Attualità

Raid neonazista?

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Stamattina il quotidiano “La Repubblica” ha svelato come ad attuare il raid di sabato a Roma, nel quartiere Pigneto, a danno dei negozi di alcuni lavoratori immigrati, non fossero stati (solo) dei giovani neonazisti.
Anzi: il conduttore, “il capo” dell’operazione punitiva, tal Dario Chianelli, si proclama un elettore legato alla sinistra, come dimostrerbbe il tatuaggio di Che Guevara esibito di fronte ai giornalisti (vedi foto Ansa).
Immancabili e celerissime, poche ore dopo, arrivano le reazioni politiche: il primo a intervenire è Maurizio Gasparri, che si scaglia contro la “strumentalizzazione” operata dalla sinistra sull’evento, affermando: “Uno degli aggressori si qualifica addirittura di sinistra, e i tatuaggi e gli emblemi esibiti riguardano Che Guevara e non le croci uncinate. Walter Veltroni deve chiedere scusa ai romani ed agli italiani per le bugie che ha alimentato insieme a molti altri in una campagna di odio e di diffamazione senza precedenti. Si e’ perfino osato dire che l’aggressione al Pigneto scaturiva da un clima politico-culturale derivante dai risultati elettorali romani e nazionali”.
Lo stesso Chianelli rifugge le accuse di razzismo: “quel giorno non c’è stato nessun razzismo, nessuna xenofobia e nessuna questione politica”.

Vorrei cercare di chiarire alcune questioni:

1- Gasparri parla prima di “strumentalizzazioni” da parte di Veltroni, e dopo sottolinea l’appartenza “ di sinistra” di Chianelli, ricordando il tatuaggio del Che. Il portavoce del PDL ha difficoltà a perseguire quel che dice.

2- Il fatto che l’allegra e violenta combriccola fosse guidata da questo tale, “di sinistra”, non cancella il fatto che dietro a lui ci fossero dieci persone incappucciate e addobbate con bandiere naziste, giunte sul luogo solo per la missione punitiva.

3- Questo Chianelli su che base si proclama un’uomo “di sinistra”? L’avversione al razzismo (perché di questo si tratta), soprattutto in manifestazioni violente del genere, dovrebbe essere uno tra i valori fondamentali di un uomo “di sinistra”.

4- In relazione a quest’ultimo punto: Chianelli non può considerarsi l’esemplificazione dell’uomo “di sinistra”. Al massimo l’esemplificazione di un uomo ignorante.

5- I negozi degli extra-comunitari del Pigneto, chiunque abbia agito, al di là delle questioni politiche, rimangono danneggiati.

8 pensieri riguardo “Raid neonazista?

  • Dunque gente ecco la mia posizione:
    – é ovviamente ingiustificato questo tipo di raid, le istituzioni hanno il compito e il dovere di agire, non i cittadini
    – per la 100esima volta, il raid non era razzista nemmeno nazista, anche perché uno straniero di colore ci ha preso parte
    – non so se il raid é avvenuto contro obbiettivi responsabili di furti e altro
    – il neonazismo non centra proprio nulla, quindi evitate un titolo del genere per cortesia! Avete notato percaso il tatuaggio del Che sul braccio del “capo del raid”?
    – Questo raid, e ripeto, assolutamente illegale deve però fare aprire gli occhi alle istituzioni, e farli aprire bene, perché gente io non so se ve ne rendete conto ma é da parecchio tempo che la fiducia per le istituzioni sta calando in modo veramente drastico costringendo la persone a fare giustizia da soli (sbagliando ovviamente, ma non hanno alternativa).
    Questo é tutto. Ciaooo

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  • piccola info su persone che hanno il tutaggio di Che Guevara:

    1 – Mike Tyson
    2 – Maradona

    il tatuaggio del dottore sudamericano, quindi, non è certo sintomo di essere bandiere della sinistra…

    … ma al massimo, in alcuni casi, di imbecilli…

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  • Egregio Sig. Ottavio,

    secondo me questo tipo di azioni, simili a ciò che viene comunemente chiamato pogrom, non è una cosa da semplice cittadino e, sebbene uno usi il termine “di sinistra”, compiendo quest’atto travalica la frontiera e assumendo una posizione opposta.

