Attualità

Quale sarà il futuro dei Sinti?

di Stefano Sette

 

Quella dei rom è una questione sociale che a Pavia, come nel resto d’Italia e d’Europa, è arrivata a una fase di confronto, sia con le proposte presentate dal Comune che con le iniziative sociali messe in atto da varie associazioni.
Recentemente l’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – ha promosso la campagna “Dosta!” (“basta!” nella lingua romanes), per superare il muro del pregiudizio che ancora separa i Sinti dalla maggior parte dei cittadini, anche se molti di loro sono cittadini italiani dal 1861. Il 15 ottobre 2010 si è tenuto presso l’Aula del ‘400 dell’Università di Pavia lo spettacolo teatrale “Rom cabaret”, presentato dall’attrice e attivista rom Dijana Pavlovic, per parlare d’integrazione della minoranza all’interno della società civile. I Sinti vengono spesso isolati dal resto della comunità almeno per due motivi: per via dei pregiudizi xenofobi (spesso rafforzati dagli episodi di cronaca nera di cui si rendono protagonisti) e per via del fatto che, essendo privi di documenti d’identità, non possono ottenere un lavoro e sono costretti a vivere nelle roulotte.
Ma il processo d’integrazione a Pavia è cominciato l’anno prima: il 4 novembre 2009 è stata inaugurata “Sinto-nizzati”, la radio dei Sinti di Pavia, ideata da Andrea Membretti (sociologo e ricercatore sociale presso l’Università di Pavia) in collaborazione con l’Associazione Cuore Clown, con l’Associazione Sinti Italiani di Pavia, con il CEM (Centro di Educazione alle Multimedialità) e con RTP (Radio Ticino Pavia), per favorire la valorizzazione culturale dei giovani Sinti pavesi. Le dirette erano trasmesse dalla sede di RTP in via Jacopo Menocchio con la collaborazione di persone esperte di comunicazione audio-visiva, per far imparare ai partecipanti l’uso delle tecnologie multimediali (in particolare dell’interconnessione tra radio e web).
Con le iniziative dell’UNAR si sono fatti dei passi in avanti, ma il processo d’integrazione è ancora lontano dall’essere concluso, dal momento che servirebbero delle leggi (tanto in ambito italiano quanto in ambito europeo) che possano riconoscere a questa gente la cittadinanza e le tradizioni millenarie (musiche, costumi, arti etc.).
A condizione che essi pensino a rispettare le regole, trovandosi un lavoro legale e mandando i propri figli a scuola anziché a chiedere l’elemosina.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *