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Recensione – Tutti pazzi per Rose

di Silvia Piccone

In patria si intitola Populaire, come la celebre macchina da scrivere, mentre in Italia è stato tradotto senza rimorsi Tutti pazzi per Rose: è l’opera prima di Régis Roinsard ed è una commedia romantica dai toni pastello, al sapore di zucchero filato.
Siamo alla fine degli anni ’50 e nell’aria inizia ad aleggiare un delicato profumo d’emancipazione. L’occupazione femminile più ambita è una e una sola: il sogno di ogni giovane donna è quello di diventare una scattante e devota segretaria (emancipazione?).
La protagonista Rose (Déborah François), per di più, diventa molto più che una (anche abbastanza maldestra) semplice segretaria: infatti scopre di avere un grande talento come dattilografa, e incoraggiata dal suo capo (Romain Duris) inizia a partecipare a prestigiose gare, mettendosi a confronto con centinaia di concorrenti. Un duro allenamento prevede intere sessioni di battitura giorno e notte, tanto da spingere il boss ad accoglierla nella propria casa e ottimizzare i tempi di preparazione.
Come ogni commedia zuccherina che si rispetti il finale è assai scontato, così come, purtroppo, lo è anche il corpo della trama, troppo concentrato sulle suddette gare di battitura, tanto affascinanti a detta del regista stesso, quanto noiose se riproposte continuamente allo spettatore, in un loop quasi mortale.
Ottima Berenice Bejo nel suo ruolo da non protagonista, personaggio tanto potente esteticamente e caratterialmente da spiccare su quello della protagonista, scenicamente meno forte e con doti recitative più deludenti. Una piccola delusione anche a proposito dell’interpretazione del ruolo maschile: Romain Duris (molto bravo e capace nei personaggi di film quali Parigi, L’appartamento spagnolo o Bambole russe) nelle commedie più sentimentali perde tutto il suo fascino a favore di una mono-espressione poco comunicativa. Inoltre, da manifesto su una delicata tematica sociale a favore delle donne, questo film rischia di diventare, al contrario, un insieme di stereotipi dall’inquietante vena misogina, a partire dalla base della trama rappresentata dal ricatto di cui è vittima Rose – per il quale, se non accetterà di partecipare alle gare, non potrà ottenere il lavoro.

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