    Comunque, tralasciando quest’aspetto, il clima è un altro: c’è un problema, è vero, quello della criminalità. Però c’è anche stata una grande strumentalizzazione politica e mediatica di questo problema. è stato stereotipato e la sua varietà è stata ridotta alla semplice “criminalità degli immigrati”, quando invece abbiamo ‘Ndrangheta e Camorra che sono tra le più grandi organizzazioni criminali al mondo, contro le quali non vengono usati certi toni e certi mezzi radicali, perché è facile prendersela contro il “semplice” spacciatore piuttosto che contro il capetto di quartiere con le spalle coperte e i subordinati pronti a intervenire.

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  • mai pensato che la bardatura fosse un trucco…?

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  • e sareste beninformati?

    Giornalista testimone conferma Raid Fascista al Pigneto

    Ma i media credono più al pregiudicato col “Che” che a lei.Li stanno coprendo,a partire da “Repubblica”

    Raid del Pigneto. «Non era Chianelli il capo della banda: il capo era un nazista»
    L’unica testimone ripete: «L’ho già detto alla Digos: il capo era giovane, aveva una bandana, un foulard con la svastica».
    di Anna Tarquini
    Simona, la giornalista dell’Agenzia Italia testimone diretta del raid xenofobo al Pigneto, ha ancora «l’immagine chiara» davanti a se. «Quell’uomo – racconta a l’Unità – avrà avuto sui 25 anni e aveva la svastica, era lui che guidava i violenti». Eppure tutta l’attenzione si è spostata sul pregiudicato Dario Chianelli, e sulla sua versione dei fatti: «Non è razzismo, ma la vendetta di quartiere contro uno scippo». Ma tante cose in questa ricostruzione non tornano: «Ha detto che avevano tutti il casco, ma stranamente – prosegue Simona – quello che ho visto io il casco non ce l’aveva. Dicono che c’era anche un ragazzo di colore tra gli aggressori, ma certo l’avrei notato». Ma forse per tanti – anche giornalisti – è più comodo credere a un balordo…
    Ripartiamo dalla svastica. L’aggressore del Pigneto aveva o non aveva la svastica? Simona, la cronista dell’Agi che in diretta, seduta sul sellino del suo motorino, ha dettato il primo lancio di agenzia sul raid ancora oggi è sicura di sì, c’era. Ed è certa anche di un’altra cosa: questa storia è molto brutta e si sta dando più credito alla versione di un uomo che ha pure più di un precedente penale rispetto a quella di una giornalista che suo malgrado è stata testimone diretta. «Io ho visto quello che ho scritto, né più né meno. Ho visto questa bandana o questo foulard con dei segni tra cui la svastica. L’ho già detto anche alla Digos». Simona, lo diciamo subito noi, è stata minacciata. In questi giorni ha mantenuto un rigoroso silenzio sulla vicenda, anche se il suo mestiere è raccontare. Lo ha fatto perché è testimone, naturalmente, ma anche perché qualcuno le ha detto papale papale: «Al Pigneto è meglio che non ti fai rivedere per un po’». Simona non crede alla
    versione di Dario Chianelli, non ricorda di averlo visto davanti all’alimentari del bengalese. Dice: «può essere pure che ci fosse, ma io ho denunciato un’altra cosa, ho descritto un altro uomo come capobanda».
    Ripartiamo dai fatti. La rabbia del quartiere, la violenza, l’intolleranza. Poche ore dopo il pestaggio già gira una versione che dice: «Non è razzismo, ma la storia di uno scippo vendicata dal quartiere». Ma in quelle stesse ore e ancora oggi c’è un altro fatto incontestabile: Simona, sabato 24 maggio, alle 17.15 è seduta sul motorino davanti all’alimentari del bengalese e vede arrivare un uomo seguito da altri dieci ragazzi urlanti. Alza il telefono e cerca, invano, di chiamare il 113. «L’immagine è ancora chiara davanti a me. Avrà avuto 20 forse 25 anni e aveva la svastica». Ecco il suo racconto: «Io in questi giorni non sono intervenuta. Ho fatto il mio dovere di cronista, l’ho detto alla Digos, loro hanno detto la loro verità va bene così. La cosa più bella è che per alcuni giornali, come dire, quello che ha detto una persona che comunque ha precedenti penali è oro colato. È arrivato là da solo, c’era casualmente, insomma. Ha detto che avevano tutti il casco, ma
