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Recensione – 1303

Capita spesso di andare al cinema per poi tornarsene a casa insoddisfatti: film dalle trame scontate, film troppo lenti, film mal recitati, eccetera. Ma è davvero raro trovarsi davanti a un tale orrore da desiderare il rimborso del biglietto. Ero partita particolarmente speranzosa, avevo davvero voglia di vedere un bel film horror. 1303 racconta la storia di una ragazza di nome Janet la quale, a causa del rapporto burrascoso con la madre, decide di prendere in affitto un appartamento e andarsene di casa. Inizialmente entusiasta, Janet comincerà a sentirsi inquieta per via di una presenza malvagia. Anni prima, una ragazza aveva ucciso la madre in quello stesso appartamento e si era poi suicidata gettandosi dal balcone. Da quel giorno il fantasma della giovane aveva infestato la casa uccidendo chiunque provasse ad abitarla. Storia non originalissima, ma la premessa non era male: vietato ai minori di 14 anni, remake di un horror giapponese, trailer tutto sommato convincente con classici annunci a tutto schermo del tipo: “tratto da una storia vera”, “più terrificante di The Ring”, “agghiacciante” e così via. Ora, tralasciando il “tratto da una storia vera” che ha per lo più la sola funzione di appesantire la presentazione del film e tralasciando il “più terrificante di The Ring” – in tanti ci hanno provato, tutti hanno fallito – mi aspettavo quanto meno che 1303 fosse “agghiacciante”. Invece mi sono ritrovata davanti a uno spettacolo quasi pietoso. No, non esagero, è stato terribile. Non solo la trama si è rivelata molto più scarna e banale del previsto ma l’intero film è scadente. Le riprese sono di qualità davvero bassa e ricordano vagamente quei telefilm sconosciuti che fungono da “tappabuco” la domenica pomeriggio su canali televisivi secondari. Gli effetti sonori sono ripetitivi e spesso fuori luogo, talmente inappropriati in alcuni momenti da rendere il film quasi ridicolo. L’intera pellicola è un insieme di sequenze di pochissimo spessore e di dubbia utilità ai fini della storia, tanto da far sorgere pensieri del tipo: “Ma perché hanno girato questa scena? Che senso ha?”
La storia è strutturata in modo goffo e irregolare e passa da scene di pura e ingiustificata disperazione da parte della protagonista a momenti di totale apatia quando invece ci si aspetterebbe un minimo di reazione. Anche la recitazione degli attori è poco convincente, specie quella di Julianne Michelle, nei panni di Janet, che passa dall’essere spensierata e infantile – al limite del ridicolo – per poi ricadere in atteggiamenti forzati ed esagerati. E giusto per non farci mancare niente, anche il doppiaggio è risultato deludente, gli “effetti speciali” – davvero poco “speciali” – ricordavano molto gli esperimenti fai-da-te di un qualsiasi appassionato di horror con in mano una videocamera; molte scene presenti nel trailer ufficiale non appaiono nel film che dura meno di un’ora e mezza.
Forse avrei dovuto essere più acuta, forse avrei dovuto capire che quel “1303” e la storia dell’appartamento infestato si ispiravano un po’ troppo a qualcosa di già visto – e assolutamente meraviglioso – in 1408 di Mikael Hafström, tratto dal un racconto di Stephen King. Forse speravo che l’ispirazione creasse qualcosa di buono. Forse… Ma il tentativo è fallito. E i miei 8 € (esclusi i soldi per pop corn e la bibita) sono stati miseramente sprecati.

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