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Recensione / Quartet

di Silvia Piccone

Leggiadro debutto alla regia di Dustin Hoffman: non è sempre vero che, quando un grande attore attende sino ai settantacinque anni suonati per il proprio esordio, è perché ha qualcosa di urgente da raccontare. A un certo punto della propria carriera e in un determinato periodo storico,come di recente ha dichiarato anche Almodovar sul suo ultimo film, talvolta l’artista sente l’intima esigenza di far divertire in qualche modo il proprio pubblico, fosse anche solo grazie ad una piccola fiaba degna d’esser cantata.
Presentato al Toronto International Film Festival, in Italia Quartet esce in sala dopo aver aperto l’ultima edizione del Torino Film Festival: un fornito gruppo d’ex musicisti, ormai in pensione in una casa di riposo musicale persa nel verde delle campagne inglesi, deve accordarsi e mettere in scena uno spettacolo musicale. L’incipit sotto le note della Traviata preannuncia già la leggerezza e la speranza di un occhio in là con gli anni (quello del regista) che osserva la sua stessa generazione con la tenerezza di chi non concepisce la vecchiaia come preambolo alla morte, bensì come seconda vita dal nuovo ritmo e dalle nuove emozioni – e mentre suona il Libiamo, come un sincero augurio tra amici, ci presenta i vari protagonisti del film. La grande passione di tali artisti in ritiro non ha smesso di animare Beecham House, dove le giornate si impiegano cantando, giocando o passeggiando, assistendo a divertenti diverbi tra vecchietti, amare riflessioni, ingenui vuoti di memoria ed amori rinati. Ma cosa succede se in un bel gruppo già consolidato sopraggiunge d’improvviso un nuovo arrivo? Poco importa in realtà, perché il Gala annuale per l’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi si avvicina e le prove devono procedere: non saranno ammessi errori.

Valide le interpretazioni all’interno di un cast di tutto rispetto e in parte mutuato dal fantasy recente – tra cui spicca l’ottima l’interpretazione di Maggie Smith, gelida vamp dallo sguardo di pietra che, smessi i panni della Minerva McGranitt di Harry Potter, torna tra i babbani a far battere qualche cuore precedentemente infranto.
Lungi dal voler rivoluzionare un cinema che comunque, già da interprete, ha dignitosamente arricchito, Dustin Hoffman offre un personale omaggio, con questo piccola ma divertente commedia, alla sua generazione ed alla musica nostrana che tanto incanta (a ragion veduta) gli artisti intrnazionali, senza pietismi o sguardi drammatici sulla vecchiaia in generale ma scattando una nitida e colorata istantanea ad un fortunato gruppo d’anziani. Questi, pur con i limiti fisici di una vita in gran parte vissuta, non hanno perso l’entusiasmo fanciullesco di chi è ancora pieno di vita e continuano a ballare. Finché ce n’è, il tempo non va sprecato.

Un pensiero su “Recensione / Quartet

  • Francesco

    Minerva McGranitt, ovvero la grandissima attrice Maggie Smith, non è un residuo del fantasy recente. E’ vero che siamo giovani, forse io un po’ meno dell’autrice dell’articolo, ma la carriera dell’attrice comincia già negli anni ’50. Invito a cena con delitto, Camera con vista, Hook, Sister Act: solo per dire i titoli noti veramente a tutti, ma la sua filmografia e i registi con cui ha lavorato sono davvero immensi.

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