    stranamente quello che ho visto io il casco non ce l’aveva. Poi ora dicono che c’era anche un ragazzo di colore tra gli aggressori, ma forse l’avrei notato invece non l’ho notato. Insomma una serie di cose che mi lasciano francamente perplessa. Però, siccome io non faccio la commentatrice, e siccome mi hanno fatto capire che devo stare attenta e non avvicinarmi al Pigneto, allora il mio profilo è ancora più basso. Dopodiché magari venisse fuori, ma a questo punto secondo me non verrà mai fuori». Per carità. Tutto può essere. «Magari – dice Simona – quelli erano veramente un’accozzaglia di gente del quartiere, magari la svastica non sanno nemmeno che vuol dire. Boh. Però so che la svastica uno ce l’aveva, poi figurati se può venir fuori, evidente che no».
    Il giorno dopo il pestaggio la Digos offre la sua versione: la politica non c’entra. È uno sgarro mischiato all’intolleranza del quartiere che non ne può più di spaccio e risse. Il responsabile – dice sempre la Digos – è un uomo che cercava di riavere il portafogli da un certo Mustafà. Poi è la vendetta verso i bengalesi a colpi di bastone e di sloga: «Immigrati bastardi».
    L’altra versione. Niente slogan, niente frasi come «negri bastardi». I dieci, quindici energumeni che hanno preso a mazzate le vetrine dei bengalesi non parlavano, urlavano, come se la spedizione punitiva fosse studiata da tempo a tavolino e dovesse essere rapida e precisa. Già una settimana fa Simona era stata precisa su questa circostanza. Oggi lo è ancora di più. «Sì, urlava e chiamava gli altri. Tra l’altro io ho letto che quello con la magliettina rossa, quello che si è costituito, Chianelli, dice che era il primo. E che poi gli altri sarebbero arrivati dopo. Ora, io ero seduta sul mio motorino, quindi se lui è venuto, a volto scoperto, passeggiando tranquillamente e si è messo davanti all’alimentari può anche essere che io non l’abbia visto. È possibile. E poi sono arrivati gli esagitati dietro, può essere. Detto questo io però ho davanti l’immagine del primo che arriva urlando come un pazzo, arrivano tutti urlando e insieme come massa di dieci persone, quindici
    persone si gettano contro quello là, contro il bengalese». Il primo che arriva davanti all’alimentari, il capo, secondo Simona non è Chianelli. «Mi sembrava un giovane. Io ho detto anche alla Digos che, considerato che era abbastanza snello, poteva avere sui 25 anni. Però questa è proprio una deduzione. Non era assolutamente Chianelli, anche perché la magliettina rossa mi avrebbe colpito, no? Invece proprio no, non aveva la maglietta rossa. Chianelli dice che è arrivato da solo, questi non li conosceva, giusto? Però poi lui dice: “però io sono di sinistra quindi non c’entra questo fatto della svastica, il razzismo non c’entra”. Però se tu non li conosci non sai quelli come si sono bardati, no? O forse li conosci perché hai visto che possono essere ragazzotti del quartiere, ma tu, se non li conosci, non lo sai quello che si sono messi addosso. Almeno dovrebbe essere così. C’è qualcosa che non mi torna, dopodiché…». Dopodiché Dario Chianelli si offre alla stampa. Racconta
    il raid, dice: «Sono stato io e la politica non c’entra». Giovedì 29 a mezzogiorno si costituisce. Viene interrogato e poi viene lasciato libero di tornare a casa, accolto tra gli applausi dal Pigneto. Di più. Ormai rinfrancato il quartiere confessa che tra i mazzieri c’è anche un immigrato. «La cosa più grave è la strumentalizzazione – dice Simona – , nel senso che tu fai una cosa, per me è stato uno choc terribile, e tu vedi poi che i colleghi credono più a un balordo che dice delle cose piuttosto che a una persona che non ha motivo di dirti una cazzata. Perché c’era la svastica o non c’era la svastica, sempre quello è. Sempre violenza è. Quindi non capisco perché se c’è la svastica allora è fascista ed è più grave? Io non scrivo per l’Unità, io lavoro per l’Agi quindi… non avrebbe proprio senso. Una storia proprio brutta, proprio brutta»

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  • gennaro romano

    CERTI EVENTI SONO UNA VERGOGNA E I POLITICI PIù CHE FARE QUELLO CHE FANNO DOVREBBERO ESPRIMERE IL LORO RAMMARICO,SIANO DI DESTRA O SINISTRA.

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  • gennaro romano

    E PER VOSTRA INFORMAZIONE,I NEONAZISTI SONO CONSIDERATI COI NEOFASCISTI ESTREMISTI DI DESTRA, E SE ANCHE QUELLI COL TATUAGGIO DEL CHE SONO CONSIDERATI ESTREMISTI UN MOTIVO DEVE ESSERCI!

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