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Quei fatidici mesi prima dell’Università…

Arriva un punto nella nostra vita in cui ognuno di noi è costretto ad affrontare il salto nel “profondo blu”; la vita dopo il liceo. Gli anni da liceale dicono siano i migliori; il rapporto che si instaura con i compagni di classe, le verifiche che sembrano impossibili da superare decentemente, il viaggio di fine anno scolastico, le corse per recuperare quelle materie tanto odiate e temute, l’ultima campanella che per sempre rintoccherà nei nostri ricordi ed infine la tanto attesa maturità, il periodo più temuto e sofferto da ogni studente ma che, se vissuto a pieno al fianco dei giusti compagni, sarà quello che regalerà le più indimenticabili emozioni.

Lisa Martini

I gruppi di studio, le nottate passate sui libri di storia che tra nazismo, fascismo, guerra fredda, sembrano non finire mai, l’ansia che piano piano prende il sopravvento, le risate isteriche ed i giorni che si fondono con le notti passati a consolarsi a vicenda con i nostri compagni di “sventure”. Insomma durante il periodo d’esame tutto è possibile e tutto è dovuto. I genitori che ci stressano perché hanno paura che il nostro studio non sia mai abbastanza o che, in alcuni casi, sia eccessivo, i libri che accatastati sul comodino ci danno il buongiorno ogni mattina, e poi un giorno (solitamente il più caldo di giugno perché la sfiga non è mai abbastanza) ti svegli e dici “ cavolo , oggi è il giorno dei giorni, è lo scatto finale, è la luce che appare infondo al tunnel, è il giorno dell’orale”. Ti svegli con l’ansia, fai colazione con l’ansia, guidi verso la meta finale (con l’ansia) e poi succede. Sei lì; davanti a te i professori che ti hanno accompagnato anno dopo anno con a loro fianco dei perfetti sconosciuti che nel giro di quaranta minuti (se tutto va bene) devono giudicarti, “quantificarti”. Tutto scorre veloce, il tempo sembra passare lento e allo stesso tempo veloce. Sei fuori, sei Libero. Lanci via riassunti, fogli degli appunti, il santino con Gesù bambino che la nonna ti ha gentilmente prestato per l’occasione e che rivuole assolutamente a fine giornata, alzi gli occhi al cielo e ti senti libero. Passano pochi minuti, il tempo necessario affinché le tue guance riprendano un tono apparentemente umano e, spontaneamente, ti si accende una lampadina nel cervello e sorge la fatidica domanda “Mo’ che faccio?”.. di primo getto ti viene da pensare “bevo talmente tanto da riuscire a dimenticare tutto ciò che ho studiato”. Poi respiri, ti guardi intorno e inizia a salire un altro tipo d’ansia, ancora più pesante e accompagnata a questa “piacevole” sensazione arriva la fatidica domanda “Lisa hai già deciso cosa fare all’Università?”. Oddio, non è finita qui allora. Mi avete mentito, voi ex maturandi che postando le vostre foto post-esame enunciavate al mondo di Facebook “è finita”. Inizi allora a collegare il cervello alla bocca, la ragione al sentimento e, preso da un oramai quotidiano attacco d’ansia, ti metti a cercare di tirar sù i primi mattoncini per costruire il tuo futuro.

lisa martini

Ti imbatti in almeno 50 siti di 50 università diverse, uno più complicato dell’altro, tasse che ti fanno venire la pelle d’oca e inizi a sentirti piccolo, indifeso e solo in un mare di pesci che, apparentemente, sembrano molto più grandi di te. I tuoi genitori in tutto questo sono lì, fissi su quell’argomento che tu vorresti evitare a tutti costi tanto che preferiresti offrirti come tributo ai più crudeli e violenti Hunger Games. Ma loro no, non demordono; che tu stia dormendo, mangiando, andando al mare, in montagna, sulla Luna, loro sono lì e aspettano, anzi pretendono, una risposta soddisfacente. “Allora?”, “A che punto sei?”, “Hai deciso?”, “Lisa puoi portare fuori la spazzatura e dopo parliamo?”. Parliamo. Ma di cosa vuoi parlare? Sono qua, a nemmeno 48 ore dopo una estenuante corsa contro il tempo per ripassare francese, spagnolo e inglese (tutto possibilmente in un’ora) e tu mi chiedi cosa voglio diventare da grande? È gia tanto se so cosa voglio mangiare per cena e tu ora, in questo momento, mi chiedi se voglio fare la traduttrice piuttosto che l’avvocato? Intanto fammi portare fuori la spazzatura, che solo decidere se fare le scale o prendere l’ascensore è già un dilemma al quale non posso trovar risposta. Se ne parla domani. E di colpo scopri che domani è già Ferragosto e che stanno per scadere i termini per iscriversi alle prove d’ammissione alle quali tu avevi fatto un pensierino. Bentornata Ansia.

 

 

Fotografie di Lisa Martini

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