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Recensione – Les contes d’Hoffmann

Il diabolico gioco del riflesso

Ricca, variegata, travolgente; un’opera che non smette di stupire, in una parola: sfaccettata.

hoffmann-ev-uaumagTre donne, tre opposte personalità, l’eterna lotta tra il bene e il male, il diavolo, un unico novellatore innamorato.

Il gioco di riflessi tiene in piedi l’intera struttura: i racconti si snodano tra una serie di immagini diffratte e scomposte da cui lo spettatore non può che rimanere incantato, attratto dall’opulenza scenografica, dai mille dettagli, dai particolari con cui ognuna delle tre donne è descritta, quasi incorniciata.

Cinque atti in cui si alternano dramma e operà comique, situazioni ridicole e giocose confluiscono nella tragedia di un amore maledetto, costruito sul’incomunicabilità, contrastato da un onnipresente spirito diabolico che riesce ad avere la meglio su ogni sentimento positivo e spegne ogni speranza di felicità. Sensualità e bellezza sono esaltate in un crescendo come caratteri diabolici o doni divini, sempre al centro dell’attenzione, fulcro e origine di ogni passione.image (1)

Les contes D’Hoffmann lascia senza fiato: alla ricchezza della partitura è resa giustizia dalla disarmante prova del soprano Larissa Alice Wissel, in grado di trasformarsi in artista, fanciulla e cortigiana interpretando in modo totalizzante Stella, primadonna dai tre volti condannata all’isolamento e alla morte da un amore impossibile.

Il Teatro Fraschini colpisce nel segno con un programma di stagione lirica molto promettente e, fino ad ora, pienamente soddisfacente.

Un pensiero su “Recensione – Les contes d’Hoffmann

  • Umberto

    A leggere la recensione vien voglia di vederlo…. ho anche imparato una nuova parola: opulenza…

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