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Per un coraggioso mondo blu: intervista a Sabine Stuiver, CMO & Co-founder di Hydraloop.

Hydraloop è una scale-up olandese che ha sviluppato un sistema per sanificare e riutilizzare l’acqua domestica senza filtri. Vincitrice del premio CES (Consumer Electronic Show) come miglior start-up innovativa e sostenibile del 2020, è comparsa nel documentario Brave Blue World uscito su Netflix l’anno scorso, con Matt Damon come parte del cast. Questo prodotto dal design accattivante sarà auspicabilmente parte delle nostre case, come un qualsiasi elettrodomestico, e ci permetterà di preservare il nostro oro blu.

Anche attraverso uno schermo Sabine riesce a irradiarmi della sua energia positiva: iniziamo l’intervista e già mi sento rivitalizzata. Parliamo (in inglese) di economia, ambiente e parità di genere.
La giornata mondiale dell’acqua dello scorso lunedì è stata un’occasione per pensare al nostro consumo e spreco di acqua potabile. La scarsità d’acqua è un problema che riguarda il nostro futuro prossimo, basti pensare che già oggi quattordici delle venti città più grandi al mondo ne sono affette e che entro il 2040 il 40% della popolazione mondiale vivrà in aree a stress idrico. Il riscaldamento globale e l’aumento della popolazione rendono necessario un cambio di paradigma. Per Sabine e gli esperti, il consumo di acqua nei prossimi dieci anni inciderà in modo cruciale sulla qualità della nostra vita e di quella delle generazioni future.  

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“Ending is better than mending”
Lo slogan del capitalismo fordista, che Huxley cita nel suo libro Brave New World, appartiene a una mentalità consumistica da cui progressivamente le nuove generazioni si stanno allontanando. Sabine pensa che saremo noi a fare la differenza. Forse ha ragione.
L’attuale impianto idrico- sanitario nelle nostre abitazioni, però, presenta inefficienze strutturali e va per questo ripensato. Il 95% dell’acqua domestica viene semplicemente buttato via: pensiamo per esempio ai 4-7 litri di acqua potabile dello sciacquone del WC che in media vengono scaricati ad ogni utilizzo. Il sistema ideato da Hydraloop, invece, permette di sanificare l’95% di acqua proveniente da doccia e lavatrice e riutilizzarla per lo sciacquone del WC, la lavatrice e usi esterni, come l’irrigazione del giardino. Questo è un modo efficiente per razionalizzare il ciclo dell’acqua domestica, riducendone gli sprechi.
Quando chiedo a Sabine qual è la missione che condivide con Arthur, marito e inventore del sistema di purificazione dell’acqua, i suoi occhi si illuminano: rendere il loro un prodotto di consumo, con un prezzo accessibile, cosicché ogni “consumatore” possa contribuire quotidianamente a ridurre lo spreco di acqua.  

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Una parte del team di Hydraloop (foto per gentile concessione di Sabine)

Verso un nuovo capitalismo
Hydraloop incarna un modello di business nuovo, quello della Green economy, che applica la ricerca tecnologica alla preservazione del nostro pianeta. Quest’ultimo ma anche la parità di genere sono alcuni degli obiettivi etici che implementano in senso olistico la prospettiva insufficiente del mero profitto.
Sabine mi parla dei suoi meeting internazionali. Quando era molto più giovane le è capitato di non essersi sentita a suo agio in un ambiente prettamente maschile. Ora, grazie alla sua esperienza, ha capito che la sua femminilità e tutto ciò che definisce la sua persona sono dei punti di forza che la avvantaggiano. Nelle discussioni con gli investitori però, mi dice di essere stata trattata come una segretaria invece che un membro del Consiglio di amministrazione. Il Gender gap in ambito occupazionale è infatti un problema: in media in Europa la percentuale di donne in posizioni di spicco è pari al 10%. Il mercato del lavoro attuale è dunque iniquo e necessita di essere riconfigurato implementando i servizi di assistenza alle famiglie e riservando alle donne una quota equa delle posizioni lavorative.

Anche Sabine condivide queste esigenze: auspica uno spazio di discussione ed intervento economico più paritario, in cui le donne possano ricoprire ruoli di spicco. La speranza è che i fondi europei per la ricostruzione post-pandemia possano contribuire ad una svolta in senso egualitario e di tutela ambientale del nostro sistema.

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