla di nuovo, ma la trama si svolge in modo scorrevole ed avvincente, arricchita da quella nota di realismo alla Virus Letale che sinceramente non guasta, nonostante non brilli di originalità assoluta.

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