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Porno etico: investi nel tuo piacere

È di pochi giorni fa la notizia che Mastercard e Visa non permetteranno più i pagamenti su Pornhub con i propri circuiti. Questa decisione è stata presa in seguito all’inchiesta del premio Pulitzer Nicholas Kristof sul New York Times, che ha evidenziato come sulla piattaforma fossero facilmente reperibili e caricabili video di abusi e violenze sessuali, perpetrati ai danni di minori di qualsiasi età, sesso e nazionalità.

Numerose le critiche mosse dai models di Pornhub – attori e attrici – ai due istituti Visa e Mastercard, che erano i principali mediatori degli introiti. Visa ha sospeso i pagamenti fino al termine delle investigazioni, Mastercard invece ha bloccato definitivamente le transazioni, allineandosi alla posizione presa da Paypal poco meno di un anno fa.

Le critiche poggiano soprattutto sull’esigua quantità di video segnalati come contenenti violenze sessuali, solo 118, a fronte dei 12,4 milioni di contenuti rimossi da Facebook in un arco temporale di tre mesi e della chiusura di 264mila account di Twitter in sei mesi per sfruttamento sessuale di bambini. Internet Watch Foundation, un’organizzazione no-profit che combatte la diffusione di immagini contenenti abusi sessuali sui minori, non sa spiegarsi perché il numero delle segnalazioni sia così basso. Un’ipotesi poco consolatoria, ma altamente plausibile, è che gli utilizzatori del sito siano meno inclini a denunciare perché più abituati a certe immagini o disinteressati a combattere questa piaga su una piattaforma poco controllata, dove le poche transenne della policy sono facilmente aggirabili.

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Illustrazione di Frida Castelli

L’inchiesta di Kristof è un lungo percorso attraverso le testimonianze di ragazze che hanno visto la propria vita rovinata per alcuni filmati in cui erano minorenni caricati in rete senza il proprio consenso e delle battaglie legali durate anni per cercare di eliminare definitivamente i contenuti che ciclicamente tornavano in rete, senza che si potesse controllare l’iter di download e upload. Infatti, nonostante la lista di termini espliciti bannati dalle ricerche (“rape,” “preteen,” “pedophilia” and “bestiality” ecc), con alcuni accorgimenti ecco sciorinati un’infinità di contenuti e suggerimenti a tema: digitando “r*pe” (stupro) si produce un risultato di quasi 2mila video.

MindGeek Holding S.a.r.l. è la società lussemburghese che possiede, oltre a Pornhub, più di 100 siti e brands, la maggior parte dei quali riferiti alla pornografia online: Youporn, XTube, SpankWire, ExtremeTube, Men.com, Brazzers. È per questo che viene in rilievo la potente influenza che ha sulla società. Uno studio condotto da un’agenzia di digital marketing ha concluso che Pornhub è la terza compagnia più influente a livello globale del XXI secolo, dopo Facebook e Google.

Un moderatore intervistato da Kristof ha dichiarato che MindGeek ha assunto 80 moderatori per i suoi siti. Per avere l’idea di quanto inefficiente possa essere una moderazione operata in questi termini, si tenga presente che Facebook ha 15mila moderatori, e che su Pornhub vengono caricate 1,36 milioni di ore di video all’anno. In proporzione, un moderatore dovrebbe quindi processare diverse centinaia di ore di filmati, impossibile non solo guardando le tempistiche ma anche tenendo conto dello sforzo che ne deriverebbe.

Il celebre portale a luci rosse, dopo le pesanti accuse, ha eliminato più di 9 milioni di video di utenti non verificati, passando da 13.5 milioni di contenuti a circa 4,7 milioni e introdotto nuove limitazioni significative: i video potranno essere caricati soltanto da account verificati, non potranno essere scaricati e il numero di moderatori sarà implementato. Se si pensa che 6,83 milioni di video, nel 2019, erano contributi esterni degli utenti, si intuisce quanto il cambiamento sia d’impatto.

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La petizione #Traffickinghub lanciata da Laila Mickelwait per chiudere Pornhub

Nonostante i provvedimenti, bisogna tenere presente che molti filmati sono stati scaricati e verranno probabilmente caricati su altri siti. L’inferno per le vittime di questo loop continua. C’è qualcosa che si può fare per essere consumatori attenti anche in questo campo? Per evitare di essere complici inconsapevoli di piattaforme che alimentano drammi personali?

Le alternative alle compagnie mainstream sono varie, il porno etico è innanzitutto quello che asseconda il desiderio. Si produce di più quando si ha voglia, per poi usare il materiale prodotto durante i cali di libido. Inoltre, l’eticità riguarda il tema del consenso, la condivisione dei punti di vista sulla messa in scena, le pratiche sessuali da rappresentare, il compenso delle persone coinvolte nella produzione. Non è né discriminatorio, né eteronormato. Una parentesi sessuale libera, protetta e consensuale. Alcuni siti da visitare:

  • Uniporn Tv: il primo progetto italiano indipendente ed etico.
  • Bright Desire: una piattaforma che collabora principalmente con vere coppie che fanno vero sesso.
  • Make Love Not Porn: una piattaforma sviluppata da Cindy Gallop in cui gli utenti che caricano i video ricevono il 50% del ricavato.

Investi nel tuo piacere. Fallo responsabilmente.

(Lopera in copertina è di Helen Beard)

Annamaria Nuzzolese

Nata ad Altamura. Studentessa di Giurisprudenza all'Università di Pavia. Caporedattrice dal 2019, redattrice dal 2017, ambito d'interesse: geopolitica e attualità.

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