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Perché possiamo continuare a mangiare Barilla

di Francesco Iacona

In questi ultimi giorni hanno scatenato un vero e proprio dibattito le parole che Guido Barilla ha pronunciato mercoledì 25 settembre alla trasmissione radiofonica di Radio 24 “La Zanzara”. Il presidente della famosa multinazionale italiana, intervistato dai conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, ha dichiarato che gli annunci pubblicitari della Barilla – che da sempre rappresentano immagini riguardanti la famiglia – non avranno mai per oggetto una famiglia omosessuale. Questo almeno è il concetto dell’intervista che hanno voluto far passare tutte le testate giornalistiche senza però rendere conto del seguito, in cui Guido Barilla precisa di non avere assolutamente niente contro i gay. Precisazioni che non sono bastate a non far scattare le polemiche (in particolare quelle degli utenti del Web), le quali hanno spinto Barilla a porre le sue scuse pubblicamente.

Sarebbe interessante però capire come sia andato realmente il dialogo tra Barilla,  Cruciani e Parenzo a “La Zanzara” – ed è per questo che viene proposto qui di seguito, precisando che esso è preceduto da un dibattito riguardante il ruolo della donna nella pubblicità:

[…]

Guido Barilla

CRUCIANI: «Perché non fate uno spot con una famiglia gay?»

BARILLA: «Noi abbiamo una cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori fondamentali dell’azienda»

PARENZO: «Cioè?»

B: «La salute, la famiglia… Il concetto di famiglia…»

C: «Cioè, non fareste mai uno spot…?»

B: «No. Non lo faremo perché la nostra è una famiglia tradizionale»

P: «Ma la pasta la mangiano anche i gay, però»

B: «E va bene! Se gli piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, se non gli piace e non ci piace quello che diciamo faranno a meno di mangiarla e ne mangeranno un’altra. Uno non può piacere sempre a tutti perché piacere a tutti vuol dire piacere a nessuno»

C: «Cioè, lei non farebbe mai uno spot con una famiglia omosessuale seduta a un tavolo?»

B: «No, non lo farei. Non lo farei non per mancanza di rispetto agli omosessuali che hanno diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri. Ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica. Nella quale, tra l’altro, la donna, per tornare all’argomento di prima, ha un ruolo fondamentale. La madre che è il centro concettuale di vita strutturale di questo organismo»

C: «Poi non è detto che la madre che serve la colazione, come in alcune delle vostre pubblicità, non se ne va a fare un lavoro da manager, magari!»

[…]

B: «Io rispetto tutti. Che facciano quello che vogliono senza infastidire gli altri»

C: «Che significa senza infastidire gli altri, scusi?»

B: «Che ognuno ha diritto a casa sua a fare quello che vuole senza disturbare le persone che sono attorno, ledendo diritti che sono più o meno leciti. Per esempio… adesso qui ci addentriamo in fatti che sono un po’ lontani dalla pubblicità; però che sono un fondamento, comunque dei valori che…»

C: «Lei è contro il matrimonio omosessuale? Contro le unioni dei gay?»

B: «No! Il matrimonio omosessuale, pensi, io lo rispetto, perché tutto sommato riguarda le persone che vogliono contrarre matrimonio. Io una cosa che non rispetto assolutamente è l’adozione nelle famiglie gay…»

[…]

C: «Però non capivo l’espressione “purché non disturbino gli altri”»

B: «Un essere umano è un essere che può essere disturbato dalle decisioni di altri»

[…]

Ascoltando integralmente l’intervista, si evince chiaramente che nelle parole di Barilla non c’è niente di omofobico: anzi, egli confessa di essere addirittura favorevole alle unioni omosessuali. Le sue constatazioni, piuttosto, riguardano la scelta di una strategia di comunicazione commerciale ben delineata, che vede al centro dei messaggi pubblicitari l’immagine di un tipo di famiglia che comunemente si usa definire come tradizionale, cioè formata da madre, padre e figli. Il fatto di non voler rappresentare l’omosessualità negli spot quindi è semplicemente una questione di marketing. L’immagine di una famiglia tradizionale – con l’esplicito riferimento alla casa – agli occhi del pubblico è un’immagine rassicurante, confortevole, che fa sentire a proprio agio il consumatore; e se tale strategia perdura negli spot Barilla praticamente da sempre un motivo ci sarà.

D’altro canto, lo scopo di una qualsiasi impresa è di vendere il proprio prodotto, non quello di fare pubblicità sociale. Inoltre, se il presidente dell’azienda non avesse detto niente, se non fosse mai stato intervistato a “La Zanzara”, nessuno avrebbe mai e poi mai avuto qualcosa da ridire riguardo ai suoi spot pubblicitari. Un’altra constatazione che si può fare è che nei supermercati esistono tantissime marche che pubblicizzano i loro prodotti senza raffigurare famiglie gay nei loro messaggi pubblicitari e nessuno ha mai detto niente. Perciò, la polemica sulla Barilla è del tutto fuori luogo.

Nessuno comunque nega che al giorno d’oggi le strutture sociali siano differenti rispetto al passato, e che si siano formate diverse tipologie di nuclei famigliari. E non si vuole nemmeno negare che le coppie omosessuali dovrebbero godere di diritti che attualmente nel nostro Paese sono loro negati, quali il matrimonio o quantomeno l’unione civile. Ma non è necessario gridare allo scandalo ogni volta che qualcuno esprime un’opinione differente riguardo le tematiche sui gay, soprattutto quando non si è in grado di giudicare in maniera completa la notizia riportata dai giornali – i quali spesso fanno di tutto per scatenare il polverone.

Perciò, si può concludere che chi fino a ora consumava prodotti Barilla può tranquillamente tornare a farlo, senza passare a qualche marca concorrente e senza iniziare alcun boicottaggio. L’omofobia purtroppo esiste, ma certo non la si combatte consumando una marca di pasta piuttosto che un’altra.


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