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Recensione / “Cena tra amici”

di Erica Gazzoldi

“…è evidente che la gente è poco seria/quando parla di sinistra o destra…” cantava Giorgio Gaber. È poco seria anche quando parla d’una quantità d’altre cose, come il significato d’un nome. Le prénom, “Il nome”, s’intitola appunto il film di Alexandre de La Patellière (2012). In Italia è Cena tra amici; il Politeama l’ha proposto come secondo titolo della rassegna Pellicole d’autunno 2012 (cfr. http://inchiostro.unipv.it/?p=8296  ). Per certi versi, s’avvicina a Carnage, di Roman Polanski (2011), ma è privo della sua muscolare ferocia. Il tono è da commedia brillante, giocata su dialoghi giustamente già decantati. Durante una cena (rigorosamente “etnica”), si fronteggiano un “intellettuale di sinistra”, Pierre (Charles Berling), e un “ricco cafone”, Vincent (Patrick Bruel). Il pomo della discordia è il nome del bambino che Anna (Judith El Zein) darà a quest’ultimo. Dovrebbe essere “Adolphe”, come l’eroe del Romanticismo francese, nato dalla penna di Benjamin Constant. Ma Pierre e la moglie Élisabeth (Valérie Benguigui) si oppongono categoricamente: ricorda troppo Adolf Hitler. A questo punto, scatta un ping-pong verbale serratissimo, tra pistolotti pseudo – umanitari, superbia intellettuale, provocazione gratuita e teorie sulla memoria storica. Il tutto piegato a chiacchiera da bar, in una gara a scolpire il proprio ego. La vanità dei protagonisti li intuba in un vero e proprio tunnel, come quello che compare nei titoli di testa. Mentre essi discutono sull’inopportunità del prénom, la loro città trabocca di strade dai nomi malauguranti, senza che nessuno abbia mai trovato la cosa scandalosa. D’altronde, la foga dei personaggi non è che gioco, come rimarca il mite Claude (Guillaume de Tonquedec). Per loro, è indifferente che si parli dell’Olocausto, del velo islamico o del menu. L’intellettuale di sinistra e il provocatore di destra concludono tutto a tarallucci e vino, sancendo la loro somiglianza di fatto. Entrambi cercano la stessa cosa, l’affermazione di se stessi. La loro lite di famiglia è stata talmente inconsistente da svanire come vapore, sebbene abbia esumato rancori, vecchi torti, segreti. Non si è dimostrata innocente neppure la “neutralità” di Claude. La pellicola plana su un “ghigno” d’ipocrisia. E questo è quanto rimane di cotanto scontro fra ingegni.

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