BirdmenPentedattilo film Festival

#PFF17 • Waltzing Tilda

Per quest’edizione, Birdmen è media-partner del Pentedattilo film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 7 all’11 dicembre. Ecco le nostre recensioni in anteprima. La Redazione, inoltre, assegnerà il Premio speciale Birdmen al miglior cortometraggio d’animazione e al miglior cortometraggio live action.

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Clicca qui per guardare il cortometraggio.

Il genere post-apocalyptic, figlio dell’immenso filone sci-fi, ha sempre suscitato interesse in un’ampia fetta di pubblico sia nel Cinema che nella Letteratura. Negli ultimi anni è stato portato alla ribalta da pellicole quali Io sono leggenda, L’alba del pianeta delle scimmie e Mad Max: fury road.

Non è un caso se giovani e aspiranti film-maker ne vengano influenzati al punto da scegliere questo genere come loro punto di partenza. E’ il caso di Waltzing Tilda, di Jonathan Wilhelmsson, cortometraggio in concorso al Pentedattilo film Festival 2017.

Qualche accenno alla trama: quando Tilda si sveglia e si accorge di essere l’ultimo essere umano sulla terra, intraprende un viaggio alla scoperta della sua città assieme al suo coniglio Shane, constatando allo stesso tempo l’immensa gioia e l’opprimente solitudine di un mondo senza umani.

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Il corto, girato interamente nella città di Sidney, presenta sin dalle prime inquadrature un riuscitissimo lavoro di VFX (Visual Effects), frutto del tanto stimolante problema del Low Budget. Gli effetti, curati dal regista stesso, consistono nel cancellare digitalmente la popolazione trasformando Sidney in una città fantasma, il tutto senza utilizzare la Chroma Key (tecnica che prevede la cancellazione di porzioni di immagine che contengono particolari tonalità di verde o di blu), ma sfruttando egregiamente il Matte Painting (composizione di sfondi). Ciò significa che l’immagine finale è il risultato di una stratificazione digitale ottenuta con un minuzioso lavoro di post-produzione, e che con tanta bravura basterebbe qualche finanziamento in più per arrivare ad un prodotto da grande schermo.

La vicenda viene sviluppata attraverso buoni escamotage narrativi, per poi ricongiungersi con la topica struttura del viaggio dell’eroe accompagnato da un aiutante più debole ma più saggio di lui.

La caratterizzazione dei personaggi si basa su contrasti attitudinali tra Tilda e Shane. La prima è una giovane ragazza con l’animo da reietta, alimentato da alcool, pillole e rifiuto della società (testimonianza del fuoco giovanile che ispira il regista), l’altro è un coniglio parlante che cerca saggiamente di mostrare a Tilda un punto di vista meno punk. Una scelta anacronistica quella del punk, che calza alla perfezione anche in un’ambientazione moderna.

Metaforicamente, la ragazza intraprende un viaggio edificante con la ferma convinzione di vivere in un mondo malvagio, nel quale ognuno è artefice della propria solitudine. La telecamera ci mostra scene quotidiane di persone che, in cerca di un gesto di bontà, subiscono solo azioni piene di odio. Un elemento ricorrente è l’abuso di sostanze stupefacenti, in questo caso alcool e farmaci, usate per evadere dalla realtà opprimente. Shane rappresenta la guida spirituale della ragazza, la parte razionale che cerca di proteggerla da un’emotività vacillante. Il piccolo animale è la chiave per interconnettere spettatore e protagonista: durante i titoli di coda la sua voce fuori campo rompe la quarta parete e ci chiama a giudizio. La scelta metacinematografica torna a far riflettere sulla possibilità di catalizzare la solitudine più assoluta in qualcosa di positivo. La storia prosegue in funzione della figura di Shane per poi giungere al vero finale, accompagnato da musiche canoniche della migliore tradizione Spielbergiana. La ragazza torna a mostrare il sorriso, creando un’atmosfera di speranzosa rinascita mista ad un sentimento di piacevole malinconia; il finale perfetto per una fiaba distopica.

Alcune scelte registiche sembrano rimanere ancorate alla carenza di budget, come l’utilizzo di primi piani con bokeh (sfondo sfocato) per ridurre la profondità di campo e diminuire la mole di lavoro, ma questo non compromette la comunicazione con lo spettatore, tantomeno sminuisce la strabiliante coordinazione tra produzione e post-produzione che fa di Jonathan Wilhelmsson una promessa del settore.

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For this edition, Birdmen is the media-partner of the Pentedattilo film Festival, the international short-film festival that will take place in Pentedattilo (Reggio Calabria) from 7th to 11th of December. Here is a preview of our reviews. Furthermore, we will assign a special Birdmen award to the best animation short-film and to the best live action short-film.

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The Post-Apocalyptic genre, son of the immense Sci-Fi current, always raises big interest among a large portion of audience, in both cinema and literature. During the recent years has been brought back to success by many films as I Am Legend, Rise of the Planet of the Apes and Mad Max: fury road.

The fact that many young filmmakers choose this genre as their starting point does not surprise. This is especially the case of Waltzing Tilda, by Jonathan Wilhelmsson, an Australian short film  in running for Pentedattilo Film Festival 2017.

Here is a mention from the plot: when Tilda wakes up to find herself the last human on earth she goes on a journey along with her bunny rabbit Shane, experiencing both the immense joy and crippling loneliness of a world without humans.

Waltzing Tilda was entirely shot in the city of Sidney and it shows an excellent VFX (Visual Effects) work, also thanks to the stimulating Low Budget issues.

Visual effects consisted of buildings and population being digital erased, these turned Sidney into a ghost town using Matte Painting instead of Chroma Key (from Wikipedia: technique for compositing two images or video streams together based on color hues). It means that the result is a hyperrealistic image made by digital layering, and this requires a meticulous post-production. Such a big skill combined with more fundings would be surely enough for reaching the big screen.

The story is developed through good narrative tricks, then it rejoins the typical hero’s journey structure (protagonist is accompanied by a weaker-but-wiser sidekick).

The characters typecasting is based on attitudinal contrasts between Tilda and Shane. Tilda is a young girl with anti-social manners, she feeds on alcohol, pills and reject of Society (this testifies the young fire that inspires Wilhelmsson); Shane is a talking rabbit who wisely tries to show her a less punk point of view. Punk is an anachronistic choice that fits very well to the film’s modern context.

Metaphorically, Tilda took an edifying journey with the firm conviction of living in an evil world, where everyone is the creator of their own solitude. Camera shows frames of everyday life, with people doing simple but hateful things. A very recurring element is narcotic substances abuse and its importance in escaping from an oppressive reality.

Shane represents Tilda’s spiritual guide, the reasonable half who tries to protect her from a wavering emotionality. The little animal is the key to interconnect Tilda with the audience: during end credits its voice-over breaks the fourth wall for a judgement call. The metacinematic choice make us think about the possibility of catalyzing absolute loneliness into something positive. The story proceeds around Shane’s figure until the real finale, accompanied by canonical Spielbergian music. Tilda, with her renewed smile, creates a mood for a hopeful rebirth mixed with pleasant melancholy: a perfect finale for a dystopian fairy tale.

Some directors’ choices seems to be anchored to a lack of budget, such as the use of close-ups with bokeh to reduce depth of field (in order to diminish the amount of work), but this doesn’t compromise communicability with the audience, as it doesn’t debase the extraordinary coordination between production and post-production that makes Jonathan Wilhelmsson a promise of film industry.

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 #PFF17

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