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Quattro chiacchiere con Vauro: il ruolo della satira e il Cavaliere

di Francesco Iacona

È stato un incontro veloce, quasi sfuggevole, quello con Vauro Senesi, il vignettista di Annozero.
Era tutto il pomeriggio che lo braccavo, che lo inseguivo per un’intervista. Finalmente riesco a fermarlo e a rubargli qualche minuto.
Sono tantissime le cose che vorrei chiedergli, ma avendo egli fretta, non voglio approfittare troppo della sua gentilezza.
Poche battute, quindi. Giusto il tempo per parlare del ruolo che attualmente riveste la satira nel nostro Paese e del personaggio politico maggiormente bersagliato da essa. Un personaggio di cui Vauro stesso ha detto di non voler nemmeno chiamare per nome. Tanto lo si capisce di chi si parla…

Il poco tempo a disposizione l’ho sfruttato anche per togliermi una piccola curiosità, chiedendogli un’impressione riguardo alla sua esperienza come attore sul set del film “Manuale d’Amore 3” di Giovanni Veronesi.

Inchiostro – Qual è il ruolo della satira nell’attuale contesto politico, che a riguardo non sembra molto permissivo…
Vauro – Intanto, la satira se il contesto politico è permissivo o no se ne sbatte altamente i coglioni. La satira è tale proprio perché non chiede permesso né permissivismo. Il permissivismo anzi è la malattia di questo paese perché i signori potenti di questo paese, come vedi, si stanno permettendo di tutto. La satira è almeno un modo, per me che la faccio molto soddisfacente, di prenderli per il culo.

Il Cavaliere con le sue barzellette sembra avere rubato il posto a chi fa satira…
No, perché le barzellette del Cavaliere sono, appunto, barzellette e fanno ridere solo ai suoi discepoli che ridono perché è d’obbligo ridere.
E tra l’altro credo siano barzellette che non raccontano neanche più i bambini di terza elementare…

La satira politica senza di lui che fine farebbe?
Starebbe benissimo. Una meraviglia! Proprio perché è un pessimo barzellettiere e un pessimo comico.
La satira è un gioco di intelligenza e che presuppone anche arguzia, ferocia, cattiveria…ma ha novità. E di fronte a questo impero della banalità a volte si rischia di smarrirla. È difficilissimo fare satira in tempi così volgarmente banali.

L’ultimissima…e cambiamo totalmente argomento.
Che esperienza è stata quella di fare l’attore nel film “Manuale d’amore 3” e lavorare al fianco di attori come Carlo Verdone, Robert De Niro, Monica Bellucci, ecc?
[Sorride] Io mi sono divertito moltissimo. È stato un gioco che Veronesi mi ha dato occasione di fare. L’ho vissuto come un gioco, appunto, e d’altronde quello era. Gliene sono molto grato perché quelli per le riprese sono stati una ventina di giorni in cui mi sono divertito come non mi succedeva da tempo.

Un pensiero su “Quattro chiacchiere con Vauro: il ruolo della satira e il Cavaliere

  • Grande Vauro! Sagge parole le sue. Bella la satira e basta con la banalità.

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