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Punto e a capo. Di buona speranza

di Simone Lo Giudice

 

E adesso chiudiamo quel periodo. Mettiamoci un bel punto e ripartiamo con questo capoverso. Facciamolo italianamente. Berlina 2006 festeggerà tra poco i suoi quattro anni di vita: non cammina più a tentoni e non annaspa più tra le parole. È grandicella ormai. Però avrebbe bisogno di una sorellina: e se la chiamassimo Johanna 2010? La nostra speranza a fare breccia tra i sogni altrui.
La Nazionale italiana si pregusta il dolce sudafricano, dopo aver divorato il primo piatto tedesco. Ma in molti la accusano di “essere alla frutta”. Perché le scelte lippiane non rispecchiano il sentimento popolare (eppure fu così anche nel 2006). Siamo un popolo che ama remarsi contro, ma se poi si vince… ecco a voi le piazze gremite! Siamo Italiani perché dobbiamo frustarci in partenza. Proviamo a vincere solo se ci sentiamo sconfitti. Dobbiamo dimenticare il passato per rimotivarci nel presente. È un gusto sadico per l’autocritica azzeratrice. E il sorriso sul nostro volto lo vedi solo alla fine, se va bene. Non sappiamo
vivere comunque a testa alta: e pensare che c’è chi lo fa in mezzo alla miseria. E se provassimo a scrivere un nuovo capoverso esistenziale? Coraggio Italiani del Mondial ereditieri! Punto e a capo. E adesso facciamolo africanamente. Il sentimento nero ricorda quelli amori adolescenziali, lontani anni luce dalla routine euro-cupidesca, che di amore non sa nemmeno più. L’Africa ha un cuore pulsante, emozionato, fremente di fronte alla sua prima volta.
Ci dovrebbe impartire ripetizioni di “educazione sentimentale”, per dirlo alla Flaubert. Il viver europeo misconosce il longevo sentimento in favore della fuggitiva emozione. Forse il progresso ci ha fatto regredire. Speriamo che questo Mondiale dia qualche risposta ai nostri punti interrogativi, affinché tutto non si riveli il “sogno di una notte di mezza estate”. L’Africa parte dal Sudafrica, l’Italia riparte da Città del Capo. Scriviamo mondialmente questo nuovo capoverso. Perché giocare a calcio non sia solo un ludico passatempo, ma si riveli per tutti un
farmaco a base “di Buona Speranza”.

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